TUTTI I DETTAGLI – LA CORRUZIONE NELL’APPALTO DEL TORRENTE BISCONTE, ACCOLTE LE RICHIESTE DI PATTEGGIAMENTO DI MAURIZIO CROCE (3 ANNI E 7 MESI), VAZZANA, CAPIZZI E VENUTI
di Enrico Di Giacomo - Si è conclusa con l'accoglimento delle richieste di patteggiamento (lievemente modificate dalle difese per evitare la possibile preclusione in caso di identica riproposizione rispetto alle istanze a suo tempo rigettate dal gup) l'udienza davanti al collegio C della Prima Sezione Penale del Tribunale presieduto dal giudice Domenico Armaleo (e composto anche dai colleghi Rita Sergi e Giovanni Albanese) per i principali protagonisti del procedimento scaturito dall’inchiesta sul caso di corruzione elettorale legata ai lavori nel torrente Bisconte-Cataratti.
Le proposte di pena concordate sono quindi state ritenute congrue e accolte dal Tribunale. L’ex soggetto attuatore dell’Ufficio regionale per l’emergenza idrogeologica (già assessore regionale al Territorio, ex consigliere comunale e candidato a sindaco di Messina per il centrodestra nelle ultime amministrative) Maurizio Croce ha concordato la pena a 3 anni 7 mesi e 10 giorni, con l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni; l’ex direttore generale dell’Arpa, amico e collaboratore di Croce, Francesco Carmelo Vazzana è stato condannato a 3 anni di reclusione convertiti in lavori di pubblica utilità per complessivi 1095 giorni di lavoro che saranno definiti nei dettagli e seguiti dall'Uepe, l'Ufficio dell'esecuzione penale esterna (la modifica in questo caso è stata l'esclusione della esenzione dalle pene accessorie; esenzione che invece in origine era prevista nell'accordo).
Due anni (pena sospesa e il riconoscimento delle attenuanti per chi ha collaborato) la condanna concordata invece per l'imprenditore ed ex sindaco di Maletto Giuseppe Capizzi; stessa pena per Rossella Venuti anni (pena sospesa e sanzione accessoria). Anche qui, come per Vazzana, in origine era prevista l'esenzione della pena accessoria.
Hanno difeso gli avvocati Bonaventura Candido, Carmelo Peluso, Alberto Gullino, Fabrizio Biondo, Nunzio Rosso e Giuseppe Piazza.
I DETTAGLI DEL PROVVEDIMENTO.
L'avvocato Peluso, per la posizione di Giuseppe Capizzi, ha chiesto di applicare la pena di due anni di reclusione così calcolata: 4 anni per il capo 1 ridotta ad 1 anno e 10 mesi, aumentata di 4 mesi per il capo 3 e per il capo 4, di 2 mesi per i capi 2, 5, 6 così arrivando alla pena di 3 anni, ridotta a 2 anni per la scelta del rito. Richiesta subordinata alla sospensione condizionale della pena e pene accessorie.
L'avvocato Candido, nell'interesse di Maurizio Croce, ha chiesto l'applicazione della pena calcolata come segue: pena base 5 anni e 3 mesi aumentata a 5 anni e 5 mesi di reclusione, ridotta per scelta del rito a 3 anni, 7 mesi e 10 giorni. Richiesta subordinata all'esenzione dalle pene accessorie.
L'avvocato Rosso, per la posizione di Vazzana, ha reiterato la richiesta già formulata emendata quanto alla richiesta subordinata della sospensione delle pene accessorie.
L'avvocato Piazza, per la posizione di Venuti, ha reiterato la richiesta di patteggiamento già formulata emendata quanto alla richiesta di subordinare la sospensione condizionale della pena anche alle pene accessorie.
MAURIZIO CROCE TORNA IN LIBERTA' DOPO 8 MESI.
Il Tribunale ha revocato la misura cautelare per Francesco Vazzana (domiciliari) ed anche per Maurizio Croce, quest'ultimo ai domiciliari da 8 mesi (accogliendo per quanto riguarda Maurizio Croce, su parere favorevole dei pm Marco Accolla e Liliana Todaro, la richieste avanzata dal legale Bonni Candido). I giudici hanno disposto la loro immediata liberazione.
I giudici, inoltre, hanno disposto "...la confisca del profitto del reato pari ad euro 93.165,44 nella titolarità della SRFF Spa, gestrice del Verdura Resort".
LE RICHIESTE DELLA PROCURA.
Queste erano state le richieste di patteggiamento che, a suo tempo, avevano avuto il consenso dei sostituti procuratori Liliana Todaro e Marco Accolla che hanno condotto l’inchiesta della Guardia di Finanza: 3 anni e 6 mesi per Maurizio Croce, l’ex soggetto attuatore dell’Ufficio regionale per l’emergenza idrogeologica e imputato principale del processo; 2 anni per l’imprenditore e “gola profonda” Giuseppe Capizzi, 3 anni per l’ex direttore generale dell’Arpa Sicilia Francesco Vazzana e 2 anni per Rossella Venuti.
A luglio la giudice per le indagini preliminari Arianna Raffa aveva rigettato le proposte ritengono le pene non adeguate ai fatti contestati. L'unico patteggiamento che era stato accolto era stato quello che interessava Emanuele Capizzi (otto mesi), amministratore del Consorzio Progettisti Costruttori, la società che aveva ricevuto l'incarico di lavorare sul torrente.
IL PROCESSO ORDINARIO.
Per tutti gli altri il processo in ordinario prosegue il 28 gennaio prossimo. Corruzione, finanziamento illecito ai partiti, truffa e tentata truffa le accuse contestate a vario titolo.
L'INDAGINE. LE CONFESSIONI DI CAPIZZI.
Al centro dell’indagine condotta Guardia di Finanza le rivelazioni dell’imprenditore brontese ed ex sindaco di Maletto Giuseppe Capizzi, la cui ditta vinse l’appalto per mettere a posto le cose nel torrente Cataratti-Bisconte, ma che secondo l’accusa e le sue stesse dichiarazioni si prodigò per tutta una serie di “favori extra” richiesti proprio da Croce anche durante la sua campagna elettorale a sindaco. L’indagine aveva preso il via a seguito di un controllo disposto dal prefetto presso il cantiere di “riqualificazione ambientale e risanamento igienico dell’alveo del torrente Cataratti-Bisconte e opere varie nel Comune di Messina”. Dalle indagini emerse che si sarebbe stato un rapporto privilegiato, consolidatosi nel tempo, tra il vertice della struttura commissariale e il rappresentante legale dell’impresa esecutrice dei lavori. Alla fine sono stati in quattordici ad arrivare davanti al giudice per le udienze preliminari: 13 persone fisiche e poi una ditta, la S.C.S. Costruzioni Edili srl di Maletto, della famiglia Capizzi.
La gup Simona Finocchiaro, dopo aver separato quanti avevano chiesto di patteggiare, aveva disposto il rinvio a giudizio per quanti avevano deciso di proseguire con l’ordinario. In particolare si tratta dell'imprenditore Rosario Arcovito, il geometra Antonino Cortese, Giovanni “Enzo” Cucchiara, Francesco Di Maio, Giuseppe Francesco Mazzeo, Giovanni Pino, Giuseppe Vaccarino, Davide Tommaso Spitaleri.
Sono assistiti dagli avvocati Nunzio e Franco Rosso, Piero Pollicino, Andrea Fares, Giuseppe Lo Presti, Corrado Rizzo e Carmelo Peluso.