Lettera degli studenti UniMe contro il Green Pass. È la prima rappresentanza studentesca italiana a chiedere un ritorno completo alla normalità senza compromessi
"Gent.mo Magnifico Rettore prof. Cuzzocrea, con la presente intendiamo rivolgerci a Lei in rappresentanza di un nutrito gruppo di studenti dell'Ateneo, venutosi ad organizzare spontaneamente in seguito all’infausta estensione dell’obbligatorietà della Certificazione verde COVID-19 (c.d. «green pass») anche per studenti universitari, Docenti e Personale ATA, decretata dal D.L. 06/08/2021 n. 111, art. 1 c. 6., convertita tramite legge di conversione 133/2021, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale Serie Generale numero 235 del 1° ottobre 2021.
Premesso che:
La sentenza n° 5/2018 della Corte Costituzionale stabilisce che “Il diritto dell’individuo alla salute non può considerarsi in ogni caso cedevole nei confronti del dovere dello Stato e dei provvedimenti adottati a tutela dell’interesse della collettività ne potrebbe ritenersi che qualsiasi trattamento coattivo sia giustificato solo perché esso consente migliori contributi dell’individuo al benessere sociale.".
La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, discussa a Nizza il 7 dicembre 2000 e divenuta vincolante per gli stati membri dell’Unione Europea con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona del dicembre 2009, espressamente prevede all’art. 1 che “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”, all’art. 3 che “Ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica.
Nell’ambito della medicina e della biologia devono essere in particolare rispettati il consenso libero e informato della persona interessata, secondo le modalità definite dalla legge” e all' art. 21 che “È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale”.
L’ Art. 5 della Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina, approvata dal Consiglio d’Europa il 4/4/1997 ad Oviedo, sancisce che “Un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero e informato. Questa persona riceve innanzitutto una informazione adeguata sullo scopo e sulla natura dell’intervento e sulle sue conseguenze e i suoi rischi. La persona interessata può, in qualsiasi momento, liberamente ritirare il proprio consenso”.
Il Considerando n. 36 stabilisce che “È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate. [...] Inoltre, il presente regolamento non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati”;
La risoluzione n. 2631 del Consiglio d’Europa datata 27/01/2021 rende noto che: “L’assemblea invita gli stati membri e l’Unione Europea ad assicurare “che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno può essere sottoposto ad una pressione politica, sociale o di altro genere affinché si vaccini se non desidera di farlo; che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato a causa di possibili pericoli per la salute o perché non vuole farsi vaccinare.”.
Considerato che:
I. L’applicazione del cosiddetto “Green Pass” non ha evidenze scientifiche per la prevenzione del contagio. Contrariamente da ciò che si cerca di teorizzare ed applicare, il Green pass è un documento fortemente discriminatorio e lesivo per la privacy dell’individuo, oltre che oneroso per chi dovesse decidere, “in totale libertà”, di non vaccinarsi. Il Green pass per l’accesso all’istruzione in presenza lede il diritto allo studio specialmente dei meno abbienti, i quali sono tutelati dall’articolo 34 della Costituzione. Lo studente, così come ogni componente del personale accademico, viene così subdolamente costretto alla vaccinazione, pena l’esclusione dalla vita sociale ed accademica nonostante il pagamento delle tasse annuali, le quali dovrebbero garantire l’utilizzo di ogni servizio dell’Ateneo. Tramite quanto testé detto sulla subdola costrizione statale, l’individuo perde ogni suo diritto di consenso libero ed informato a un trattamento sanitario. Ciò è illegittimo, scorretto, ma soprattutto in totale contrapposizione con l’etica del nostro occidente europeo.
II. L’Università degli studi di Messina, ateneo dalla nobilissima storia sin dal 1548, non può piegarsi ai diktat anti-democratici del governo Draghi. Il Green pass è altresì in contrasto con il comma 2 dell’articolo 3, dal momento che con tale normativa la Repubblica viene meno al suo dovere di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Difatti, come già si è osservato e da quel che si vede nelle ultime ore all’interno delle numerose manifestazioni nelle varie piazze italiane, si sta incentivando la deflagrazione del conflitto orizzontale tra cittadini vaccinati e cittadini non vaccinati, dei quali i primi godono di diritti fondamentali che i secondi non hanno per via della loro libera scelta di non sottoporsi ad alcun trattamento sanitario. Per la tutela dei nostri diritti ci rivolgiamo al Rettore del nostro Ateneo ed al Senato Accademico, in quanto Voi siete organi garanti della “tutela dei diritti degli studenti nello svolgimento delle personali carriere di studio”, chiedendo di assicurare agli Studenti tutti, indipendentemente dalla individuale (dunque privata) situazione sanitaria, “pari opportunità [...] nell’accesso allo studio e al lavoro, nella ricerca, nella progressione di carriera del personale docente e tecnico amministrativo, impegnandosi a rimuovere ogni discriminazione diretta e indiretta”.
