
Esami istologici in ritardo, atto di accusa «impietoso». Si aggrava la posizionedel manager dell’Asp di Trapani, il messinese Ferdinando Croce
«Impietosa»: chi ha letto le prime bozze della relazione degli ispettori sulle cause che hanno determinato l’emergenza referti istologici all’Asp di Trapani ha definito così le pagine che arriveranno sul tavolo dell’assessore Daniela Faraoni solo oggi.
E sono pagine che indeboliranno tantissimo la posizione del manager dell’Asp, Ferdinando Croce. Secondo le prime indiscrezioni filtrate da piazza Ottavio Ziino, l’ispezione fa emergere «differenze abissali» fra i numeri dei referti lavorati a Trapani rispetto a quelli delle altre Asp e soprattutto sono «abissali» anche le differenze fra i tempi di consegna dei referti.
Indizi in questo senso sono evidenti nella direttiva che la Faraoni ieri ha inviato a tutte le Asp e gli ospedali. L’assessore ha prima ribadito che i tempi previsti dalla legge impongono di consegnare i referti in 7 giorni per un esame citologico, 20 per un istologico su un pezzo operatorio complesso, 10 per le «valutazioni delle mutazioni genetiche» e 60 per il «riscontro diagnostico clinico». Invece nelle premesse della direttiva la Faraoni ricorda che «i recenti fatti che hanno interessato la non corretta gestione delle attività del servizio di Anatomia Patologica hanno evidenziato, in alcuni casi, un grave problema dovuto alla mancata applicazione e rispetto delle linee guidata emanate nel 2015». Dunque, al di là dei problemi legati alle carenze di personale nei reparti, la relazione farebbe emergere che ci sono stati errori nella gestione di questi esami dovuti alla mancata applicazione di regole precise e ben note da tempo. A questo si è aggiunta l’ispezione annunciata ieri dal ministero a Castelvetrano. Così la posizione di Croce è diventata ancora più in bilico. E ciò malgrado la difesa che la corrente Musumeci di FdI ha fatto del manager. Con l’ex assessore Razza pronto a precisare che «a Croce non si può addebitare nulla». In realtà a Palazzo d’Orleans e a piazza Ottavio Zinno sta maturando una convinzione opposta. E il fatto che nessun altro big di Fratelli d’Italia - in primis il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno - si sia mosso a difesa del manager viene interpretato come un tacito assenso alle convinzioni che stanno maturando.