Nessun colpevole per la morte di Lavinia Marano, tutti assolti in appello i 4 medici
Tutti assolti ‘perché il fatto non è previsto dalla legge come reato’, avendo i giudici riconosciuto agli imputati soltanto la ‘colpa lieve’ che prevede l'assoluzione (i giudici hanno applicato la legge 189). E’ quanto hanno deciso i giudici d’appello della Seconda Sezione Penale, presieduta dal giudice Carmelo Blatti e composta dalle colleghe Daria Orlando e Luana Lino, nel processo per la morte della cantante Lavinia Marano avvenuta nel 2016 presso il reparto di ostetricia del Policlinico Universitario di Messina, diretto a quel tempo da Onofrio Triolo.
I familiari della Marano hanno protestato a lungo in aula dopo la lettura della sentenza e anche fuori dal Palazzo di giustizia.
La sentenza di secondo grado lascia intatte le statuizioni civili, per cui il Policlinico Universitario ed i quattro imputati rimangono responsabili, in solido, per il risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede alle parti civili Giacomo Marano, Alessandro Marano, Germano Marano, Santa Di Maggio e Silvestro Longo.
Ricordiamo che la sentenza di primo grado portò alla condanna di quattro medici individuando la colpa grave.
Il 20 dicembre 2022 si era arrivati al verdetto di primo grado con la condanna ad un anno di reclusione (pena sospesa) del responsabile dell'Uoc di Ginecologia ed Ostetricia Onofrio Triolo, e per i medici in servizio presso il reparto, ovvero Antonio Denaro, Vittorio Palmara e Roberta Granese. Erano stati invece assolti il medico Tomasella Quattrocchi, l'anestesista in servizio presso il reparto Pasquale Vazzana, le ostetriche Angelina Lacerna Russo e Serafina Villari, l'infermiera Maria Grazia Pecoraro.
LA PERIZIA DI PARTE.
Lo scorso febbraio i dott. Franco Carboni e il Prof. Stefano De Pasquale Ceratti, periti di parte, avevano depositato una perizia nella quale confermavano la morte per shock ipovolemico, come sostengono le parti civili da anni, e riconoscevano il nesso causale tra operato dei medici e la morte di Lavinia:
“Dunque, appaiono censurabili, per imprudenza, le condotte sopra esposte, poste in essere dal Prof Triolo e dai Dottori Denaro, Palmara e Granese e tali condotte devono essere poste in nesso di causalità con il decesso della Signora Lavinia Marano.“
Nella perizia i medici Carboni e De Pasquale Ceratti affermavano che se si fosse operato correttamente Lavinia si sarebbe salvata: “Ciò avrebbe dovuto condurre, con la massima solerzia, ad un intervento di legature arteriose o di isterectomia in tempo utile, prima che la situazione divenisse incontrovertibile. Ciò avrebbe determinato, con ottime possibilità, il salvataggio della vita della Signora Lavinia Marano.”
I periti denunciavano inoltre fatti da loro ritenuti estremamente gravi, non ultimo l’aver abbandonato Lavinia in una situazione di gravità estrema, 'consapevoli dell’emorragia in corso e senza prima aver verificato la risoluzione della stessa': “Dunque, deve ritenersi censurabile, per imprudenza, la condotta posta in essere, in quel momento specifico, dal Prof Triolo, dal Dottor Palmara e dalla Dott.ssa Granese, che ritenevano terminato il loro compito a fine intervento, tornando apparentemente ciascuno ad altre occupazioni…”.
Oggi la sentenza di assoluzione per tutti.
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