
In memoria di Attilio Manca, mamma Angela: ”Voglio la verità sulla morte di mio figlio”
di Jamil El Sadi - Tante le persone accorse all’Auditorium Maggiore La Rosa. Molti amici della famiglia Manca, vecchie conoscenze di Attilio e di suo fratello Gianluca. Sul palco, assieme ad Angela, anche Barbara Floridia, senatrice e presidente della Commissione di vigilanza Rai; Fabio Repici, legale della famiglia Manca; Luca Grossi, redattore di ANTIMAFIADuemila; Luciano Armeli Iapichino, docente e scrittore; e Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto di Catania.
Una donna coraggio, Angela, come le madri di Plaza de Mayo in Argentina. Nonostante siano passati 21 anni continua a chiedere giustizia per il figlio che gli è stato strappato. Attilio fu testimone oculare degli ibridi connubi che si celavano dietro la latitanza di Bernardo Provenzano, trovandoselo in sala operatoria – a sua insaputa – per asportare un tumore alla prostata.
“La signora Manca è un simbolo: sincera, leale, sana - ha detto Ardita -. Mi fa molto piacere essere qui a rendere omaggio ad Attilio. Questa è una storia nella quale si incrociano esigenze di giustizia negate, mancate verità e poi un orribile tentativo di portare lontano la ricostruzione dei fatti dalla realtà. Un'offesa alla persona che è stata vittima di questo grave fatto, ma anche un’offesa alla sua dignità personale e professionale”.
La morte di Attilio, infatti, venne bollata come un suicidio per overdose. Eppure, la scorsa Commissione parlamentare antimafia scrisse nero su bianco che gli inquirenti di Viterbo - i quali si occuparono per primi del caso - svolsero le indagini "in maniera superficiale" agendo con atteggiamento "precostituito" a confermare la "tossicodipendenza (e quindi la tesi del suicidio, ndr) della vittima, più che alla ricerca, scevra da pregiudizi, della verità su quanto accaduto".
Secondo quella Commissione, la Procura avrebbe omesso molti accertamenti "indispensabili per un'inchiesta che si voglia definire quantomeno decente, tra cui gli esami dattiloscopici per identificare i proprietari delle impronte trovate sulla scena del crimine, gli accertamenti genetici sulle cicche di sigarette repertate, la ricerca di impronte sulle due siringhe usate per iniettarsi la dose letale di eroina".
Una verità nascosta fino all’ultimo per non ammettere che “Attilio Manca è stato ucciso dallo Stato”, ha detto Luca Grossi. “Se conoscessimo fino in fondo la verità sconquasserebbe le fondamenta della Repubblica perché andrebbe a toccare fatti scomodi come la latitanza dorata di Provenzano”. La morte di Attilio “era un caso da manuale - ha aggiunto -. Il modo di ucciderlo era utilizzato assai frequentemente da agenti dei servizi segreti, anche stranieri, specie americani, per uccidere persone inscenando un suicidio”.
Il 22 aprile del 2023 venne fatta ufficialmente la richiesta di riapertura delle indagini sulla morte di Attilio alla procura di Roma. “Attendiamo con fiducia di conoscere i risultati dell’attività di indagine della Procura capitolina”, ha detto l’avv. Repici, legale della famiglia Manca. Anche Gianluca Manca confida nella Procura di Roma per “cristallizzare finalmente ciò che sappiamo: mio fratello non si è suicidato”.
“Il primo passo per collasso della democrazia è la riscrittura della storia da parte di un potere che ha necessità di nascondere - ha aggiunto l’avv. Repici -. Come in questo momento sta accadendo”. Ecco il perché dei depistaggi. “I depistaggi sono materia calda attuale - ha detto -. Si dice che siamo tutti d’accordo sul diritto alla verità dei familiari delle vittime. Come fosse un enunciato di principio. Poi quando c'è da verificare le falle nelle attività di ricerca di Provenzano o nei servizi di sicurezza la musica cambia”.
L’uccisione di Attilio Manca mostra evidentemente come “il problema non sia solo la mafia, ma anche le filiere del potere legale legate ad essa - ha sottolineato -. Ci fosse una totale cesura tra criminalità organizzata e potere legale, il problema si ridurrebbe a un gruppo di bande criminali magari particolarmente violente. Ma che verrebbero meno in breve tempo. L'esistenza di quelle connessioni con il potere legale, invece, hanno come diretta e immediata conseguenza la morte e l'uccisione di persone come Attilio Manca”.
Serve impegno, dunque, anche da parte delle istituzioni che troppo spesso hanno abbandonato i familiari delle vittime innocenti di mafia. “Dobbiamo partecipare, esserci e prendere di petto non solo come istituzioni ma anche come cittadini i temi fondamentali del nostro territorio - ha detto la senatrice 5Stelle Barbara Floridia -. La mafia c’è ancora e sta tornando. Il caso di Attilio non è storia passata e non può essere reclusa ad una questione di famiglia”.
Un impegno accolto anche da Pino Galluzzo, deputato all’Ars tra le fila di Fratelli d’Italia nonché vecchio amico di Attilio Manca. “La città ha bisogno di verità - ha detto -. Bisogna metterci la faccia non solo quando si è all'opposizione ma anche quando si è nella maggioranza. Mettercela sempre. Questa città ha necessità di riconciliarsi con la verità assoluta di ognuno di noi al di là di ciò che rappresenta. Per questo è necessario ricordare la morte di Attilio Manca e non smettere di chiedere verità”. fonte: da antimafiaduemila - foto Paolo Bassani