
L’indagine nata dalla denuncia dell’architetta messinese Clara Stella Vicari Aversa: Università Mediterranea, 13 prosciolti e 27 a giudizio
Il giorno dell’operazione della Guardia di finanza erano in 51, ma solo per 40 di loro la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio. Nella giornata di giovedì, il gup distrettuale ha “sfoltito” ancora il numero degli imputati coinvolti nel processo “Magnifica”.
Il giudice per l’udienza preliminare, infatti, ha prosciolto 13 persone che escono in maniera definitiva dal procedimento. Per gli altri 27, invece, il 28 marzo prossimo inizierà il dibattimento davanti al collegio del tribunale di Reggio Calabria.
I prosciolti dal gup sono Claudio Roberto M. De Capua, Lidia Errante (avvocato Renato Russo), Philipp Fabbio, Giovanni Gulisano (avvocato Natale Polimeni), Demetrio Maltese, Martino Milardi, Francesco Carlo Morabito (avvocato Polimeni), Emilia Adele Panuccio (avvocati Carlo Morace e Giuseppe Panuccio), Antonello Russo, Francesca Sabatini, Laura Thermes, Giuseppe Tropea, Agostino Urso.
Il gup ha dichiarato il non luogo a procedere per gli imputati accusati di reati oggetto della riforma, tra cui l'abuso d'ufficio e la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, riqualificati in abuso d'ufficio e quindi non più reato. Tra gli imputati rinviati a giudizio ci sono invece gli ex rettori Santo Marcello Zimbone e Pasquale Catanoso. L'inchiesta - condotta dalla Gdf e coordinata dalla procura - ha posto sotto osservazione il filone dei presunti concorsi pilotati per l'assegnazione di cattedre alla Mediterranea. In dieci rispondono di associazione per delinquere, gli altri a vario titolo di falso ideologico, omissione d’atti d’ufficio, concorso in alcune ipotesi di corruzione.
Il periodo delle contestazioni, secondo la ricostruzione delle Fiamme gialle, va dal 2014 fino all'aprile 2022. Il reato principale è associazione per delinquere contestata a dieci imputati, «perché, ciascuno nei ruoli indicati, si associavano allo scopo di commettere molteplici delitti contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica nella direzione e gestione dell'Università Mediterranea».
Le indagini traggono origine da un esposto, presentato alla Procura di Reggio, da una candidata non risultata vincitrice (la messinese Clara Stella Vicari Aversa), nel quale venivano segnalate presunte condotte irregolari perpetrate in occasione dell’espletamento della procedura di valutazione comparativa per un posto di ricercatore universitario. Contro l’esito della selezione, la candidata aveva promosso alcuni ricorsi ma, stando alle indagini, le veniva suggerito di rinunciare all’azione giudiziaria intrapresa ed «aspettare il proprio turno» per avere accesso a future opportunità professionali all’interno del dipartimento.
L’indagine ha evidenziato anche presunte irregolarità nella selezione delle commissioni esaminatrici attraverso la scelta di componenti ritenuti «affidabili» e pertanto idonei a garantire un trattamento favorevole ai singoli candidati scelti «direttamente» o a seguito di «segnalazione». I concorsi che sarebbero stati truccati, secondo gli inquirenti, riguardavano indistintamente le posizioni di ricercatori, di professori ordinari e associati, di assegnisti di ricerca nonché le selezioni per l’accesso ai dottorati di ricerca e ai corsi di specializzazione. Accuse che dopo il vaglio del gup dovranno essere provate nel dibattimento davanti al tribunale dal 28 marzo prossimo.
I nomi
Sono stati rinviati a giudizio, insieme ai due ex rettori Pasquale Catanoso e Marcello Zimbone, anche Albanese Giuliana Renata, Amaro Ottavio Salvatore, Bombino Giuseppe, Condello Antonio, Dato Zaira, De Capua Alberto, Ferrara Massimiliano, Ginex Gaetano, Manganaro Francesco, Manti Chiara, Manti Domenico, Mazza Laboccetta Antonino, Morabito Maria Francesca, Neri Gianfranco, Pellitteri Giuseppe, Russo Rosario Maria Valerio, Saladino Giovanni, Santini Adolfo, Scheda Leonardo, Sciascia Andrea, Tamburino Vincenzo, Taverriti Alessandro, Tornatora Rosa Maria, Trimarchi Michele, Zema Demetrio Antonio.
Dieci imputati sono accusati di associazione a delinquere, tra cui proprio gli ex rettori Catanoso e Zimbone, oltre a Ottavio Amaro, Neri Gianfranco, Santini Adolfo, Ferrara Massimiliano, Mazza Laboccetta Antonino, Saladino Giovanni, Taverriti Alessandro, Russo Rosario.
