Messina, il caso del “Residence Grecale”: i giudici decidono 8 condanne
Otto condanne a un anno e sei mesi di reclusione legate all’abuso d’ufficio, con pena sospesa e non menzione, poi la prescrizione per i reati edilizi. Questo aveva chiesto l’accusa e questo hanno deciso i giudici della prima sezione penale del tribunale di Messina, il collegio presieduto da Maria Eugenia Grimaldi, al processo “bis” per la realizzazione del Residence Grecale a Furci Siculo, sul lungomare, vicino largo Pizzolo, di cui è proprietaria anche la moglie dell’ex sindaco Sebastiano Foti, Carmela Maccarrone.
Si tratta del processo bis perché già una prima volta nel 2018 questa vicenda era finita in un’aula di giustizia dopo un esposto anonimo, e il gup Finocchiaro aveva prosciolto tutti. Poi la Procura aveva proposto appello e la corte aveva disposto la celebrazione del processo davanti al tribunale.
Erano nove gli imputati di questo procedimento (le qualifiche si riferiscono all’epoca dei fatti, eravamo nel 2015): l’architetto Claudio Crisafulli, in qualità di capo dell’Ufficio tecnico comunale che rilasciò la concessione edilizia, e l’ing. Giovanni Curcuruto, come progettista e direttore dei lavori, il quale era anche in quel periodo sul piano politico consigliere di maggioranza; ci sono poi i proprietari del palazzo, ovvero Carmela Maccarrone, Concetta Maccarrone, Francesco Maccarrone, Giovanni Maccarrone, Maurizio Maccarrone, Rosario Maccarrone (’60) e Rosario Maccarrone (’64). Tra tecnico, progettista e parenti dell’ex sindaco Foti, secondo l’accusa era una storia “in concorso” di abuso d’ufficio – il rilascio della concessione edilizia di demolizione e ricostruzione legata al Piano Casa con il 25% in più di cubatura, in pratica il terzo piano ex novo -, e di violazioni della normativa di riferimento regionale del 2010, anche legata alla destinazione residenziale e non.