Concorsopoli all’Università di Catania, rinviato a giudizio il prof messinese Santi Fedele
C’è anche il docente messinese Santi Fedele tra i rinviati a giudizio per il secondo troncone dell’inchiesta “Università bandita” della Procura Etnea che ha portato alla luce concorsi, bandi e assegnazioni che sarebbero stati in qualche modo “manipolati” al fine di assegnarle “al candidato” prescelto.
Per lui la procura catanese aveva chiesto, a suo tempo, il divieto di dimora a Messina, misura che il giudice per le indagini preliminari non ha però accolto. Di seguito, il dettaglio della vicenda e le intercettazioni, così come emergono dalle carte dell’inchiesta.
E’ il luglio del 2017 e il professore Barone non sa che il suo telefono è intercettato dalla Digos. Così, parla a lungo e diverse volte con Sebastiano Granata, che mira al posto di ricercatore. Il concorso non è ancora bandito e Barone chiede ai dipendenti amministrativi quali sono le regole. Apprende così che sarà membro interno, e che gli altri due componenti di commissione vengono nominati con chiamata diretta. Certo, devono avere dei requisiti. In difficoltà nell’individuarli, dopo aver chiesto ad alcuni colleghi che però non sono disponibili, Barone si fa dare i nomi direttamente dal candidato, ribadendogli che devono essere nomi di “fedeli”.
Tra questi, gli dice Granata, hanno i requisiti due nomi in particolare, ed uno è il messinese Santi Fedele, ordinario del dipartimento di Civiltà antiche e moderne di UniMe. Poco dopo, Barone rivela a Granata chi sono gli altri concorrenti, rivelandogli i nomi e incaricandolo di informarsi sui loro curricula. E’ qui che viene intercettata la frase “vediamo chi sono questi stronzi che dobbiamo schiacciare”. I due conversano a lungo anche per stabilire i criteri di selezione che saranno poi “imposti” alla commissione, così da evitare a priori che candidati più meritevoli possano superare Granata. I candidati che di fatto hanno i requisiti sono otto, su dieci domande.
Tra una conversazione di Barone e Granata e il lavorìo di Granata che esamina i curricula dei competitor, stabilisce i criteri ai quali si deve attenere la commissione e redige persino qualche verbale, che poi i commissari sottoscrivono, si arriva al 13 agosto e la Digos intercetta una conversazione tra la Cigliano, l’altro commissario, e il direttore del dipartimento.
La Cigliano fa notare a Barone che c’è un candidato fortissimo e ottimamente “spinto”, Barone rimbotta che il suo allievo ha comunque più titoli. La Cigliano, secondo gli inquienti, accetta il “suggerimento” di Barone.
E’ il 17 agosto, e i candidati sono già stati ridotti da 10 a 6. Barone informa Granata che la Cigliano gli manderà i giudizi “in modo tale che poi li dovremmo tutti sistemare”, poi gli chiede di fare accesso alla sua casella di posta dove Fedele ha inviato una mail e gli assicura “lui ha già scritto sul verbale nostro”. Resta lo scoglio del candidato forte. Il 21 agosto si tiene una riunione telematica della commissione. Solo sulla carta, però. “Formalmente siamo riuniti dalle 10 alle 12”, comunica Barone a Santi Fedele. Ma il verbale è già stato redatto dal solito duo, è arrivato in dipartimento pronto alle 10 e all’ora giusta sarà consegnato in segreteria.
“Il 6 settembre 2017 BARONE, sicuro più che mai della vittoria di GRANATA, riferisce a FEDELE che ” … il concorso è piuttosto blindato … ( … ) … quindi noi possiamo essere generosi con tutti” gli altri candidati nella valutazione dei loro titoli. A tali affermazioni replica FEDELE: “tanto non raggiungono neppure l’idoneità … l”idoneità … l’idoneità .. .perché per raggiungere l’idoneità non bastavano le pubblicazioni ma anche congrui titoli accademici. .. ( … ) … ad un paio di persone si può dare l’onore delle armi! ( … ) la situazione è molto chiara …. limpidissima … etc … etc …. e appunto siccome tutto è matematicamente perfetto possiamo concedere l’onore delle armi a qualcuno che insomma … che se lo mette nto curriculum … se lo abbiamo valutato bene”.
