Il processo Totem sul clan di Giostra, ecco la sentenza d’appello: 14 anni e 6 mesi per Luigi Tibia, assolto Vincenzo Misa
Di Edg - Si era aperto a novembre, davanti alla sezione penale della corte d’appello presieduta dal giudice Carmelo Blatti, il nuovo processo di secondo grado per i riti ordinari per il gruppo mafioso di Giostra, nome in codice “Totem”, che è tornato a Messina dopo un rinvio della Cassazione del giugno dello scorso anno.
Al centro del dibattimento comunque, visto che la responsabilità è ormai acclarata ed è diventata definitiva, c’èra solo la rideterminazione della pena.
La sentenza
Ed eccola la sentenza decisa oggi pomeriggio dalla corte d’appello di Messina:
Assoluzione per Vincenzo Misa con la formula “per non aver commesso il fatto”. A questo proposito i due legali, Luccisano e Silvestro, dichiarano: «L’assoluzione di Vincenzo Misa, dopo il rinvio dalla Cassazione e quasi sei anni di custodia cautelare in carcere, ha dimostrato, ancora una volta, che una posizione processuale deve essere valutata alla fine del processo e non durante le varie fasi che ben possono subire dei radicali cambiamenti, come in questo caso».
14 anni e 5 mesi di carcere per il boss Luigi Tibia.
9 anni e 6 mesi di carcere invece per Paolo Aloisio, Giuseppe Molonia, Calogero Smiraglia, Giuseppe Schepis, Paolo Mercirio, Massimo Bruno, Teorodo Lisitano, Luciano De Leo e Antonio Musolino.
L’inchiesta è del 2016.
È l’inchiesta del 2016 sulla riorganizzazione del clan mafioso di Giostra sotto la “reggenza” di Luigi Tibia, che guardava non soltanto ai “settori” tradizionali come droga e estorsioni ma aveva allargato all’epoca gli affari con l’industria del divertimento, dei lidi balneari, e delle cosiddette “macchinette mangiasoldi (i “Totem”, appunto).
La sentenza della Cassazione.
A giugno dello scorso anno era stata la VI sezione penale della Cassazione a decidere tutto. I giudici avevano annullato con rinvio la precedente sentenza d’appello per Vincenzo Misa, solo per il reato associativo, l’unico reato per cui era stato condannato alla pena di 12 anni di reclusione. Per Misa quindi si è dovuto rifare nel merito il processo.
Ed ancora avevano annullato con rinvio - ma limitatamente alla determinazione del trattamento sanzionatorio - per verificare se può applicarsi la cosiddetta modifica in peius per il reato associativo per tutti gli altri imputati, ovvero Luigi Tibia, Paolo Aloisio, Giuseppe Molonia, Calogero Smiraglia, Giuseppe Schepis, Paolo Mercirio, Massimo Bruno, Teorodo Lisitano, Luciano De Leo e Antonio Musolino, nei confronti dei quali era diventa irrevocabile l’accertamento di responsabilità per tutti i reati contestati. In concreto, a quanto pare, è già stata concordata la pena da irrogare tra accusa e difesa per tutti gli imputati tranne che per Misa, per il quale si è entrati nel merito nell’udienza di oggi.
Parte civile nel procedimento è il comitato Addiopizzo onlus di Messina.
Le pene concordate
Nell’ultima udienza, presente per l’accusa il sostituto procuratore generale Giuseppe Costa, sono state formalizzate dai legali le proposte di pena concordata tra accusa e difesa, che sono sostanzialmente di 9 anni e 6 mesi per tutti gli imputati tranne che per Tibia (la sua è più alta, 14 anni e 5 mesi). Poi l’udienza è stata differita ad oggi per affrontare nel merito la posizione di Misa, con l’intervento dei suoi difensori, gli avvocati Salvatore Silvestro e Pietro Luccisano.
Parecchi sono i legali impegnati nella difesa in questa lunga vicenda processuale, gli avvocati Alessandro Billè, Salvatore Silvestro, Carlo Autru Ryolo, Ettore Schillaci, Antonello Scordo, Nico D’Ascola, Maurizio Scarpari, Giuseppe Donato, Giuseppe Serafino e Pietro Luccisano.