Altri devono rispondere, a vario titolo, di reati come falso ideologico, omissione d’atti d’ufficio e, in alcuni casi, concorso in episodi di corruzione.
L'INCHIESTA, LE INTERCETTAZIONI.
L'indagine della Procura di Reggio Calabria denominata 'Magnifica' ha rivelato una realtà che in fondo tanti conoscevano già e che è "sistema" in molte università italiane. Un'inchiesta partita da un esposto di un architetto messinese, la messinese Clara Stella Vicari Aversa, 51 anni (nella foto).
"Non ci possiamo far mettere in scacco da una stronz...", "E' tornata alla carica quella grandissima buttana". Frasi inequivocabili pronunciate dai vertici dell'Ateneo di Reggio Calabria, in questo caso dal rettore Zimbone, che emergono dalle carte dell'inchiesta "Magnifica", condotta dalla Guardia di finanza su direttive della Procura reggina, che portò all’interdizione per 10 mesi del rettore dell’Università "Mediterranea", Santo Marcello Zimbone, e per 12 mesi del prorettore vicario Pasquale Catanoso, ex rettore. Analoghi provvedimenti di interdizione riguardarono Ottavio Salvatore Amaro (6 mesi), associato del Dipartimento di architettura; Adolfo Santini (4), direttore dello stesso Dipartimento; Massimiliano Ferrara, direttore del Dipartimento di giurisprudenza, economia e scienze umane (4), Antonino Mazza Laboccetta, associato di quest’ultimo Dipartimento (3), e due funzionari dell’Area tecnico-scientifica, Alessandro Taverriti e Rosario Russo (entrambi due mesi).
L'inchiesta, che all'inizio videro indagate 52 persone, prende origine da un esposto, presentato alla locale Procura della Repubblica negli anni scorsi, da una candidata non risultata vincitrice, la Vicari Aversa, nel quale venivano segnalate condotte irregolari perpetrate in occasione dell’espletamento della procedura di valutazione comparativa per un posto di ricercatore universitario. Contro l’esito della selezione, la vittoria dell'architetto messinese Antonello Russo (tra i prosciolti), dottore di ricerca e docente a contratto in progettazione architettonica e Urbana nell'ateneo reggino, la Vicari Aversa aveva promosso alcuni ricorsi presso i competenti organi di giustizia amministrativa andando sempre avanti nonostante, stando alle indagini, avesse più volte subito pressioni ("dalla prof. Thermes") per rinunciare all’azione giudiziaria intrapresa ed "aspettare il proprio turno" per avere accesso a future opportunità professionali all’interno dell'Ateneo.
«La professoressa Laura Thermes (oggi prosciolta) mi ha prospettato la possibilità - raccontò la Vicari Aversa ai militari - nel caso avessi ritirato il ricorso, di verificare se era possibile recuperare la situazione al fine di evitare che fossi tagliata fuori dall’ambiente universitario»; anche se il suo destino da ribelle del sistema universitario era tristemente segnato tanto che la Thermes diceva ad un altro docente, Francesco Cardullo, della Vicari Aversa: «Lo vuoi capire che Clara Stella non vincerà mai questo concorso per ricercatore, ti vuoi mettere il cuore in pace?». "La Thermes - scriveva nella misura cautelare il gip - aveva interesse a che il concorso fosse vinto da uno dei suoi tre allievi e che pertanto era arrivato, secondo il sistema di gestione, illecito, il turno per uno dei predetti allievi".
L'esposto aveva creato "un clima di ostruzionismo e ritorsione", secondo gli inquirenti, creato "dalla Thermes verso la Vicari, colpevole di aver fatto ricorso al giudice amministrativo per la tutela dei suoi diritti". "La vicenda - scriveva il gip Quaranta - consente di comprendere la portata del predominio, nell'ambiente accademico, dei professionisti affermati, e la loro capacità di imporre regole di funzionamento non meritocratiche e discriminanti verso chi non vi si rassegna".
Così funzionava anche alla “Mediterranea” di Reggio Calabria. Per il pool coordinato dal procuratore Giovanni Bombardieri il ventaglio di accuse comprende «l’esistenza di un’associazione dedita alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica nella direzione e gestione dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e delle sue articolazioni compartimentali».
