Il protocollo d’intesa tra l’USR Sicilia e il Comando Militare dell’Esercito
Di Antonio Mazzeo - Per comprendere davvero quanto la narrazione tossica sulla guerra in Ucraina stia contribuendo a mutare coscienze e sensibilità collettive, rendendo ancora più evidente e drammatico il processo di militarizzazione in atto all’interno delle istituzioni scolastiche italiane e della stessa didattica, vorrei iniziare il mio intervento raccontando un episodio che mi ha profondamente turbato come insegnante-educatore nonviolento e antimilitarista.
Insegno Scienze motorie in un Istituto comprensivo della città di Messina. Mi trovavo nel cortile di scuola il pomeriggio di una decina di giorni fa con le alunne e gli alunni di una classe di seconda media. Al suono della campana della scuola dell’infanzia, sette-otto bambine e bambini di età compresa tra i 4 e i 5 anni iniziano a inseguirsi mimando azioni di guerra con mitra e kalashnikov. Il “gioco” è palesemente violento, ben diverso nelle modalità e nei mezzi impiegati alle “sparatorie” tra indiani e cowboy a cui mi è capitato di assistere nella vita. Corrono freneticamente dappertutto, qualcuno cade ed è prontamente raggiunto dal compagno che gli punta l’arma sul petto e poi spara urlando “adesso sei morto!”. Ed i morti vengono poi oltraggiati dagli altri
compagnetti inseguitori, sbeffeggiati, umiliati. Guardo attonito e temo che qualcuno possa farsi male davvero. Ma non interviene nessuno. Eppure in cortile ci sono le madri e all’uscita del portone anche qualche giovane insegnante. I miei ragazzi osservano divertiti. “Russia-Ucraina”, commenta uno di loro. Sì, come se fossimo alla finale del Mondiale di calcio in Qatar. Può essere, mi chiedo con rabbia, che si siano tutti assuefatti alle immagini in tv delle bombe, dei corpi dilaniati sotto le macerie o riversi scomposti ai bordi delle strade? Poi, quando mitra e kalashnikov rischiano di trasformarsi in pericolosi bastoni per colpire volti, braccia e gambe, vedo una giovane madre che corre verso i bambini semi-accecati dall’eccitazione bellica. Mi accorgo solo allora che oltre ad essere armati, uno di loro indossa un giaccone- mimetica. È l’ultima moda, scoprirò solo più tardi. La madre urla ai bambini di fermarsi. “Finalmente”, mi dico. E i bambini si fermano. Sì, perché è l’ora del selfie collettivo. La madre-reporter allestisce i piccoli corpi in posa: alcuni in piedi bardati a mo’ di fedayn, o miliziani Isis o foreign fighters; un paio supini a terra, gli eroi sconfitti morti con le armi in pugno. Arrivano gli scatti. Un veloce scambio di ruoli e posti e qualche altro scatto ancora. Dulcis in fundo il capannello delle altri madri sopraggiunte per inviarsi cellulare-cellulare le foto. Immagino che il kinder squadrone di morte sia poi apparso su decine di profili facebook e altri social o nei display di chissà quanti divertiti mariti, nonni, zii, cugini e amici. Anche questo è un drammatico segno dei tempi che viviamo. Tempi di estetica e retorica bellica. Esaltazione dell’uccidere e della buona morte. Per dio. Per la patria. Per i sacri e inviolabili confini.
Questo mio racconto simbolizza bene i processi in atto all’interno della scuola italiana. A partire dal tema che mi è stato chiesto di sviluppare in questo convegno di formazione del CESP che intanto ringrazio per l’impegno assunto già da diversi anni contro l’avvelenamento bellico-militarista del sistema educativo.
