Addio al giornalista Antonio Padalino
E’ morto questa mattina a Messina Antonio Padalino, dove per sei anni, dal marzo 1970, fu il capo della redazione de L’Ora e costruì una bella, robusta squadra di giovani giornalisti prima di trasferirsi a Roma, nel 1976, nella redazione di Panorama. Qui molti anni dopo concluse la carriera come inviato e vaticanista.
Nell’ottobre scorso aveva compiuto 80 anni. Ne aveva 26 quando, giovane professionista, lasciò la Gazzetta del Sud, il quotidiano per eccellenza sulla piazza di Messina, per tentare l’avventura, incerta e rischiosa, di mettere su la pagina messinese de L’Ora. Giornalista di grande rigore, scrupoloso fino all’ossessione, uomo colto e gentile, non aveva voluto rinunciare, benché già provato da una malattia debilitante, a lasciare la propria testimonianza sulla «scommessa» vissuta in via Calabria, accanto alla Stazione di Messina, realizzando «una incursione della stampa di sinistra in territorio avverso». Scommessa professionalmente esaltante, ma umanamente pericolosa: per mesi, sui muri della città, campeggiarono contro di lui le minacce di morte, firmate con una svastica.
Quando Panorama volle trovare un corrispondente a Messina, la scelta cadde su di lui. Dopo pochi mesi, l’invito a trasferirsi a Roma. Strano a dirsi, la scelta di andarsene fu difficile e lacerante – e non soltanto perché, a Messina, Antonio aveva famiglia: la moglie Paola, la figlia Sonia, ancora bambina. Innamorato della città, ammaliato dalla magia dello Stretto, il Capo (come tutti lo chiamavamo, in via Calabria) fu perfino tentato di resistere al salto dal giornale di provincia alla capitale, in un settimanale temuto e rispettato. Vinse Roma, naturalmente, ma la nostalgia della città dello Stretto rimase sempre formidabile e, infatti dopo la pensione, Antonio tornò a casa.