Fedele pensa sempre a quel candidato forte e ben spinto nominato anche dalla Cigliano. Sanno che è il più qualificato, in realtà, scrivono gli inquirenti catanesi, e pur dando il posto all’allievo di Barone vorrebbero almeno riconoscere al più qualificato “l’onore delle armi” appunto. Quel “matematicamente perfetto” di Fedele è però secondo gli inquirenti la riprova del coinvolgimento di Fedele nel sistema messo in piedi dal direttore di dipartimento e dal concorrente vincitore in pectore, ovvero tutto quel “lavorìo” precedente (la sistemazione ad hoc delle valutazioni) che permette poi alla commissione, sulla carta, di arrivare ad un giudizio inappuntabile.
C’è di più. “Nel corso delle intercettazioni emerge anche l’organizzazione diun convegno, di fatto mai tenuto, ma indispensabile strumento che consente ai componenti della commissione FEDELE e CIGLIANO di avere un budget a disposizione per la trasferta a Catania senza dovere anticipare nulla delle spese sostenute.”
IL RINVIO A GIUDIZIO
La gup Simona Ragazzi ha emesso il decreto di rinvio a giudizio nei confronti dei 45 imputati per il reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente (353 bis codice penale).
Tra i casi finiti nella lente d’ingrandimento della magistratura anche l’istituzione della cattedra di Storia delle Istituzioni giuridiche dell’antichità assegnata all’ex assessore comunale Orazio Licandro. Contestazione da cui si dovrà difendere – come ha già fatto in udienza preliminare – anche il già sindaco di Catania Enzo Bianco. Ma tra i prof e colletti bianchi che dovranno affrontare il dibattimento c’è anche l’ex procuratore di Catania Enzo D’Agata che si sarebbe – secondo la tesi accusatoria – interessato per fare ottenere la promozione alla figlia Velia per il ruolo di ordinario nel settore Anatomia del dipartimento di Scienze biomediche.
La gup, dunque, ha accolto le richieste dei pm Marco Bisogni, Raffaella Vinciguerra e Santo Distefano. I 45 imputati dovranno presentarsi davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Catania il prossimo 15 giugno 2022. L’udienza si svolgerà nell’aula 2 di Bicocca, una scelta sicuramente dovuta al corposo numero di imputati.
L’indagine, ribattezzata “concorsopoli” all’Università, si è divisa in due filoni paralleli. La prima udienza preliminare, che ha visto al centro delle accuse i due ex rettori Francesco Basile e Giacomo Pignataro, si è chiusa con il rinvio a giudizio della gup Marina Rizza dei 9 imputati (derubricando il reato di turbativa in abuso d’ufficio) e la condanna dell’ex prorettore Giancarlo Magnano di San Lio a un anno e due mesi (pena sospesa). Il processo si aprirà il 10 maggio 2022. La giudice ha prosciolto (e assolto) tutti dall’accusa di associazione a delinquere. La sentenza è stata definita dal procuratore Carmelo Zuccaro un “riscontro al sistema illegale diffuso nell’ateneo catanese”
I nomi dei 45 rinviati a giudizio
I nomi degli imputati: Salvatore Cesare Amato, Pietro Baglioni, Laura Ballerini, Antonio Barone, Giovanni Barreca, Enzo Bianco, Antonio Biondi, Paolo Cavallari, Giovanni Cigliano, Umberto Cillo, Agostino Cortesi, Vera Maria Lucia D’Agata, Enzo D’Agata, Stefano De Franciscis, Francesco Di Raimondo, Marcello Angelo Alfredo Donati, Alessia Facineroso, Santi Fedele, Anna Garozzo, Sebastiano Angelo Alessandro Granata, Calogero Salvatore Guccio, Alfredo Guglielmi, Giampiero Leanza, Massimo Libra, Orazio Antonio Licandro, Luigi Mancini, Massimo Mattei, Paolo Mazzoleni, Maura Monduzzi, Marco Montorsi, Matteo Giovanni Negro, Ferdinando Nicoletti, Maria Caterina Paino, Giuseppe Maria Pappalardo, Pietro Pavone, Vincenzo Perciavalle, Giovanni Puglisi, Stefano Giovanni Puleo, Maria Alessandra Ragusa, Romilda Rizzo, Salvatore Saccone, Giovanni Schillaci, Luca Vanella, Giuseppe Vecchio, Giuseppina Lavecchia.