
Giampiero Cicciò si racconta a “Vite spericolate”: “Ho visto nascere nei miei allievi qualcosa che li fa brillare”
Di Tonino Cafeo. "Vite Spericolate-storie speciali di persone normali", dopo una parentesi di due settimane dedicata ai reportages da terre lontane, torna in riva allo stretto e ci porta a casa di un attore e regista di primo piano. La trentacinquesima puntata del nostro format è infatti dedicata a Giampiero Cicciò.
L'artista messinese,residente a Roma da tanti anni, di passaggio nella sua città natale, si è raccontato volentieri alle nostre telecamere offrendoci l’opportunità di viaggiare dentro una vita ricca di incontri importanti e occasioni di crescita, in cui il teatro, il cinema e ogni altra forma di espressione hanno avuto un ruolo fondamentale.
Giampiero ha respirato cultura e comunicazione fin da bambino. È infatti figlio di due giornalisti, Domenico Cicciò, critico letterario e cronista culturale di punta della Gazzetta del Sud negli anni '50 e '60, e Italia Moroni, prima donna a entrare stabilmente nella redazione del quotidiano peloritano.
La sua vocazione teatrale quindi trova precocemente terreno fertile ma si sviluppa e matura alla scuola di Vittorio Gassman. Cicciò infatti nella seconda metà degli anni ottanta arriva a Firenze dove frequenta i corsi di recitazione della Bottega Teatrale fondata e diretta dal grande attore, che lo dirige al suo debutto, nel 1988, con un testo di Elsa Morante. Sempre a Firenze stringe un forte legame affettivo con un’altra giovane messinese, Celeste Brancato, che sarà sua compagna di avventure sul palcoscenico fino alla sua prematura scomparsa. Con questo bagaglio di esperienze, Giampiero Cicciò nel 1991 inizia a lavorare con il regista Giancarlo Cobelli. Insieme mettono in scena testi di John Osborne, Christopher Marlowe, William Shakespeare, Hugo Von Hoffmansthal, Pierre Corneille.
Nel corso di una ormai lunga carriera Cicciò ha collaborato con registi di primo piano come Alvaro Piccardi, Federico Tiezzi, Giorgio Barberio Corsetti, Ninni Bruschetta. Come regista e autore ha debuttato nel ‘96 a Roma, con la tragicommedia La favola della pelle e della rosa, mentre negli anni seguenti si è misurato con i testi di Molière, Goldoni, Schiller, collaborando con il Circuito del mito, Taormina Arte e altri importanti festival teatrali. Fra i suoi lavori più recenti e significativi, il cortometraggio Rashid, scritto e diretto nel 2013 con cui ha vinto tre premi (regia, miglior attore, miglior attore non protagonista) al MareFestival “Massimo Troisi” di Salina; lo spettacolo Lei e lei, che ha debuttato al Teatro Vittorio Emanuele di Messina nel 2015; l’adattamento e la messa in scena di 'Molto rumore per nulla' di Shakespeare sempre al Vittorio Emanuele in prima nazionale nel 2021; il dramma L’albergo dei poveri , tratto da Bassifondi, di Maksim Gorkij, per la regia di Massimo Popolizio, nel 2024 al Teatro Argentina di Roma.
Giampiero Cicciò è anche direttore artistico del festival romano InDivenire e insegnante di recitazione in diversi progetti che coinvolgono gli ospiti di alcune case circondariali. Perché “il teatro” ci ha confessato “ha la capacità di far emergere in ciascuno di noi qualcosa che da brillare”.
Tutto questo e molto altro ancora nella nostra conversazione.
Buona visione.