Come è noto, il 20 dicembre 2021 l’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia e il Comando dell’Esercito hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa per promuovere lo svolgimento delle famigerate attività PTCO, che preferisco comunque continuare a chiamare di alternanza scuola-lavoro, in alcuni dei più importanti reparti militari presenti nell’Isola. È utile per comprendere il “modello culturale” alla base di questo gravissimo accordo, riportare le finalità e gli obiettivi presenti in premessa al testo di Protocollo. “Il Comando militare dell’Esercito riserva particolare attenzione al mondo scolastico, accademico e scientifico per la diffusione dei valori etico-sociali, della storia e delle tradizioni
militari, con un focus sulla funzione centrale che la Cultura della Difesa ha svolto e continua a svolgere a favore della crescita sociale, politica, economica e democratica del Paese”. Valori etico-sociali, storia e tradizioni militari, dunque, per permeare gli impegni lavorativi degli studenti-soldati in caserma, ma soprattutto centralità strategica della Cultura della Difesa, termine di cui spiegherò origine e significati a conclusione dell’intervento. Dico sin da ora però che la Cultura della Difesa è promossa e analizzata ormai in tutti documenti e report del Ministero della Difesa, a fondamento dell’identità e dei modelli delle forze armate italiane del XXI secolo, onnipresenti in qualsivoglia sfera sociale-economica-politica-formativa del paese e, ovviamente, pronte a intervenire in ogni scacchiere di crisi internazionale a “protezione” degli interessi (e dei profitti) delle élite e delle holding dominanti.
In allegato al Protocollo d’Intesa scuole-forze armate in Sicilia c’è un primo elenco degli enti, reparti e reggimenti individuati dal Comando dell’Esercito dove a partire dall’anno scolastico 2021-22 e per i successivi tre anni sarà possibile realizzare i percorsi di “formazione” per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. A Catania, presso il 62° Reggimento fanteria “Sicilia”, sono stati attivati PCTO per Riparazioni apparati telecomunicazioni e veicoli; Gestioni magazzini e depositi; Manutenzione del verde; Gestione del servizio cucina e distribuzione vitto. Presso il 46° Reggimento trasmissioni di Palermo, gli studenti siciliani possono operare al Cablaggio strutturato nelle reti locali e alla Gestione/supervisione dei servizi di rete. Sempre nel capoluogo siciliano, offerte “formative” sono disponibili presso il “Centro documentale dell’Esercito” (Relazioni con il pubblico); nella “Sezione rifornimenti e mantenimento” (Lavorazioni meccaniche di officina; Falegnameria; Fabbro; Verniciatura); all’11° Reparto infrastrutture (Progettazione opere edili; Assistente cantiere opere edili – impianti); al “CME – Comando Militare Esercito Sicilia” (Accoglienza e accompagnamento visitatori al Palazzo e per mostre/eventi; Gestione; Orientamento topografico). PCTO di Lavorazioni in officina e laboratori sono attivi infine presso il 6° Reggimento bersaglieri della brigata “Aosta” a Trapani.
Purtroppo non è la prima volta che in Italia la scuola abdica alle funzioni di promozione e coordinamento di progetti finalizzati alla formazione culturale e democratica degli studenti nel rispetto dei valori della difesa della pace, contro tutte le guerre. Subito dopo l’entrata in vigore della legge n. 107 del 13 luglio 2015 di “riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione” (la
Buona scuola di Renzi & C.), il 15 dicembre 2017 i rappresentanti dei Ministeri della Difesa, del Lavoro e dell’Istruzione hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa per la mutua collaborazione all’alternanza che ha dato nuova linfa e copertura ideologica al rafforzamento dei binomi scuola- caserma e libro-moschetto, con però sempre meno scuola e libri e ancora più caserme e moschetti. “Il ministero della Difesa metterà a disposizione i musei militari, gli Enti e gli istituti operativi e logistici, mentre gli studenti potranno aiutare il ministero durante il periodo dell’ASL nei suddetti spazi”, si legge nella nota emessa dal MIUR. Le forze armate, inoltre, “s’impegneranno a rafforzare e qualificare l’inserimento lavorativo dei giovani, in particolare nelle strutture civili del ministero della Difesa dedicate alla manutenzione dei mezzi militari”. Agli ufficiali delle forze terrestri, navali ed aeree viene chiesto altresì di cooperare allo sviluppo delle attività di orientamento, “per consentire agli studenti una scelta consapevole del percorso di studio e delle opportunità degli sbocchi occupazionali”.
