Desaparecidos: concluse indagini contro l’ex tenente Malatto che vive a Portorosa (Me). Ora rischia il processo in Italia
E’ accusato di otto omicidi commessi a San Juan tra il ’76 e il ’77. Il nipote di una delle vittime: “Spero che questo genocida finisca in prigione”.
di Karim El Sadi - La Procura di Roma ha concluso le indagini contro l'ex tenente colonnello argentino Carlos Luis Malatto, accusato in Italia di otto omicidi compiuti durante la dittatura.
Gli inquirenti della Procura di Roma, coordinati dal pubblico ministero Gianfederica Dito hanno depositato gli atti in seguito alla formale chiusura delle indagini e nelle prossime settimane chiederà il rinvio a giudizio.
Malatto, nato a Buenos Aires nel 1949, in possesso della doppia cittadinanza italiana e argentina, risiede attualmente in Sicilia, dove nel 2011 è scappato per evitare i processi nel suo paese di origine.
Dal ritorno alla democrazia, l’Argentina ha avviato un percorso di verità e giustizia per le vittime della dittatura e oggi sono oltre mille gli imputati condannati per i crimini compiuti durante il regime. In particolare Malatto deve rispondere dei crimini commessi quando era responsabile operativo del personale di gendarmeria (S1) del RIM-22 (Reggimento di Fanteria di Montagna, accusato di 160 omicidi) a San Juan.
Il 74enne sarebbe stato uno dei tanti boia della dittatura argentina. Uno dei gerarchi ed alti ufficiali inseriti nel famoso “Piano Condor”, il progetto al quale aderirono le giunte militari del cono Sud dell’America Latina degli anni ’60, ’70 e ’80 per reprimere l'opposizione di sinistra.
In particolare all'ex ufficiale dell'esercito argentino viene contestato quanto compiuto a San Juan tra il 1976 e il 1977. I pm capitolini hanno indagato su alcune persone morte ammazzate o scomparse. Tra loro anche Juan Carlo Cámpora, allora rettore dell'Università di San Juan, Alberto Carbajal, ex segretario locale del partito comunista, torturato e morto in cella e Marie Anne Erize, la modella e attivista argentina, con cittadinanza francese. Nei mesi scorsi all'attenzione dei magistrati sono finite centinaia di documenti dall'Argentina e un’integrazione di denuncia di 10mila pagine con cui si chiedeva di indagare su altri trenta casi avvenuti sempre a San Juan in Argentina dove le operazioni erano coordinate da Malatto. Delle 30 'nuove' vittime, 7 furono uccise e di 23 si sono perse le tracce.
"Aspettiamo che la giustizia italiana faccia il suo corso come è avvenuto per il processo Condor perché i crimini contro l'umanità non possono restare impuniti. I familiari delle vittime aspettano verità e giustizia”, hanno affermato gli avvocati Arturo Salerni e Francesca Sassano, legali in Italia dei familiari di desaparecidos. "La ricerca della verità non si arresta nel tempo - aggiungono -, come l'esigenza di giustizia dei familiari delle vittime, senza alcuna distinzione d'importanza. Attendiamo e sosteniamo con la difesa processuale gli sviluppi, avviati e tanto attesi dai denuncianti".
"Mi ha fatto molto piacere la notizia che la giustizia italiana ha deciso di andare avanti con il processo contro Malatto”, ha detto Pedro Sonderéguer Cámpora, nipote del desaparecido Juan Carlos Cámpora.
“Dopo tanti anni di attesa mi dà speranza sapere che ci sarà un processo contro Malatto. E spero che, finalmente, venga fatta giustizia e che questo genocida finisca in prigione. Voglio ringraziare soprattutto gli avvocati della ’24 marzo onlus’, che non si sono mai arresi e che ci hanno sempre accompagnato in questa richiesta”, ha aggiunto.
Il “buen retiro” del tenente e l’'escrache” di Our Voice.
Carlos Luis Malatto, come detto, vive in Sicilia dal 2011. Finora è sempre riuscito a fuggire alla giustizia argentina che lo ha accusato di crimini contro l’umanità. Sui fatti terribili di San Juan, negli ultimi dieci anni sono stati celebrati sei processi. In nessuno di questi, nonostante fosse stato citato dai testimoni centinaia di volte per le sue funzioni al tempo, Malatto è stato imputato o condannato. Questo perché la giustizia argentina non consente il celebrarsi di dibattimenti in contumacia. Da qui l’urgenza delle autorità argentine di richiedere l'estradizione dell’ex militare, sul quale pendono mandati di cattura internazionale. In attesa di ciò la magistratura italiana da alcuni anni ha avviato indagini su alcuni dei casi di desaparecidos afferibili all'ex tenente. In questo lungo lasso di tempo Malatto nel frattempo si è goduto - e si gode ancora - il suo “buen retiro” (pensione in spagnolo) nel lussuoso resort privato di Portorosa, in provincia di Messina. Qui di recente, in occasione del 24 marzo, giorno della memoria e della giustizia in Argentina, il movimento internazionale Our Voice (nella persona di Sonia Bongiovanni e Matias Guffanti, direttrice e vice direttore di Our Voice) ha svolto un “escrache” davanti all’abitazione dell’ex ufficiale. Si tratta di una forma di protesta e rivendicazione nonviolenta molto diffusa in America Latina che generalmente si svolge nei pressi delle case di ex ufficiali della giunta militare che insanguinarono il Paese in dittatura.
Il gruppo ha chiesto a Malatto di consegnarsi alla giustizia e ha sollecitato il governo affinché dia ottemperanza alle richieste di estradizione più volte formulate dalla Repubblica Argentina.
A questo proposito, giovedì 21 settembre è previsto l'arrivo a Roma del segretario argentino per i diritti umani, Horacio Pietragalla, che terrà degli incontri per accelerare l'estradizione e conoscere direttamente l'andamento dei processi contro i repressori. Fonte: antimafiaduemila.com