III. La nostra Università non può macchiarsi di atti ignominiosi come quello riportato dalla testata giornalistica indipendente “Byoblu” in data 2/10/2021 dalla giornalista Miriam Gualandi dal titolo: “Università di Messina, le lezioni sono solo in presenza”. Nell’articolo si legge: “Uno studente, nostro telespettatore, ci ha riferito, infatti, che da alcuni giorni a questa parte l’Ateneo ha reso note le Linee guida per l’anno accademico 2021-2022: naturalmente l’accesso ai Poli
Universitari è permesso solo agli studenti con Green Pass, ma, udite udite, le lezioni saranno esclusivamente in presenza e tramite prenotazione per garantire il distanziamento. La modalità online sarà fruibile solo per gli studenti che presentano fragilità, per chi ha ottenuto l'esenzione, previo accertamento da parte dei medici competenti dell’Università con un processo burocratico che speriamo sia facilmente accessibile, per gli studenti in quarantena e in isolamento e per gli studenti stranieri. Non si tiene conto, stando alle linee guida, neanche degli studenti lavoratori che per ovvie ragioni potrebbero non poter frequentare le lezioni. L’Ateneo ha regole molto ferree in merito: sempre nel documento, infatti, si legge che “eventuali utenti che non hanno diritto di seguire le lezioni tramite Teams potranno essere inibiti alla partecipazione del meeting e comunque non sarà valida la presenza. Eventuali abusi e reiterazioni saranno segnalati per procedimenti disciplinari”. Come se partecipare a una lezione, che gli studenti pagano con le loro tasse, fosse un reato.” (Link: https://www.byoblu.com/2021/10/02/universita-di-messina-le- lezioni-sono-solo-in-presenza/)
Per Noi studenti questo articolo rappresenta un’onta senza eguali.
Per tutto quanto premesso e considerato
Noi, aderenti al movimento Studenti dell’Università di Messina contro il Green Pass, teniamo a ribadire la nostra contrarietà e opposizione ad ogni forma di discriminazione verso gli studenti per qualsivoglia motivo, che sia di razza, religione, convinzioni politiche, sesso, e tantomeno per le terapie farmacologiche ai quali i singoli decidano o meno di sottoporsi. Discriminare l’accesso agli ambienti dell’Università in base al possesso o meno di un passaporto sanitario è una inaudita divisione degli studenti in studenti di serie A e studenti di serie B: ai primi è concesso, in un regime di libertà condizionata, di frequentare alle lezioni, sostenere gli esami, di partecipare ai tirocini obbligatori e ai vari servizi dell’Università, in primis quelli bibliotecari, mentre ai secondi no, venendo al massimo concessa la fruizione di una forma depotenziata di didattica a distanza, pur a parità di tasse pagate. Esso si configura pertanto come un palese, incomprensibile, insensato e volontario atto di scoraggiamento verso lo studio, il perseguimento degli obiettivi accademici e la partecipazione alla vita universitaria. Il pensiero che questa o altre misure impediscano a qualunque studente che voglia partecipare a una lezione o a un esame di entrare in aula dovrebbe far rabbrividire chiunque. Certamente patente è il carattere discriminatorio e ricattatorio del cosiddetto «green pass», il quale – come sopra richiamato – costituisce per esplicita ammissione uno strumento di pressione alla vaccinazione senza alcun riguardo delle scelte personali, atteso che la via alternativa di ottenimento della certificazione costringerebbe gli studenti a subire virtualmente ogni due giorni un test diagnostico invasivo e costoso, insostenibile per molti per i quali la pressione si trasforma dunque in una costrizione. Le Istituzioni Universitarie, avallando e attuando le disposizioni del governo, nonché attraverso le dichiarazioni ufficiali con cui – adottandone pure nel metodo la pericolosa deriva con cui si sostituisce il principio di autorevolezza con quello di autorità, e s’inverte il principio fondamentale dell’onere della prova – fanno propri gli inviti perentori e ricattatori del governo, collaborino al perpetrare detta discriminazione, precludendo il pieno godimento del diritto allo studio agli studenti che non si sottopongano a determinate ed arbitrarie terapie farmacologiche, è per noi inaccettabile, inammissibile e inconcepibile. Questa misura, inoltre, presenta un’ulteriore spiacevole conseguenza, ovvero quella di minare il rapporto di convivialità fra gli studenti stessi, favorendo l’insorgere di atteggiamenti discriminatori ed irrisori nei confronti degli studenti dissenzienti, atteggiamenti che paiono legittimati e coperti dalla predetta discriminazione di Stato. Non possiamo escludere che in futuro questi episodi, per ora isolati, non vadano ad aumentare in numero ed intensità, fino a sfociare nella violenza. Siamo costretti a ritenere che ogni atto di discriminazione verso uno studente che avvenga in cagione di tali misure, alla luce di quanto sopra esposto, sia avallato dalle istituzioni universitarie.
Alla luce di tutto quanto sopra detto:
SI INVITA E SI DIFFIDA
Il destinatario della presente a disapplicare l’art. 1 c. 6 del Decreto Legge n. 111 e conseguentemente a garantire dunque il diritto allo studio in tutte le modalità: lezioni in presenza, esami, ricevimenti, fruizione dei servizi bibliotecari e quant'altro il mondo universitario ci ha sempre offerto. Il ritorno nelle aule con la capienza al 100% rappresenta un ulteriore motivo di sfida nei confronti di chi ha deciso di esercitare la sua libera scelta da cittadino di questa Repubblica.
Noi studenti ribadiamo la nostra volontà di ritornare alla normalità senza dover scendere a compromessi con nessuno. Qualora gli organi direttivi dell’Università non dovessero accogliere questo nostro invito al rispetto della Costituzione Italiana e dei diritti fondamentali degli studenti e dei lavoratori, avverte sin da ora che, qualora le nostre venissero disattese, non esiteremo a tutelare i diritti in parola, di cui siamo portatori diretti nelle sedi legali competenti e ad intraprendere qualsiasi genere di azioni mirate a scongiurare che una tanto nefanda discriminazione possa diventare realtà.
Confidando nell’accoglimento della nostra richiesta,
Gli Studenti dell’Università di Messina contro il Green Pass.