A partire dalla firma del Protocollo tra i tre Ministeri si sono moltiplicate un po’ ovunque le convenzioni sottoscritte con le forze armate dagli uffici periferici del Ministero dell’Istruzione (USR, provveditorati) e direttamente dai dirigenti scolastici di licei e istituti tecnici e professionali. Nel giugno 2017 il Comando dell’Esercito di Bologna ha firmato un accordo per la realizzazione di programmi di alternanza scuola-lavoro con l’Ufficio scolastico dell’Emilia Romagna. Esso prevede l’utilizzo degli studenti presso l’Ufficio documentale dell’Esercito per la gestione di tutta una serie di pratiche (archiviazione, riordino e catalogazione patrimonio e aggiornamento dei database anagrafe, documentazione e matricola del personale delle forze armate e dei Carabinieri dell’Emilia Romagna, ecc.). L’11 aprile 2019, sempre l’USR Sicilia e il Comando Militare dell’Esercito hanno firmato un Protocollo d’Intesa (simile per contenuti a quello odierno), per consentire a un centinaio di studenti dell’Isola di sperimentare per qualche settimana un’attività lavorativa non retribuita in alcune delle caserme della Brigata Meccanizzata “Aosta”. La pandemia da Covid-19 ha però “congelato” progetti e attività, da cui il “rilancio” dei PCTO con la convenzione di fine dicembre 2021.
Negli anni scorsi ho pubblicato alcuni articoli e interventi sulle sempre più strette relazioni scuola-forze armate, approfondendo in particolare proprio il settore relativo ai programmi sull’alternanza. Il quadro che emerge è davvero grave ed evidenzia ulteriormente la crisi culturale e didattico-educativa del sistema scolastico italiano dopo decenni di attacchi neoliberisti da parte di
tutti i governi succedutisi alla guida del paese. Comandi, generali e ammiragli propongono ormai opportunità “formative” di ogni tipo: alcune sono mere duplicazioni di quanto potrebbe essere offerto dagli stessi insegnanti o da enti e associazioni “civili”; altre hanno solo lo scopo di ottenere manodopera a costo zero che possa cucinare, servire a mensa e fare da giardiniere in caserma. Poi ce ne sono diverse che sono invece uniche e irripetibili: come quelle di poter lavorare fianco a fianco ai top gun e ai manovratori di sommergibili e carri armati o di poter mettere le mani ai misteriosi circuiti che consentono il funzionamento di sistemi missilistici, bombe, mine e droni.
Il numero delle offerte di alternanza nel sistema militare differisce via via che si passa da Nord a Sud. Sono rare anche se di qualità nelle Regioni più ricche e dove sono forti la competizione e le opportunità occupazionali di industrie e imprese private; nel Mezzogiorno, sia per la crisi economica strutturale che per l’asfissiante presenza di basi, porti e aeroporti militari, sono innumerevoli gli stage e i corsi presso le forze armate ed altri corpi securitari. Lunghissima la lista predisposta dallo Stato maggiore della Difesa sui percorsi formativi attivabili presso comandi territoriali e infrastrutture militari. Dietro misteriose sigle e ignoti acronimi si nascondono spesso quasi tutti i principali corpi d’élite impegnati in “missioni internazionali” che violano palesemente il dettato costituzionale e dilapidano ingentissime risorse finanziarie sottratte alle spese sociali e all’istruzione.
Voglio soffermarmi solo su alcuni dei PCTO più “significativi” svolti in questi ultimi anni. A Cameri, in provincia di Novara, all’interno dell’infrastruttura in cui si stanno costruendo i famigerati cacciabombardieri F-35 di quinta generazione (a doppia capacità, convenzionale e nucleare), costati fior di miliardi di euro, sono stati realizzati “percorsi” con la manutenzione dei velivoli da guerra. Lo stesso è accaduto presso il 6° Stormo dell’Aeronautica di Ghedi (Brescia), a cui sono attribuite “operazioni di ricognizione, intelligence, attacco e bombardamento” con i caccia multiruolo Panavia “Tornado PA-200”, anch’essi in grado di utilizzare testate nucleari. Ghedi, del resto, è uno dei due scali aeroportuali militari in Italia (l’altro è quello di Aviano, Pordenone), in cui sono ospitate le bombe nucleari tattiche B-61, recentemente aggiornate per renderle ancora più potenti e adattabili ai nuovi caccia F-35.
