Padre e figlio attraversano lo stretto di Messina a nuoto: «Bisogna sempre pensare alla bracciata successiva»
Di Luca Sguazzardo - «Father and Son» come canta Cat Stevens. Loro sonoCarlo e Alessandro Tadiello, padre e figlio. Da San Bonifacio a Reggio Calabria, passando da Messina e lo stretto. A nuoto. I Tadiello sono reduci da una attraversata dello stretto di mare più famoso d’Italia tra correnti e mulinelli, con il mare profondo oltre 300 metri. La sfida l’ha vinta lo studente Alessandro, ovviamente forte dei suoi 18 anni e del nuoto agonistico praticato fin da bambino con la Leosport, che ha percorso la distanza di una gara non competitiva tra la Sicilia e la Calabria in 50 minuti e arrivando secondo a pochi metri dal vincitore.
Alessandro si è lasciato dietro papà Carlo, imprenditore di 61 anni, ma che da dieci frequenta gare di Ironman nazionali e internazionali, giunto al traguardo in un’ora e un minuto: tempi di tutto rispetto per entrambi. La gara in famiglia si è svolta sotto la supervisione di mamma Luisa che ha seguito l’impresa da una barca di appoggio. «Cercavamo qualcosa da fare insieme», dice Carlo. «Era da un po’ di tempo che ci stavamo pensando e l’occasione è stata questa attraversata dello stretto di Messina».
Carlo Tadiello è un triatleta del gruppo sportivo Km Sport di San Martino Buon Albergo ed è stato anche nella nazionale di categoria al World Triathlon Age Group di Losanna. Se Alessandro ha sempre praticato nuoto per poi diventare centro boa del Css Verona di pallanuoto, Carlo ha scelto di fare l’Ironman una decina di anni fa, «perché ero stanco di arrivare sempre dietro a mia moglie Luisa di oltre 20 minuti nelle maratone», dice ridendo. Così la decisione di darsi al triathlon, una disciplina che richiede allenamento, allenamento e ancora allenamento. Oltre ad una forte motivazione, disciplina e una profonda passione. Perché uno dietro l’altro nell’Ironman ci sono quasi quattro chilometri a nuoto, 180 km in bicicletta da corsa e infine, per non farsi mancare nulla, una maratona di 42 chilometri.
Lo stretto di Messina «è insidioso per le correnti e per i numerosissimi mulinelli che si incontrano durante il percorso che abbiamo provato per poco tempo, solo il giorno precedente la gara», continua Carlo. «E non bisogna mai perdere la concentrazione e seguire la rotta delle barche di appoggio», commenta Alessandro. Durante l’attraversata a cosa pensavate? «Io cantavo nella mia mente “Father and Son“ di Cat Stevens. Mi ha aiutato dall’inizio alla fine della gara. Inoltre ero sereno perché non dovevo affrontare la bici e la maratona».
Alessandro dice che «ero concentrato su quello che stavo facendo. Pensavo sempre alla prossima bracciata, a respirare bene a tenere una frequenza che mi permettesse di nuotare in agilità con il minimo sforzo. Cercando sempre di fare attenzione alla rotta, per non uscire dalla traiettoria».
Vinta questa sfida, Carlo e Alessandro ne stanno pensando un’altra. «Stiamo parlando della Alcatraz-Lido di San Francisco nella baia di San Francisco». Fonte: l’Arena