CASSAZIONE: CORSI D’ORO 2, CONFERMATA LA CONDANNA DI 6 ANNI E 8 MESI A GENOVESE. DEFINITIVI I 2 ANNI E 6 MESI PER FRANCO RINALDI.
Era attesa per oggi la sentenza definitiva sull'inchiesta Corsi d’oro 2, la seconda tranche d’indagine sui fondi destinati alla formazione professionale a Messina e la galassia di società di Francantonio Genovese.
E il verdetto è arrivato nella tarda serata di ieri. A carico dell'ex onorevole Francantonio Genovese si sono registrate conferme rispetto ai capi d'imputazione contestati, quindi con la conferma in via definitiva della condanna a 6 anni e 8 mesi. Per Genovese si dovrà tenere un nuovo processo in appello a Reggio Calabria per l'ipotesi di riciclaggio a carico dell'ex parlamentare, visto che è stato accolto l'appello della Procura generale (dal reato di riciclaggio Genovese era stato assolto in appello).
Condanna ridotta invece per il cognato ed ex parlamentare Franco Rinaldi: annullata senza rinvio la pena limitatamente all'associazione a delinquere, a suo carico rimane in piedi la condanna a 2 anni e 6 mesi. Annullata totalmente, e senza rinvio, la condanna a carico di Elio Sauta. Un altro annullamento parziale con rinvio a Reggio Calabria è stato deciso per il commercialista Stefano Galletti, limitatamente l'irrogazione della sanzione accessoria decisa in appello a Messina. E un nuovo processo è stato deciso anche per due società coinvolte, la 'L.A.' e la 'Centro Servizi', che hanno registrato un annullamento della sentenza d'appello con rinvio. Per tutto il resto a quanto pare i ricorsi degli imputati sono stati dichiarati inammissibili, quindi le condanne diventano definitive.
La Seconda Sezione della Corte di Cassazione, nella scorsa udienza, aveva ascoltato la Procura Generale e i tanti difensori. Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione si era allineato alla richiesta della Procura, aveva invocato qualche prescrizione e assoluzione parziale ma aveva chiesto il rigetto della maggior parte dei ricorsi dei difensori.
LA SENTENZA D'APPELLO DEL 20 SETTEMBRE 2019.
Assolto per riciclaggio, prescritto per alcuni capi d’imputazione di frode fiscale e truffa: incassò una forte riduzione di pena l’ex deputato messinese Francantonio Genovese, che passò da una condanna a 11 anni ad una di 6 anni e 8 mesi. Molto più severa era stata la sentenza di primo grado, ma in Appello (presidente Alfredo Sicuro) venne comunque confermata la condanna per associazione a delinquere, la tentata estorsione, e furono confermati due ipotesi di reati fiscali e due ipotesi di truffa.
Assieme a lui vennero condannati anche il cognato Franceso Rinaldi, ex deputato regionale, che in secondo grado ha avuto un aumento della pena a 3 anni e 2 mesi, in primo grado aveva avuto 2 anni e 6 mesi. In secondo grado è stato infatti accolto il ricorso della procura contro la sentenza di assoluzione per associazione a delinquere. Coinvolta anche la moglie di Genovese, Chiara Schirò, che in secondo grado ha avuto uno sconto di pena da 3 anni e sei mesi a 2 anni e sei mesi. Stessa cosa per la moglie di Rinaldi, Elena Schirò, sorella di Chiara, che aveva avuto una condanna a sei anni e sei mesi in primo grado, ora ridotta a 3 anni e 9 mesi.
IL PROCESSO D'APPELLO
Si era aperto a metà gennaio il processo d’Appello dell’inchiesta “Corsi d’oro 2”, che ha coinvolto nel marzo 2014, come si ricorderà, fra gli altri l’ex parlamentare Francantonio Genovese, l’ex deputato regionale Franco Rinaldi e le rispettive consorti. Dopo una lunga e dettagliata relazione introduttiva del presidente Alfredo Sicuro e del giudice Maria Teresa Arena (il collegio è formato anche dal giudice Carmelo Blatti), che aveva ripercorso in breve il processo di primo grado, la parola era passata alla pubblica accusa che aveva spiegato i motivi del ricorso in appello. Con l'udienza di marzo si era entrati subito nel vivo del processo.