In Veneto si propone l’alternanza presso il 5° Reggimento Artiglieria Terrestre “Superga” di Portogruaro (Venezia) e l’8° Reggimento Guastatori Paracadutisti “Folgore” di Legnago, reparto delle forze d’assalto. Un percorso
etico-educativo-formativo presso l’8° Reggimento è stato concluso di recente dagli studenti del professionale “Medici” di Legnago. “Per due intere settimane i ragazzi hanno partecipato alla cerimonia dell’alzabandiera, inquadrati coi propri professori, cantando l’inno e issando, a turno, la bandiera italiana”, riporta l’ufficio stampa dell’Esercito. “I frequentatori del corso di agraria hanno progettato ed eseguito il recupero di una zona verde della caserma, mentre il corso alberghiero si è esercitato a preparare pietanze e gestire il servizio di vettovagliamento anche in modalità campale, a favore dei guastatori in addestramento...”.
Un programma tecnologico è attivo presso il Centro Interforze Munizionamento Avanzato di Aulla (Massa Carrara) a cui sono attribuiti compiti di alto valore strategico: il mantenimento in efficienza del munizionamento (missili e siluri, mine navali, armi portatili, bombe a mano, ecc).; il confezionamento o lo spolettamento del munizionamento convenzionale; le attività a fini sperimentali sul munizionamento di artiglieria; la “gestione, conservazione, distribuzione dei materiali NBC (nucleari, batteriologici e chimici) della Marina Militare italiana”. Di pari rilevanza bellica è il Centro Interforze Studi Applicazioni Militari (CISAM) di San Pietro a Grado (Pisa), dove sono stati attivati percorsi di alternanza scuola-lavoro in Telecomunicazioni; radioprotezione–dosimetria-personale. Fondato nel 1956 con il nome di C.A.M.E.N. (Centro per le Applicazioni Militari dell’Energia Nucleare), l’ente di San Piero a Grado puntava alla sperimentazione e all’impiego dell’energia nucleare nel campo della propulsione navale. Dal 2006 il centro è stato posto alle dipendenze del Capo di Stato maggiore della Marina e ha ampliato i propri studi alle applicazioni militari “nei settori dell’energia nucleare, dell’elettroottica e della compatibilità elettromagnetica; al controllo ambientale di siti militari e di porti nazionali che ospitano unità navali a propulsione nucleare; alle campagne di misura delle emissioni elettromagnetiche in Italia ed all’estero, in collaborazione con le altre nazioni Nato”.
Ricerca ed analisi agenti chimici e biologici con l’alternanza presso il 7° Reggimento Difesa NBC “Cremona” di Civitavecchia, il reparto dell’Esercito specializzato nella “difesa” nucleare, biologica e chimica. Sempre in Lazio c’è la possibilità di operare nella manutenzione e riparazione degli elicotteri del 4° Reggimento “Scorpione” di Viterbo (i velivoli da trasporto pesante CH 47F “Chinoock” e i multiruolo NH 90). In questa regione l’Aeronautica privilegia l’aeroporto di Pratica di Mare a Pomezia (uno dei più vasti scali militari di tutta
Europa, 830 ettari di superficie): l’offerta “educativa” punta alla Manutenzione di sistemi avionici, meccanici e telecomunicazioni, riparazioni strutturali. In Puglia, lo storico Arsenale militare di Taranto ospita stage in informatica- telecomunicazioni-automazioni-elettrotecnica; turismo archeologico e attività grafica. All’Arsenale sono già più di duemila gli studenti pugliesi che hanno completato percorsi di alternanza “affiancando le maestranze civili e militari nelle varie lavorazioni navali e in molteplici attività in officine, uffici, laboratori tecnologici, fisico-elettrici, chimici, ecc.”, come riporta il sito della Marina. Gli studenti, inoltre, hanno modo di visitare la base dei sommergibili, assistere alle manovre di messa a secco delle unità navali. Anche il Comando flottiglia sommergibili - Comflotsom di Taranto ha un suo programma scuola-lavoro relativo agli Impianti elettrici e agli elementi di navigazione.
