“Ottavo cerchio”, la sentenza d’appello: 2 anni e 9 mesi per l’ex assessore ed ex consigliere comunale Giorgio Muscolino. Assolto il funzionario comunale Giuseppe Frigione
Cambia parzialmente in appello lo scenario dell’inchiesta "Ottavo cerchio", che nel 2020 fece emergere un giro di “mazzette” che vedeva coinvolti imprenditori privati, funzionari pubblici e faccendieri che si prestavano a fare da mediatori tra le due parti. Il collegio di secondo grado presieduto dal giudice Antonino Giacobello ha infatti assolto da ogni accusa il funzionario comunale Giuseppe Frigione con la formula "perché il fatto non sussiste", ha rideterminato la pena a 2 anni e 9 mesi per l'ex assessore ed ex consigliere comunale Giorgio Muscolino, concedendogli le attenuanti per la cosiddetta "gravità contenuta" del reato contestato e riducendo a cinque anni le pene accessorie dell'interdizione dai pubblici uffici e della incapacità di contrattare con la Pubblica Amministrazione, e ha infine confermato la condanna a 4 anni e 3 mesi di reclusione inflitta in primo grado all'autista giudiziario della Procura Angelo Parialò.
Il processo di primo grado si era concluso a giugno 2022: Frigione era stato condannato a 6 anni, Muscolino a 4 anni, e Parialò a 4 anni e 3 mesi.
L’operazione "Ottavo cerchio" (il riferimento e all’Inferno dantesco), che fu condotta nel marzo del 2022 dalla Polizia, ruotava intorno ad un giro di “mazzette” che avrebbe coinvolto imprenditori e funzionari pubblici, dal Genio civile al Comune di Messina. Un’inchiesta con undici arresti, quattordici indagati, nella quale era coinvolto anche un autista giudiziario della Procura, Angelo Parialò (foto), accusato di essere una “talpa” che avrebbe fornito informazioni sugli spostamenti del procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, parlandone con uno degli indagati.
"La corte d’appello - scrive in una nota l'avvocato Bonni Candido, difensore del funzionario comunale -, ha riconosciuto l'innocenza dell'ing. Frigione, condannato in primo grado per corruzione a 6 anni di reclusione. Dopo aver subito 14 mesi di custodia cautelare agli arresti domiciliari e la sospensione cautelare dalla propria attività e dallo stipendio la Giustizia, a distanza di cinque anni, ha finalmente trionfato. La condanna inflittagli dal tribunale di Messina nel luglio del 2022 era fondata sull'interpretazione di una intercettazione malamente trascritta (invece di “quanto ti prendi tu” e “che ti posso dare” in realtà le parole profferite erano “... e quanto sarebbe (d’incentivo)… che ti (possono) dare (d’incentivo)... chi ti dugnunu..."), e sull'errato presupposto che l'ing. Frigione avesse il potere di incidere nell'illecita assegnazione di appalti. La corte di appello ha riconosciuto la fondatezza di una ben diversa ricostruzione dei fatti operata dal suo difensore, e lo ha assolto. L'indubbia soddisfazione per questa pronuncia - prosegue l'avvocato Candido -, non può in alcun modo lenire le pene sofferte dal mio assistito e da tutti i suoi familiari. Riavrà il suo posto di lavoro, gli stipendi arretrati ed un ristoro per l'ingiusta detenzione, ma niente e nessuno potrà cancellare un calvario durato cinque anni. Come difensore non posso non evidenziare che tutti gli elementi acquisiti erano sin dall'inizio idonei e sufficienti ad archiviare il procedimento sin dalla fase delle indagini, e che un diverso approccio avrebbe certamente evitato una errata condanna. Nonostante ciò deve darsi atto che la giurisdizione è strutturata in modo da saper autonomamente porre rimedio ai propri errori. Questa è la ragione per cui l'Unione delle camere penali è vigile nel contrasto ai numerosi tentativi di modifica al ribasso del nostro sistema delle impugnazioni e delle garanzie difensive".