12 Giugno 2024 Cronaca di Messina e Provincia

I NOMI – MINACCE CON METODO MAFIOSO RIVOLTE AD UN UOMO PER COSTRINGERLO A RITIRARE UNA VERTENZA DI LAVORO. TRE PERSONE ARRESTATE DAI CARABINIERI

I Carabinieri della Compagnia di Patti hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Messina, su conforme richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di tre persone, di cui due destinatarie della custodia in carcere e una agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico in ordine al reato commesso, in concorso tra loro, di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, procedendo contestualmente alla notifica dell’informazione di garanzia a carico di un altro soggetto coinvolto nella vicenda.

I NOMI: In carcere sono finiti Letterio Di Giorgio Giannitto (81 anni), residente a Capo d’Orlando, Carmelo Crinò (77), di Barcellona residente a Brolo, mentre Fabio Ivan Di Giorgio Giannitto (54) residente a Sinagra, è ai domiciliari col braccialetto elettronico. Indagato un quarto uomo, il 59enne Nino Palagonia, di Piraino ma residente a Capo d’Orlando, presunto complice del terzetto.

L’operazione è il risultato degli esiti di un’indagine coordinata dalla DDA della Procura di Messina e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Patti. L’indagine è stata avviata nel maggio 2023, subito dopo la presentazione di una denuncia presso la Stazione Carabinieri di Brolo, da parte di un uomo della zona, il quale aveva dichiarato di essere stato minacciato dai suoi ex datori di lavoro, padre e figlio, qualora non avesse proceduto a ritirare le accuse prospettate in una causa civile che aveva intentato dinanzi il Giudice del Lavoro nei loro confronti. Il denunciante, infatti, nel 2022, aveva avviato una vertenza per il recupero delle spettanze contributive derivanti dal rapporto lavorativo, mai regolarizzato, prestato per diversi anni presso la ditta riconducibile ai due indagati. Le gravi minacce, reiterate nel tempo, sarebbero state aggravate anche dall’intervento di un terzo indagato, già condannato in via definitiva per il reato di associazione di tipo mafioso e rapina aggravata dalle finalità mafiose, che, avvalendosi della sua capacità criminale, avrebbe avvicinato la vittima intimidendola ulteriormente per costringerla a ritirare la vertenza di lavoro, evitando ulteriori danni. Tale circostanza avrebbe determinato nella vittima un grave timore per la sua incolumità, tenuto conto che il soggetto che lo aveva intimidito era stato coinvolto in più vicende giudiziarie quale appartenente alla famiglia mafiosa dei barcellonesi.
Le indagini, sviluppate, oltre a documentare le continue vessazioni, con minacce di morte, rivolte all’ex dipendente, hanno anche permesso di constatare che gli indagati avrebbero avuto in animo anche la possibilità di fare ricorso all’uso delle armi, qualora la vittima non avesse desistito nella sua azione legale.

Il prosieguo delle attività investigative ha permesso, altresì, di individuare un quarto soggetto, indicato nella causa davanti al Giudice del Lavoro quale testimone degli indagati, che avrebbe avvicinato pretestuosamente la vittima, tentando di scoraggiarla dal proseguire la sua azione giudiziale. Addirittura, gli indagati avrebbero esercitato pressioni anche nei confronti di un testimone della persona offesa, con l’intento di condizionarne la sua deposizione nelle udienze nella causa civile.

Oggi gli arresti, dopo gli accertamenti condotti dai carabinieri della Compagnia di Patti, ai comandi del tenente colonnello Pascariello, coordinati dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Francesco Massara. Il provvedimento è stato autorizzato dalla giudice per le indagini preliminari Ornella Pastore, che venerdì interrogherà i tre arrestati, difesi dagli avvocati Carmelo Occhiuto e Decimo Lo Presti.