In Sardegna, regione che vede buona parte del territorio sottoposto a servitù militare, sono stati implementati alcuni dei progetti ASL più osceni. Ci sono quelli ad esempio presso il Reparto Sperimentale Standardizzazione al Tiro Aereo di Decimomannu (Villasor), dove agli stagisti viene assicurato anche il vitto e l’alloggio. Tra i compiti chiave di questo ente c’è quello di garantire il supporto tecnico e logistico ai gruppi di volo dell’Aeronautica in addestramento nei poligoni di Perdasdefogu e Capo San Lorenzo, importantissimi per la sperimentazione delle nuove tecnologie di guerra globale in ambito Nato ed extra-Nato. Percorsi di alternanza sono stati attivati pure in queste due ultime aree: nell’elenco delle infrastrutture individuate dall’Aeronautica ci sono infatti il Distaccamento aeroportuale di Capo San Lorenzo e il Poligono sperimentale e di addestramento interforze Salto di Quirra (P.I.S.Q.). In particolare Salto di Quirra è noto alle cronache per le inchieste giudiziarie avviate sull’uso di proiettili all’uranio impoverito che hanno causato una vera e propria strage tra i militari italiani inviati in guerra in Kosovo a fine anni ’90 e tra i pastori e gli abitanti che vivono a ridosso del poligono. Solo dopo le manifestazioni e le proteste delle associazioni antimilitariste e NoWar sarde, alcuni istituti superiori hanno avuto il buon senso di sospendere i PCTO a Salto di Quirra. A causa della distanza dai centri abitati, gli studenti erano costretti a risiedere nelle caserme all’interno delle aree di esercitazione per due settimane, con il rischio di entrare in contatto con gli agenti chimici provenienti dai sistemi d’arma, dalle munizioni e dagli esplosivi testati responsabili della contaminazione del suolo e delle falde acquifere della zona.
In Sicilia, oltre ai due Protocolli USR-Esercito, vanno menzionati numerosi accordi diretti tra gli istituti secondari e i comandi delle basi terrestri, aeree e navali. Tra le insostenibili alternanze, quella che ha visto gli studenti del liceo artistico “Basile” e dell’industriale “Verona Trento” decorare con murales l’asilo nido aziendale realizzato dalla Brigata “Aosta” all’interno di una caserma di Messina. L’asilo è stato intitolato al Lupetto Vittorio, la mascotte dell’Esercito prescelta dopo un “sondaggio realizzato presso alcune scuole primarie d’Italia” e il cui nome, di origine romana, “vuol dire appunto vincitore, conquistatore, vittorioso e fu utilizzato molto dai primi cristiani per simboleggiare la vittoria del bene sul male”, come spiega lo Stato maggiore. La Marina militare ha invece offerto PCTO nelle infrastrutture strategiche site nel comprensorio di Augusta (Siracusa), uno dei maggiori poli navali italiani e Nato di tutto il Mediterraneo. Tra le convenzioni va segnalata in particolare quella sottoscritta dal Comando Marittimo “Sicilia” (Marisicilia) e dall’istituto “Insolera” di Siracusa per avviare il progetto denominato Abbellisci l’ambiente che ti circonda. Gli allievi sono stati impiegatia Punta Izzo nella “progettazione e successiva realizzazione del rinverdimento delle aiuole e delle aree demaniali della Marina”, quelle cioè che sono utilizzate periodicamente come poligono di esercitazione e per cui è previsto un piano di ampliamento e potenziamento infrastrutturale fortemente osteggiato dalla popolazione di Augusta.
