Un’altra inchiesta sull’era Cuzzocrea nata dai rilievi dell’Anac
Dopo la prima inchiesta sul “caso rimborsi” sulla gestione Cuzzocrea dell’ateneo c’è da registrare un’altra novità. Ovvero che c’è una seconda inchiesta aperta dalla Procura retta attualmente come vicario dal magistrato Rosa Raffa. Anche in questo caso sono stati iscritti a registro più indagati, e il contenuto è molto preciso: i rilievi che fece l’Anac, l’Autorità Anticorruzione, parlando di «inadempienze e irregolarità negli appalti banditi dall’Università di Messina». Ne dà notizia oggi il quotidiano Gazzetta del Sud.
In concreto l’Anac contestava all’ateneo l’insussistenza dei presupposti per l’applicazione del regime derogatorio del Decreto semplificazioni, tenuto conto che tale deroga doveva essere riferita ai casi di sussistenza di ragioni di estrema urgenza strettamente derivanti dall’emergenza sanitaria in corso. Tali presupposti secondo l’Anac non ricorrevano negli affidamenti considerati e nei settori indicati: le situazioni di urgenza prospettate dall’ateneo si potevano ricondurre alle situazioni di incuria e carenze manutentive protrattesi nel corso degli anni, non strettamente collegate all’emergenza Covid, così come invece avrebbe richiesto la normativa di riferimento.
L’Anac poi sosteneva che - anche a voler ammettere l’applicazione del regime derogatorio in esame - non risultavano esserci i presupposti per l’operatività degli affidamenti diretti operati, tenuto conto che la stazione appaltante avrebbe dovuto procedere nel rispetto dall’applicazione dei principi derivanti dalla direttiva 2014/24. Ne conseguiva che - per quanto atteneva alla scelta della procedura - non poteva ritenersi operante il regime di deroga, prospettandosi la necessità del rispetto delle procedure concorsuali ordinarie previsto dalla normativa europea della legislazione nazionale.