
Gli esami istologici della vergogna all’Asp di Trapani: Oltre 170 casi di tumori accertati in ritardo. E c’è chi parla di «strage»
Oltre 170 i casi di tumore accertati con mesi e mesi di ritardo e una relazione degli ispettori regionali durissima, che parla di cattiva gestione dell’emergenza e di non adeguata comunicazione agli uffici di Palazzo d’Orleans. La vicenda degli esami istologici della vergogna all’Asp di Trapani si fa sempre più oscura e, secondo le ultime indiscrezioni, il manager dell’azienda sanitaria ha davvero le ore contate. Non appena la relazione arriverà ufficialmente sul tavolo del governatore Renato Schifani, verosimilmente tra oggi e domani, si tireranno le somme delle responsabilità amministrative. E forse le alleanze politiche potranno fare poco per salvare la poltrona del direttore generale, Ferdinando Croce, sostenuto da Fratelli d’Italia.
Sulla vicenda indagano la Procura di Marsala, dopo l’esposto di Maria Cristina Gallo, e quella di Palermo, a seguito del decesso di un paziente di Partinico operato ad Alcamo, che ha atteso il referto per 5 mesi prima di morire. Il ministero della Salute ha disposto un’ispezione, sollecitata dal vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, il 15 gennaio scorso: «Abbiamo dovuto aspettare marzo per ottenere una task force per i referti e gli ispettori del ministero – dice l’onorevole di Forza Italia –. Occorre chiedersi se quello che andava fatto, sia stato fatto per tempo. Evidentemente no, altrimenti non ci sarebbero persone costrette oggi alla chemioterapia, o ancora non avremmo famiglie che piangono i morti o ci sarebbero pazienti con una prognosi migliore. Siamo davanti alla devastazione del principio di responsabilità e di assistenza».Tra i casi accertati emergono storie drammatiche. Annalisa Pernisi racconta la vicenda del padre, 75enne, costretto a sopportare un catetere per cinque mesi in attesa del referto istologico sulla prostata, che ha rivelato un carcinoma. «Ogni 15 giorni, da giugno 2024, mio padre si è recato in ospedale a Marsala per disinfettare la zona del catetere – racconta Pernisi –. Il personale sanitario non sapeva se procedere o meno a un intervento, in attesa dell’esito dell’istologico. Mi veniva detto che non c’erano medici sufficienti ma solo tirocinanti. A ritardare ulteriormente la consegna, l’illeggibilità del documento inviato dall’ospedale di Caltagirone all’Asp di Trapani. Solo a novembre mio padre ha potuto iniziare la radioterapia e la chemioterapia». A Marsala, un 70enne, già malato oncologico, ha atteso 7 mesi per un esame istologico che ha rivelato una recidiva grave. Se avesse ricevuto il referto nei tempi previsti, avrebbe potuto procedere con una semplice ablazione invece di rischiare oggi l’asportazione della vescica. Secondo Nino Oddo, vice segretario nazionale del Psi: «Stiamo parlando di una strage, per trovare un precedente dobbiamo guardare al periodo Covid, dove comunque non si trattò di malasanità. Non credo che vi siano precedenti del genere nella storia della Sicilia».
«Direttore generale e manager, assurdo».
Dura la posizione del segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo: «La sanità siciliana è un pozzo senza fondo e sullo scandalo degli oltre 3000 esami istologici non refertati oggi possiamo anche dire che siamo di fronte ad un muro di gomma, rappresentato da chi è a vertici politici e amministrativi regionali». Il coordinatore siciliano del M5S, Nuccio Di Paola, denuncia il doppio ruolo di Croce: «È assurdo che un assessore, pur di un Comune piccolo, possa contemporaneamente fare il direttore generale di un’Asp, o che il direttore di un’azienda sanitaria diventi assessore alla Salute, rivestendo simultaneamente i panni di controllore e controllato. Le norme attuali lo consentono, ma è assurdo che sia così».