15 Gennaio 2025 Giudiziaria

Omicidio Agostino, Cassazione rimanda decisione su Nino Madonia al 30 gennaio

Nessun verdetto in Cassazione. Slitta al 30 gennaio la decisione della Suprema corte sul processo che vede imputato il boss di Cosa nostra Antonino Madonia, capomandamento di Resuttana (Palermo), come mandante dell'omicidio dell'agente di polizia Nino Agostino (in foto), ucciso insieme alla moglie Ida Castelluccio (incinta) il 5 agosto '89 a Villagrazia di Carini. I supremi giudici della Prima Sezione Penale, riunitisi in camera di consiglio a metà pomeriggio, hanno comunicato in serata il differimento della decisione dopo l'udienza in cui la procura generale della Cassazione ha chiesto di rigettare il ricorso della difesa del boss detenuto al 41bis, per il quale nell'ottobre del 2023 la Corte di Assise di Palermo ha ribadito l'ergastolo, già inflitto in primo grado dopo il rito abbreviato.
Una decisione insolita, ma che non ha intimorito il sostituto procuratore generale della Cassazione Giuseppina Casella. Uscita dall'aula Giallombardo ha detto che si tratta di una necessità e l'importante è che "decidano bene". Per questo serve più tempo. Questa mattina, durante la sua requisitoria, la pg aveva chiesto la conferma dell'ergastolo sottolineato come i giudici sono chiamati a "trattare un fatto risalente a oltre 35 anni fa" per cui la necessità di "uno sforzo importante di ricostruzione da parte dell'autorità giudiziaria di Palermo, che si è anche trovata di fronte a qualche tentativo di depistaggio". Nell'ottobre del 2023 la Corte di Assise di Palermo aveva ribadito l'ergastolo per Madonia, già inflitto in primo grado dopo il rito abbreviato, per il boss detenuto al 41 bis.

Nel suo intervento, nonostante la necessità di adoperare una sintesi, aveva richiamato all'attenzione anche alcuni elementi imprescindibili per smontare il ricorso della difesa. Tra questi, Casella ha dato ampio spazio all’attendibilità delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia: “Le dichiarazioni di Vito Galatolo sono un punto fermo in questo processo, a cui si aggiungono tra le altre quelle di Giovanni Brusca e Oreste Pagano”. Non solo. Particolare attenzione l'ha messa anche a difesa delle dichiarazioni di Vincenzo Agostino, padre dell'agente ucciso quel terribile 5 agosto '89, che fin da subito si è speso nella ricerca di verità e giustizia, la cui credibilità e genuinità è "indiscutibile". Casella ha inoltre evidenziato ai supremi giudici i depistaggi celati dietro le piste alternative: quella “interna”, palesata da Guido Paolilli - ex collega di Agostino - e Arnaldo La Barbera, al tempo capo della Squadra mobile di Palermo; e poi la cosiddetta “pista Sottile” che condurrebbe a Totò Riina come mandante e non a Nino Madonia. Ma "il ragionamento probatorio che ha operato la Corte territoriale - e quindi il collegamento dei fatti storici, fattuali e logici - a ritenere che il delitto sia stato deliberato da Nino Madonia non è frutto di una costruzione illogica o fallace. Si tratta dell’esito di un iter argomentativo complessivo che poggia su elementi di prova dichiarativi, fattuali e logici”.

E il movente dell'omicidio deve essere valutato alla luce dell'attività dell’Agostino: ovvero, il cacciatore di taglie. Nino Agostino, infatti, da quanto è emerso nel corso del procedimento, non era un semplice “piantone” del Commissariato San Lorenzo. Svolgeva delle attività “extra ufficio” come la ricerca di pericolosi latitanti di Cosa nostra. Lavoro che lo ha presto messo al centro del mirino di quell’ibrido connubio che nel 1989 imperava a Palermo, composto da mafia e servizi segreti deviati. Per lo stesso fatto, il 7 ottobre scorso nel processo con rito ordinario (Madonia ha chiesto ritorno abbreviato) è stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Palermo anche il boss dell’Acquasanta Gaetano Scotto, accusato del duplice omicidio Agostino-Castelluccio. Assolto, invece, l'altro imputato, Francesco Paolo Rizzuto - sedicente amico di infanzia dell'agente Agostino -, accusato di favoreggiamento aggravato.

Si dovrà attendere altro tempo, dunque, per capire se la Cassazione accoglierà le richieste della Procura generale mettendo una prima parola "fine" sulla vicenda, oppure no. Lo sperano Nino Morana e Nunzia Agostino, rispettivamente nipote e sorella dell’agente ucciso a Villagrazia di Carini, che da questa mattina non hanno smesso di pensare a “Nonno Vincenzo”, padre dell’agente Agostino, che avrebbe tanto voluto essere presente in aula. Vincenzo è venuto a mancare lo scorso aprile dopo una vita spesa alla ricerca delle verità sull’omicidio del figlio e della nuora, assieme a sua moglie, Augusta Schiera, morta prima di lui nel 2019. Due monumenti viventi dell'antimafia che hanno girato in lungo e in largo per l'Italia per testimoniare il proprio dolore. Una corsa contro il tempo la loro, mentre la giustizia, al contrario, camminava lentamente. Non resta che aspettare il 30 gennaio.