Alla base di quel concorso, secondo l'accusa, la volontà di far vincere un altro candidato, anche lui messinese, l'architetto Antonello Russo. «Questo ragazzo non lo possiamo mandare in mezzo ad una strada» oppure «cazzo il posto è uno... lo vuoi capire che è per lui» - sosteneva il rettore di Reggio Calabria, Santo Marcello Zimbone, con il pro rettore vicario, Pasquale Catanoso ("centrale nella direzione illecita delle vicende universitarie"), pronto a sfoderare le sue relazioni privilegiate come rimarca il Gip di Reggio: “Il Rettore rivela che il Catanoso sta provando a conoscere in anticipo le statuizioni del Consiglio di Stato, tanto che afferma che se questa informazione fosse ottenuta (e fosse nel senso dell'annullamento dell'esito concorsuale, con assenza del vincitore), correrebbe il rischio di bandire subito il posto...”.
Come si evince dalle carte, in molti si sarebbero interessati a una posizione da “tutelare” a discapito della Vicari. Lo stesso Zimbone in una conversazione con Gianfranco Neri dice: «Ma chi glielo dice a lui, lui un anno come campa? ..omissis... questo come campa un anno? Questo è il problema perché se si.. se lui fosse stato uno agiato, io gli dicevo, per un anno te ne vai in vacanza ...omissis... e poi tra un anno io te lo assicuro che ti chiamo... A quel punto non c'è la continuità è difficile dimostrare che è una soluzione che abbiamo fatto in caso no? ...omissis... c'ha l'abilitazione.….se invece lo fai... - abbiamo a che fare purtroppo con una stronza, questa si mette la e ci crea rogne …omissis...» e Neri risponde confermando che «però ci possiamo far mettere in scacco da una stronza?».
Ma per Zimbone la causa non poteva essere abbandonata: «Io c'ho le carte, lui mi ha portato le carte... e adesso me la studio e non so... una cosa la faremo.. certamente non lo lascio in mezzo alla strada...».
La volontà di forzare le procedure concorsuali salta all’occhio anche dalla conversazione tra altri indagati: Sciascia: 'si prego' Dato: 'sto leggendo il giudizio individuale di Giuseppe sulla signora... Sciascia: 'si' Dato: 'sull'architetto, allora... poiché la commissione di prima, rileva una .si, impegno... etc etc ... ma una, come dire un deficit di capacità critica che le viene dall'avere svol... cioè di individuabilità della sua crescita scientifica dal dalla capacità critica sua... invece qui stiamo dicendo che è perfetta ... allora poi come facciamo a dire che non è così? 'Sciascia: 'togli qualche cosa, togli togli togli' Dato: "proprio perché ho letto poco fa. Pellitteri: "'smorzo 'Sciascia: 'smorza questo ce l'eravamo posti.. Pellitteri: 'si perché lo avevamo visto dopo questa cosa. Dato: 'e esatto perché io poi me li sono (..incle.] 'Pellitteri: "'eh esa... Sciascia: 'smorza smorza' Pellitteri: smorza abbondantemente si ... anche perché... rimaniamo diciamo.. Sciascia: "'..(legge ) gli esaminati' Dato: poi gli diamo lo spunto dice... vedi se le prove dice, le guardavano meglio questi era... Sciascia: 'si si' Pellitteri: 'e ci diamo la zappa sui piedi'
Per il giudice questa conversazione "è a dir poco disarmante".
Per il giudice Vincenzo Quaranta, «non vi è dubbio come la commissione pur di assicurare la prevalenza del Russo abbia dovuto "smorzare", vale a dire sminuire il valore dei titoli prodotti della Vicari, quantitativamente in numero maggiore rispetto a quelli offerti del Russo. Una obiettiva valutazione di tali titoli, come emerge dalla viva voce degli indagati, che hanno agito sotto le direttive e il condizionamento dei vertici dell'Ateneo, avrebbe determinato la prevalenza della Vicari. Si deve ricordare che importanti criticità erano state già rilevate dal G.A. in relazione alla valutazione dei titoli, sempre caratterizzata di disparità di trattamento, che aveva in sede di appello evidenziato come anche la prova progettuale elaborata dal Russo presentasse difetti, mancanze di elementi essenziali di tipo strutturale, con incidenza sul piano della interazione funzionale dell'opera».
TUTTI PER RUSSO.
Dalla lettura complessiva delle intercettazioni, secondo il gip, emerge chiaramente "l'impegno collettivo profuso dei docenti del Dipartimento di Architettura e Territorio per 'sistemare' la situazione lavorativa di Antonello Russo, a fronte delle plurime iniziative giudiziarie intavolate dalla Vicari".
In una intercettazione del maggio del 2018 l'architetto Russo (ripetiamo, oggi prosciolto dal gup) riporta alcune espressioni pronunciate dal Rettore Catanoso e dal prof. Gianfranco Neri in cui gli stessi prospettano l'annullamento del concorso per l'incarico di ricercatore a tempo indeterminato e l'organizzazione di una 'chiamata ad associato', ovvero nominare Russo professore associato. L'annullamento avrebbe consentito, per quanto spiegato da Russo a due docenti napoletani in trasferta a Reggio, di evitare di lasciare 'la posizione aperta', ossia il bando per ricercatore a tempo indeterminato pendente e al contempo di dover aggiudicare il posto a una persona indesiderata: "ho parlato con tutti e tutti mi dicono di stare tranquillo...'noi vogliamo che entri tu', mi hanno detto".
