4 Ottobre 2023 Giudiziaria

I NOMI – L’inchiesta sull’ Asp di Messina: sono 13 gli indagati

Emergono altri particolari dell’indagine della Guardia di Finanza, che ha riguardato negli anni passati, e a lungo, l’intera attività dell’Asp, sin dalla gestione La Paglia. Gli indagati - come scrive oggi il quotidiano Gazzetta del Sud nel dare la notizia - sono complessivamente tredici (compresi l’ex commissario dell’Asp Alagna e i quattro medici assunti dall’Asp per l’emergenza Covid di cui abbiamo scritto nelle scorse settimane) e per vicende parecchio diverse tra loro.

Gli altri nomi.  Si tratta dell’ex dg dell’Asp di Messina Paolo La Paglia, che a suo tempo dopo la gestione della pandemia tra città e provincia e la sua “cacciata” (fu dichiarato decaduto dall’allora governatore Musumeci nell’aprile del 2021, n.d.r.), si presentò in Procura per rendere dichiarazioni spontanee; del parlamentare barcellonese e avvocato Tommaso Calderone (oggi è deputato nazionale ma i fatti contestati si riferiscono alla sua permanenza all’Ars come deputato regionale, n.d.r.); del segretario particolare del parlamentare, Alessio Arlotta; dell’infermiere in servizio all’ospedale di Barcellona Felice Giunta; del dipendente della ditta Medimed Alessandro Amatori. Si tratta di vicende legate alla gestione ospedaliera tra l’Asp e il plesso di Barcellona.

C’è poi inserita nell’ambito di questa inchiesta una vicenda che vede indagati per abuso d’ufficio, ma anche qui si potrebbe registrare l’archiviazione, l’ex sindaco Renato Accorinti, l’ex direttore generale dell’Asp di Messina Gaetano Sirna e il direttore pro-tempore dell’Istituto Don Orione Marco Grossholz. Secondo la Procura, in sintesi, nel 2018 avrebbero sottoscritto un protocollo d’intesa senza il parere della Regione Siciliana, e per una struttura non accreditata presso la Regione Siciliana, che impegnava l’Asp per 350mila euro e il Comune per 100 euro al giorno per ogni utente, per realizzare il progetto di assistenza di anziani e disabili, che è la mission del Don Orione. Il cosiddetto “ingiusto profitto” secondo l’accusa ammonterebbe a quasi sei milioni di euro per il Don Orione.