Operazione Pechino, inflitte tre condanne
È tempo di verdetti per gli imputati nel procedimento penale con rito ordinario scaturito dall’operazione “Pechino”, con cui i carabinieri tolsero tolto il velo da un giro di massaggi in centri estetici gestiti da cinesi in città e provincia. La Prima sezione penale del Tribunale, composta dai giudici Maria Eugenia Grimaldi (presidente), Antonella Crisafulli e Alessandra Di Fresco, ha condannato Xu Lingwei e Hu Zhixiao a 5 anni di reclusione e duemila euro di multa ciascuno e Ji Haichun a 3 anni e 500 euro di multa. Inoltre, applicata ai primi due l’interdizione temporanea dai pubblici uffici per la durata di cinque anni. Il pubblico ministero Marco Accolla aveva chiesto per Xu Lingwuei la condanna a 9 anni di reclusione e 12.000 euro multa, per Hu Zixhao 8 anni e 9.000 euro di multa, nei confronti di Ji Haichun 7 anni e 8.000 euro multa. Sono tutti difesi dall’avvocato Salvatore Carroccio, Hu Zixhao anche dal collega Salvatore Silvestro.
Secondo l’impianto accusatorio, avevano creato un vero e proprio triangolo dei massaggi a pagamento con “regalino” finale tra Messina e Giardini Naxos. In città i cosiddetti centri benessere erano in via XXIV Maggio e in via del Vespro, a Giardini in via Consolare Valeria. E ogni mese accumulavano anche 10mila euro, viste le lunghe e furtive schiere di uomini che oltre al trattamento tradizionale, anche con olio profumato e altra roba del genere, in tutto una cinquantina di euro, optavano poi per l’happy ending offerto dalle ragazze con 30/40 euro di sovrapprezzo. Ci hanno pensato i carabinieri del Comando provinciale di Messina – nel febbraio del 2021 – ad interrompere il rito dei massaggi con “legalino” finale, al termine di un’inchiesta iniziata dopo una segnalazione dei militari dell’Arma di Giardini Naxos, quando si accorsero che al centro benessere “Summer” di via Consolare Valeria si faceva anche altro e ci andavo regolarmente soltanto decine e decine di uomini, mai che si vedesse una donna: «... gli operanti, organizzavano apposti i servizi di osservazione, identificando ed escutendo a sommarie informazioni dei clienti che asserivano di avere ricevuto, oltre al massaggio, anche delle prestazioni sessuali», ha scritto nella sua ordinanza la gip Valeria Curatolo, accogliendo le richieste della Procura e emettendo all’epoca cinque misure cautelari in carcere. A questa inchiesta hanno lavorato per mesi la procuratrice aggiunta Giovannella Scaminaci e la sostituta Roberta la Speme, che inquadrarono il fenomeno come la creazione da parte degli indagati di un’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione, oltre a una contestazione legata ad alcuni articoli della Legge Merlin, che nel 1958 abolì le “case chiuse”.