Sequestrati i beni anche a Giampiero Pitarresi. Nel 2009 era con Provenzano nella clinica a Marsiglia dove il boss subì l’operazione
Avevano favorito la latitanza del boss Bernardo Provenzano ed affermato il proprio potere sul territorio, oggi una plurima operazione dei carabinieri li priva dei loro beni. Sulla base di tre distinti provvedimenti emessi dal Tribunale di Palermo, scaturiti dalle indagini dei militari del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) e del Comando Provinciale di Palermo, l’Arma ha inferto un duro colpo al patrimonio della Mafia corleonese per un valore complessivo superiore ai 4 milioni di euro.
Uomini di peso, nella storia recente di Cosa Nostra.
In particolare il Ros ha eseguito una confisca di tre milioni e mezzo di euro – disposta dal Tribunale di Palermo – nei confronti di Mario Salvatore Grizzaffi e Gaetano Riina – rispettivamente nipote e fratello del boss Totò Riina – e di Rosario Salvatore Lo Bue, detto ‘Saro Chiummino’, e del figlio Leoluca.
L’operazione giunge al termine di un lungo percorso investigativo che aveva già consentito di assicurare allo Stato i patrimoni illeciti acquisiti nel tempo da Salvatore Riina e da Calogero Giuseppe Lo Bue, quest’ultimo condannato in via definitiva per aver favorito la latitanza di Bernardo Provenzano.
Ai Lo Bue risultavano riconducibili una serie di beni, intestati fittiziamente a terzi, acquistati in assenza di redditi leciti compatibili. La confisca, riguardante abitazioni, conti correnti, libretti di risparmio, terreni e beni aziendali, colpisce persone cui legami con la Mafia sono stati accertati. In particolare Rosario Salvatore Lo Bue ha avuto un ruolo di vertice nel clan corleonese, in contatto con esponenti di spicco come Salvatore Riina e Leoluca Bagarella. Mario Salvatore Grizzaffi è stato definitivamente condannato per estorsione, nell’ambito dell’indagine che aveva fatto luce sulla rete di favoreggiatori del boss Bernardo Provenzano, arrestato nel 2006 nel covo di Montagna dei Cavalli; in precedenza era stato condannato anche per il favoreggiamento della latitanza di Giovanni Brusca, oggi collaboratore di giustizia.
Sequestrati i beni anche a Giampiero Pitarresi, per lungo tempo capo della famiglia di Villabate.
Fu arrestato nel dicembre del 2015 nell’ambito dell’operazione “Panta Rei” dei carabinieri di Palermo, è attualmente detenuto perché condannato anche in appello a 14 anni proprio per il suo ruolo di riferimento all’interno della famiglia mafiosa, gestore della cassa e mandante di tutte le azioni illecite del clan nel territorio, inclusi estorsioni e traffico di stupefacenti.
Nel 2009 aveva subito una condanna per associazione mafiosa per aver fatto parte del gruppo che aveva fornito assistenza al boss latitante Bernardo Provenzano durante il suo viaggio in Francia per essere sottoposto a un intervento chirurgico in una clinica di Marsiglia.