BASTA MORTI IN MARE SIT-IN: SABATO 4 MARZO 2023 ORE 18.30 PIAZZA CAIROLI
Si leva anche da Messina il grido di dolore per le vittime innocenti del naufragio verificatosi alle prime ore del maFno del 26 febbraio sulle coste di Cutro, in Calabria. Sessantotto persone, tra cui quattordici bambini anche piccolissimi, ma il numero delle vittime è in costante aggiornamento, hanno perso la vita sull’imbarcazione che avrebbe dovuto condurli in salvo e, invece, si è spezzata lasciando che i suoi occupanti venissero inghiottiti dal mare. Non può esserci comprensione o accettazione di fronte ai corpi senza vita di quegli uomini e quelle donne riversi sulla spiaggia.
Dalle notizie frammentarie emerge che tra le vittime vi erano persone provenienti dalla Palestina, dal Pakistan, dall’Afghanistan, dalla Siria, in fuga dalle bombe, dalle persecuzioni e dalla violenza.
“Il mare è pieno di morti” è una frase che risuona dal 3 Ottobre 2013, giorno della strage di Lampedusa. Negli ultimi dieci anni, però, il Mediterraneo si è trasformato in un enorme cimitero. Sono 26 mila le donne, gli uomini, le bambine e i bambini, morti e dispersi in mare, secondo i dati di Missing Migrant Project.
Le gravissime e disumane dichiarazioni di un Ministro della Repubblica ci dicono che bisogna impedire le partenze aiutando le popolazioni sul loro territorio, ma è evidente, a tutte e a tutti, che la grave situazione dei paesi di origine di queste persone rende impossibile l’idea di rimanere costringendoli a partire in cerca di un futuro dignitoso mettendo in conto il rischio di perdere la propria vita in mare. Abbiamo, in più occasioni, denunciato cosa sta accadendo al popolo iraniano, minacciato, torturato e ucciso dal regime teocratico di Teheran. Abbiamo assistito al fallimento dell’operazione di peace building operata in Afghanistan per vent’anni e conclusasi con la consegna della popolazione civile ai talebani.
È un’inaccettabile violazione dei diritti umani che centinaia di persone siano sistematicamente trattenute per giorni a bordo delle imbarcazioni di soccorso e vengano definite dal Governo “carico residuale” che non ha il diritto di scendere a terra. È intollerabile che il Governo interpreti, a proprio piacimento, la nozione di “porto sicuro”, autorizzando i mezzi di soccorso a porre in salvo i passeggeri in porti lontani dal luogo del salvataggio, il cui raggiungimento debilita e sacrifica ulteriormente i naufraghi, già lungamente provati dal loro viaggio per la sopravvivenza. Avversiamo, con forza, il rinnovo del memorandum Italia-Libia, la criminalizzazione del soccorso operato dalle ONG e il divieto appena varato dal Governo che vieta alle navi non governative di sostare in acque internazionali, dopo un salvataggio, per impedire ulteriori soccorsi in mare.
Chiediamo all’Europa di organizzare subito un programma comune di ricerca e salvataggio in mare, canali d’ingresso immediati dalla Libia per tutte le persone rinchiuse nei lager e in pericolo, canali umanitari per tutti quelli che scappano da guerre, persecuzioni e calamità naturali, per le persone in fuga dall’Afghanistan, dalla Siria, dall’Iran, dal conHnente africano e da altri scenari di guerra e di violenza indiscriminata. Servono norme nazionali ed europee che garanHscano l’accesso in Europa per tutti i richiedenti asilo, senza pushback alla frontiera, trattenimenti illegittimi e torture. Implementazione del sistema europeo di concessione dei visti da parte degli Stati Membri. Ingresso legale per chi cerca lavoro, con un semplice visto per ricerca lavoro.
L’esempio positivo della concessione della protezione temporanea per le persone in fuga dall’Ucraina diventi esempio di solidarietà a marca UE.
Chiediamo l’immediato ripristino delle attvità delle ONG, la riapertura dei porti, l’apertura di corridoi umanitari e la revisione del Regolamento Dublino.
Ci impegniamo a vigilare sul rispettoo dei diritti umani e a promuovere iniziative volte ad assicurare a ogni essere umano tutela e protezione, e facciamo appello a tutte le istituzioni, associazioni, ai comitati, ai partiti, alle donne e agli uomini, alle ragazze e ai ragazzi di unirsi al nostro grido di dolore per quest’ennesima tragedia dell’umanità.
La migrazione è la ricerca della vita, non può mai diventare foriera di morte.
Vi diamo appuntamento per gridare tutti insieme “basta morti in mare” sabato 4 marzo ore 18.30 a Piazza Cairoli nel nuovo slargo appena inaugurato di fronte al bar Irrera.
Appello sottoscritto, in ordine di adesione, da: Comitato Donne Vita e Libertà Messina, Eumans!, Circolo ARCI Thomas Sankara APS, Anymore Onlus, Comunità di Sant’Egidio, Addiopizzo, L.e.l.a.t., F.I.A.P., Più Europa Sicilia, CGIL Messina, Comitato Provinciale ANPI Messina “Mimmo Trapani”, ANPI Sez. Comunale Messina “Aldo Natoli”, Piccola Comunità Nuovi Orizzonti, Veglie contro le morte in Mare di Messina, Gruppo Civico RispettoMessina, Tenda della Pace e della Nonviolenza, Legambiente Messina, MessinAccomuna, Cambiamo Messina dal Basso, Associazione Una Famiglia per Amico, Liberi oltre le illusioni, Associazione Il Cantiere dell’Incanto, Rete degli Studenti Medi, Unione degli Universitari, Socialdemocratici, UIL Messina, ARCI Messina APS, Eimi’ ETS, Associazione di volontariato #isamupubbirazzu, Tutrici e Tutori Volontari MSNA Messina APS, Federazione Provinciale del PD di Messina, AGESCI Zona dello StreKo
I partecipanti porteranno una candela, un segno luminoso per esprimere il cordoglio alle vittime e ai loro familiari.