E l'accusa, rappresentata dal sostituto procuratore generale Adriana Costabile, dopo la requisitoria in cui aveva ripercorso le indagini e il processo di primo grado, aveva chiesto al collegio presieduto dal giudice Alfredo Sicuro dodici aggravamenti di pena rispetto alle 21 condanne inflitte in primo grado, con pene da 2 anni e 2 mesi a 12 anni. Il pg, che aveva anche depositato agli atti una requisitoria cartacea, aveva insistito perchè venisse riconosciuta la sussistenza del peculato nella vicenda, che invece in primo grado è stato ritenuto dai giudici come 'assorbito' dal reato di truffa. Nelle udienze successive la parola è passata alle difese. L'11 giugno, con una lunga e complessa arringa difensiva dell'avvocato Nino Favazzo, difensore anche di Genovese, s'è praticamente concluso il dibattimento. Il legale, in quasi otto ore, toccò tutti i vari aspetti fondanti del processo, a cominciare dalla dualità truffa-peculato, affrontando anche il tema delle perizie dell'accusa che sono agli atti, ritenute di nessuna valenza e fuorvianti rispetto alle reali valutazioni degli immobili gestiti dalle onlus. Oggi quindi l'ultima udienza, come previsto da calendario, con le repliche finali dell'accusa. A mezzogiorno il collegio è entrato in camera di consiglio dove è rimasto per sette ore. Alle 20 il verdetto.
QUESTA DUNQUE LA SENTENZA:
2 anni per Graziella Feliciotto (pena sospesa),
6 anni e 8 mesi e poco meno di 5 mila euro (4.900) di multa per Genovese,
3 anni e 4 mesi per Roberto Giunta,
3 anni e 2 mesi per Franco Rinaldi, interdetto dai pubblici uffici per 5 anni (più di quanto deciso in primo grado),
2 anni e mezzo per Elio Sauta e Chiara Schirò,
3 anni e 9 mesi per Elena Schirò.
Revocata la confisca nei confronti di Giovanna Schirò.
I giudici hanno poi annullato la condanna a risarcire la parte civile per Antonino Di Lorenzo, Domenico Fazio, Roberto Giunta, Liliana Imbesi e Salvatore La Macchia, per i quali comunque sono confermate le condanne.
Escono del tutto, perché prescritte tutte le accuse, l’ex segretaria Concetta Cannavò e Carmelo Favazzo.
Esce perché assolta del tutto – per non aver commesso il fatto – Giovanna Schirò.
LE REAZIONI
“In attesa del deposito della motivazione, il dato più evidente della sentenza, anche per le ricadute sul trattamento sanzionatorio, è la assoluzione di Francantonio Genovese da tutte le contestazioni per riciclaggio, che avevano fatto registrare in primo grado pene a dir poco severe.” Nino Favazzo, difensore dei Genovese, commentò così la sentenza di condanna dell’ex parlamentare a 6 anni e 8 mesi, quasi la metà in meno rispetto alla condanna di primo grado, 11 anni.
“Tra assoluzioni e prescrizioni, dunque, restano in piedi l'associazione a base politico-familiare, due contestazioni per truffa e due per fatturazioni a fronte di prestazioni ritenute inesistenti, oltre alla tentata estorsione nei confronti di Ludovico Albert", spiegò l’avvocato.
In effetti i giudici applicarono una lunga serie di prescrizioni, e rigettato in sostanza l’appello della Procura che voleva un aumento delle pene e la riqualificazione del reato di peculato.
Ma la condanna fu comunque severa.
“Sono certo che, rispetto a ciascuna delle ipotesi per cui oggi è stata confermata la condanna, vi saranno ampi margini per poter fondatamente chiedere ed ottenere una ulteriore modifica nel giudizio di cassazione. Acquisito un importante risultato, insomma, ritengo la partita tutt’altro che chiusa”.
E invece da stasera la partita è chiusa. Già nella giornata di domani, per l’ex deputato si dovrebbero aprire le porte del carcere di Gazzi.