Il Comando della Stazione Marittima Elicotteri (Maristaeli) di Catania Fontanarossa ha promosso pacchetti “formativi” di 40 ore settimanali “al fine di sviluppare e valorizzare le vocazioni personali degli studenti, gli interessi e gli stili di apprendimento individuali e per avvicinarli alle attività della Difesa”. Il Comando dell’Aeronautica Militare italiana presso la grande stazione aeronavale Usa e Nato di Sigonella (enfatizzata dal Pentagono come la “capitale mondiale dei droni da guerra”) ha avviato progetti ASL con l’ITC “Besta” di Ragusa, sia all’interno del grande scalo aereo siciliano che in quello di Comiso e nella Stazione radar dell’Aeronautica di Noto- Mezzogregorio per “studiare le telecomunicazioni e i sistemi d’antenna”. Nell’anno scolastico 2015-16, gli studenti più meritevoli dell’istituto ibleo sono stati premiati con uno stage presso il complesso Alenia-Leonardo di Cameri. A condurre gli allievi in Piemonte è stato il 41° Stormo dell’Aeronautica con un pattugliatore antisommergibile “Atlantic” decollato da Sigonella. L’ITC “Besta” ha pure realizzato PCTO con la Guardia Costiera di Catania per la manutenzione degli elicotteri destinati alle operazioni anti-migrazioni nel
Mediterraneo centrale da parte dell’Agenzia Frontex per il controllo delle frontiere esterne dell’Unione europea.
Le alternanze scuola-forze armate si sovrappongono purtroppo ai sempre più invadenti interventi “educativi-formativi” promossi all’interno degli istituti di ogni ordine e grado dai vertici del Ministero della Difesa italiano. Accade ormai con frequenza che alle città d’arte, ai musei e ai siti archeologici, presidi e docenti preferiscano sempre più le visite alle basi Usa e Nato “ospitate” in Italia in barba alla Costituzione o quelle alle caserme, agli aeroporti, ai porti militari, alle installazioni radar e alle industrie belliche. Non c’è giorno che gli studenti non vengano chiamati ad assistere a cerimonie e parate militari, alzabandiera, conferimenti di onorificenze a presunti eroi di guerra. Ci sono poi le molteplici attività didattiche e culturali affidate a generali e ammiragli docenti (dalla lettura ed interpretazione della Costituzione, all’educazione ambientale e alla salute, alla lotta alla droga e alla prevenzione dei comportamenti classificati come “devianti”, bullismo, cyberbullismo, ecc.); i cori e le bande di studenti e soldati; ecc..
A ciò si aggiunge la progressiva trasformazione delle stesse strutture scolastiche a fini securitari con l’installazione di videocamere agli ingressi e nei corridoi e la proliferazione di dispositivi elettronici identificativi e di controllo sociale (tornelli ai portoni, l’obbligatorietà per studenti e docenti ad indossare badge, l’illegittima imposizione all’uso del rilevatore elettronico delle presenze del personale educativo, ecc.). In un vero e proprio clima di caccia alle streghe e criminalizzazione generale, questori e prefetti ordinano le incursioni delle forze di polizia all’interno delle aule con perquisizioni a tappeto e cani antidroga sguinzagliati a sniffare zaini, giacche e cappotti. Proliferano altresì i divieti di assemblea e delle attività autogestite degli studenti e i locali scolastici vengono dichiarati off-limits in orario pomeridiano, mentre viene minacciata l’azione penale e civile contro ogni forma di occupazione. A concorrere al rafforzamento del processo di militarizzazione del sistema scolastico l’approvazione di leggi che hanno conferito ai presidi poteri illimitati e istituzionalizzato gerarchizzazioni e discriminazioni tra gli insegnanti; la precarizzazione de iure e de facto della figura e delle funzioni del docente; il dilagante esautoramento degli organi collegiali; l’uso indiscriminato dei procedimenti amministrativi contro il personale della scuola disobbediente e il riconoscimento ai dirigenti di poter esercitare contestualmente il ruolo di inquirente, pubblico ministero e giudice nei contenziosi con i dipendenti.
La sempre minore rilevanza riservata dai programmi ministeriali alle discipline storiche, filosofiche e sociali, lo strapotere del “modello” Invalsi che privilegia i test e le cosiddette “competenze” a danno della formazione globale della persona, concorrono alla cancellazione dal sistema scolastico dei principi della complessità e del pensiero critico. Si esemplificano pericolosamente gli “apprendimenti” e le analisi del mondo globale imponendo la “logica binaria” causa-effetto e azione-reazione, del tutto funzionale alle narrazioni tossiche di guerra e filo-guerre a cui assistiamo dolorosamente in questi mesi di conflitto Russia-Ucraina e che contribuiscono inesorabilmente all’escalation delle violenze e al pericolo di allargamento geografico della belligeranza.
