“Il piccolo Matteo poteva essere salvato”, la Corte d’Appello di Messina condanna due infermiere
La morte di Matteo Rosana, bimbo cardiopatico originario di Noto e deceduto nel 2008, a soli 7 anni, all’ospedale San Vincenzo di Taormina, poteva essere evitata. Lo ha stabilito la Corte di Appello di Messina, riformando parzialmente la sentenza del Tribunale di Messina che a suo tempo aveva assolto tutti gli imputati. La Corte d’Appello di Messina ha riconosciuto colpevoli due infermiere che nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 2008, quella dopo il secondo delicato intervento subito dal piccolo Matteo, non hanno monitorato correttamente le sue condizioni di salute, improvvisamente aggravate con episodi di tachicardia, dispnea e sudorazione. Quando l’indomani 29 ottobre si decise di intervenire per una terza volta, fu troppo tardi.
Si chiude dopo 13 anni una vicenda lunga e difficile, molto complessa ma che ha visto la famiglia del piccolo Matteo non abbattersi mai e andare alla ricerca di giustizia, difesi dagli avvocati Tommaso Autru Ryolo e Antoniele Imbesi, i quali hanno sostenuto che non si è trattata di una tragica fatalità, ma di colpa, negligenza e imprudenza di chi doveva monitorare le condizioni del bambino, quantomeno, la notte successiva al secondo intervento.
Matteo, ricoverato a fine ottobre 2008 a Taormina, era stato operato una prima volta il 22 e una seconda il 28. Dopo il secondo intervento veniva traferito nel reparto di degenza ma la stessa notte presentava nuove complicazioni. I genitori hanno disperatamente chiesto di intervenire, ma venivano rassicurati. L’indomani, il 29 ottobre, i sanitari si accorsero che era insorto un tamponamento cardiaco e sottoponevano Matteo a un terzo intervento per drenare il versamento. Ma non ci fu nulla da fare.
Nel 2016 la prima sentenza del Tribunale di Messina, che aveva assolto tutti gli imputati, perché il fatto non sussisteva. Poi il ricorso in Corte d’Appello, con il procuratore generale che aveva richiesto la conferma dell’assoluzione, mentre gli avvocati della famiglia Rosana chiedevano la rinnovazione dell’istruttoria. Sono stati poi nominati alcuni periti per le perizia collegiale che ha escluso la responsabilità di tutti gli imputati, con la difesa che ha poi evidenziato le gravi incongruenze della perizia e la Corte di Appello che ha ritenuto la responsabilità delle infermiere.
Le stesse sono accusate di avere omesso di rilevare nel corso del turno 21-7, nella notte tra il 28 ed il 29 ottobre 2008, l’incremento della frequenza cardiaca del piccolo Matteo e l’insorgenza di altri sintomi e segni e di allertare il medico reperibile, malgrado siano state ripetutamente sollecitate in tal senso dai genitori.