I NUMERI.
Sono 21 le persone finite sotto processo nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Messina che portò alla luce presunte irregolarità nell’ambito della gestione della cosiddetta Formazione siciliana.
22 le parti civili ammesse al processo d’appello e fra i nomi spicca quello di Ludovico Albert, il super manager nominato all’epoca dei fatti dal governatore Raffaele Lombardo alla Regione Sicilia.
Si sono costituiti parte civile nel processo anche la Regione Sicilia e l’Assessorato regionale dell’Istruzione e della Formazione.
LA SENTENZA DI PRIMO GRADO.
Dopo quasi 10 ore di Camera di Consiglio, la Corte della I Sezione Penale del Tribunale, presieduta da Silvana Grasso, emise il 23 gennaio del 2017 la sentenza del processo Corsi d’oro 2.
Erano quasi le 20 quando la Corte (Micali a latere) lesse il verdetto in un'aula affollatissima.
Dopo i primi arresti, quelli nell’ambito di Corsi d’oro 1, scattati nel luglio 2013, fu la volta di Corsi d’oro 2 che portò agli arresti del 19 marzo 2014 e, dopo il sì della Camera il 15 maggio 2014, ad una settimana dalle Europee, all’autorizzazione a procedere, all’arresto di Francantonio Genovese.
Oltre al parlamentare ed al cognato, il deputato regionale Franco Rinaldi, sono imputate altre 10 persone e 5 tra società ed enti di formazione.
Lunga la lista delle ACCUSE mosse dalla Procura di Messina: associazione a delinquere finalizzata alla truffa, tentata truffa, peculato, riciclaggio, falso in bilancio, evasione fiscale.
LE CONDANNE.
FRANCANTONIO GENOVESE a 11 anni (la richiesta era di 11 anni di reclusione) e 20 mila euro di multa
FRANCO RINALDI 2 anni e 6 mesi (5 anni e mezzo la richiesta dell’accusa)
ELIO SAUTA, ex presidente Aram a 6 anni e 6 mesi (erano stati chiesti 8 anni).
MELINO CAPONE, responsabile Ancol 3 anni
NATALE CAPONE responsabile dell'Ancol 3 anni
CHIARA SCHIRO’ 3 anni e 6 mesi
ELENA SCHIRO’ 6 anni e 6 mesi
GIOVANNA SCHIRO’ 2 anni e 3 mesi
STEFANO GALLETTI, commercialista, 3 anni e 6 mesi
GRAZIELLA FELICIOTTO moglie di Sauta 4 anni e mezzo
CETTINA CANNAVO’, ex segretaria di Genovese e tesoriera del Pd, 2 anni pena sospesa
SALVATORE LA MACCHIA ex capo di Gabinetto dell'Assessorato Regionale alla formazione, 2 anni pena sospesa
NATALE LO PRESTI 3 anni
ROBERTO GIUNTA 5 anni e 6 mesi e 9 mila euro di multa.
GIUSEPPINA POZZI 2 anni e mezzo
LILIANA IMBESI 1 anno e 4 mesi
ORAZIO DE GREGORIO 2 anni e mezzo
DOMENICO FAZIO 1 anno e 3 mesi
ANTONINO DI LORENZO 1 anno e 4 mesi
CARMELO FAVAZZO 3 anni e 3 mesi
Assolti Francesco Buda, Salvatore Natoli e Paola Piraino per non aver commesso il fatto.
Per Francantonio Genovese fu disposta l'interdizione dai pubblici uffici per tutta la durata della pena - 11 anni - e ci fu la riqualificazione di alcuni capi di peculato.
Prescritto, infine, un reato fiscale, limitatamente all'anno 2006.
La Corte dispose la confisca di tutto quanto era stato sequestrato ad ottobre 2014 - valutato dalla Guardia di Finanza intorno ai 5 milioni di euro - e dispose le provvisionali in favore di quasi tutte le parti civile costituite, a cominciare dalla Regione Sicilia e l'Assessorato alla Formazione, poi poco meno di una decina tra corsisti e insegnanti dei corsi di formazione.