L'ipotesi dell'annullamento del concorso ‘è stata valutata in modo concreto dagli indagati (Amaro, Neri e Catanoso)’, come emerge dalle conversazioni in ambientale nell'ufficio dell'allora rettore Catanoso. Su tutto incombono i ricorsi della Vicari.
"Ad avviso di questo giudice - scrive il gip Quaranta - è importante evidenziare come siano i vertici dell'Ateneo a coinvolgere docenti esperti in diritto amministrativo per trovare soluzioni idonee a garantire i loro illeciti obiettivi... cioè fornire ausilio alla commissione nominata per la terza rinnovazione nel redigere i giudizi in modo tale da far prevalere il Russo sulla Vicari e da rendere tali giudizi inattaccabili sul piano giurisdizionale amministrativo".
Ma sono gli stessi tre professori nominati come commissari (Andrea Sciascia dell'università di Palermo, Giuseppe Pellitteri, anche lui di Palermo e Zaira Dato, dell'università di Catania) per valutare i titoli di Russo e della Vicari ad ammettere che quest'ultima fosse più titolata rispetto al Russo. Il gip scrive di "conversazioni istituzionalmente imbarazzanti e della piena consapevolezza dei commissari di dover fare in modo di sminuire il valore dei titoli professionali della Vicari".
UNA MEZZA PAGINETTA...
I tre esaminatori si rendono conto del fatto che 'i titoli indicati dal Russo rappresentano una produzione scientifica dello studio Modulo 4, del quale - scrive il gip Quaranta - il predetto è solo uno dei professionisti presenti e rilevano la mancanza di specificazione della parte svolta in prima persona da parte del candidato. Una di loro viene registrata mentre rileva che le produzioni presentate dal Russo consistono in dei meri progetti ed in generale non hanno una effettiva consistenza: "questa non è una pubblicazione...è una mezza paginetta, lui la presenta come pubblicazione...dico ho capito che deve vincere lui...però almeno...."'. Secondo il gip c'è quindi una sottovalutazione dei titoli della Vicari e una sopravvalutazione di quelli di Russo. “L'unica finalità - sempre secondo il gip - è 'far passare' il Russo, cosa che poi avverrà”.
"Ad avviso di questo giudice, il contenuto della conversazione è imbarazzante ed è indicativo di come i tre commissari abbiano avuto lo scopo di assicurare il volere dei vertici dell'Ateneo. Da' conto di come i tre commissari siano alla costante ricerca di elementi, dettagli, per giustificare il giudizio di prevalenza del Russo sulla Vicari, sino ad arrivare a valorizzare in chiave strumentale titoli presenti nel curriculum, del Russo e assenti invece in quello della Vicari, omettendo tuttavia di rilevare le criticità pur presenti nella complessiva valutazione dei titoli dello stesso Russo, come le 'mezze paginette'....".
"I commissari hanno agito tradendo i loro doveri di correttezza, fedeltà e imparzialità e le evidenze captate danno conto di come il tutto sia avvenuto per iniziativa del Neri, del Santini e della Thermes (prosciolta) che si sono assicurati la disponibilità dei tre commissari a favorire il Russo. Non vi è stata, ad avviso di questo giudice, - scrive il gip Quaranta - una valutazione obiettiva dei titoli, dei profili professionali, ma una valutazione che ha risposto ad un obiettivo predeterminato dai vertici dell'Ateneo, compresi il Rettore e il Pro Rettore, con grave vulnus per il sistema universitario che non può permettersi, vista la delicata funzione istituzionale che svolge, di non perseguire il valore, legale, della promozione del merito".
Gli elementi acquisiti danno conto di "come il 'sistema reggino' riesca a condizionare l'operato delle commissioni di esame che omettono di agire in piena autonomia e indipendenza, tradendo le più elementari regole che devono informare le gestione dei lavori di commissione: correttezza, imparzialità, trasparenza e promozione del merito/buon andamento dell'azione amministrativa".
Su Antonello Russo (prosciolto dal gup), il giudice delle indagini preliminari che ha firmato le misure cautelari scriveva di "giudizi del tutto alterati, non veritieri, di formule prive di una reale funzione motivazionale e di contenuto", ma anche di frustrazioni delle "legittime aspettative della candidata Vicari" in un sistema "che non lascia scampo e mortifica le aspettative di chi non ha con lo stesso agganci diretti o indiretti".