Come abbiamo visto, l’accordo MIUR-FFAA enfatizzava il concetto di Cultura della Difesa, non nuovo in ambito militare e securitario, ma ignoto al mondo scolastico e della formazione. Per comprenderne in parte il significato bisogna andare al testo della legge n. 124 del 2007 con cui sono stati “riformati” i servizi segreti. Tra gli obiettivi della nuova architettura d’intelligence nazionale viene specificato quello di “far crescere la consapevolezza per i temi dell’interesse nazionale, e della sua difesa, in tutte le declinazioni che esso assume di fronte alle sfide della globalizzazione e alle minacce transnazionali che arrivano dentro il sistema Paese mettendo a rischio la sua integrità patrimoniale e industriale, la sua competitività, la sicurezza delle sue infrastrutture e dei sistemi informativi”.
In verità i riferimenti della legge sono alla Cultura della Sicurezza e l’organo preposto alla sua definizione è il nuovo Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), che sovrintende alle attività delle due agenzie d’intelligence, l’AISE per la “sicurezza esterna” e l’AISI per quella “interna”. “Il DIS deve essere in continuo contatto con il sistema educativo nazionale, dalle scuole superiori alle università, e con tutti coloro che si occupano a vario titolo di intelligence e contribuiscono alla creazione di una via nazionale per la diffusione della cultura della sicurezza”, specifica la legge n.124/2007. Nei fatti viene sancita la cooptazione del sistema scolastico e accademico all’interno degli apparati securitari e militari riproducendo il modello implementato in quei Paesi che hanno fatto della guerra l’essenza stessa della propria esistenza (Israele, petromonarchie, ecc.).
Successivamente alla Cultura della Sicurezza si è sovrapposta la Cultura della Difesa. “L’obiettivo della Cultura della Difesa – spiegano i vertici delle forze armate italiane - è quello di facilitare i cittadini a comprendere i temi di interesse strategico per la Difesa, acquisire sistemi ed equipaggiamenti per le
forze armate, valorizzare le capacità dell’industria nazionale e sostenere la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica”. Si punta in particolare ad estendere a tutte le fasce sociali e generazionali l’incondizionato consenso per le forze armate, le missioni di guerra internazionali e il complesso militare-industriale affinché i cittadini siano disponibili a sempre maggiori sacrifici in termini di tagli salariali e accesso ai servizi sociali. Tutto ciò con lo scopo d’indirizzare sempre più risorse finanziarie pubbliche alla produzione e all’acquisto di armi tecnologicamente avanzate. “Invito tutti ad essere attori di uno sforzo comune per far crescere la Cultura della Difesa e la consapevolezza del ruolo che riveste per il Sistema Paese”, ha dichiarato il ministro Guerini ad un recente convegno promosso dalle maggiori aziende aerospaziali e dal Centro Alti Studi della Difesa. “Dobbiamo intraprendere tutti gli sforzi necessari per avviare un percorso teso ad incrementare gliinvestimenti e allineare, progressivamente, il rapportobudget Difesa– PIL alla media degli altri Alleati europei. Le risorse destinate alla Difesadevono essere viste come uno straordinario volano economico”. Educazione all’obbedienza, cieca, che torna ad essere virtù. Imposizione autoritaria e spregiudicata di un modello di conversione bellica della produzione e dell’economia su cui ottenere il consenso popolare e insostenibili trasferimenti di risorse finanziarie pubbliche da sottrarre alle spese dell’istruzione, della salute e del welfare. Un progetto di ristrutturazione neoliberista della società che docenti, studenti, associazionismo, sindacalismo di base e NoWar sono chiamati a contrastare per difendere gli ultimi spazi di libertà e agibilità democratica in nome della giustizia sociale e dell’uguaglianza sostanziale a cui aspiravano i giovani protagonisti della Resistenza al nazifascismo.