Università di Catania in partnership con le forze armate statunitensi. Lo sconcerto dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole
Le università siciliane sempre più filo-forze armate Usa e Nato. Il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania, in collaborazione con il Consolato generale degli Stati Uniti d’America di Napoli, ha organizzato per sabato 8 luglio alle ore 9.30 un convegno su “Lo sbarco degli Alleati in Sicilia, luglio 1943 le origini della Liberazione”. Tra coloro che porteranno i “saluti istituzionali” agli organizzatori e ai relatori e partecipanti all’evento, oltre al console generale Usa Tracy Roberts-Pound anche il capitano di vascello Aaron Shoemaker, comandante della Naval Air Station di Sigonella, la grande stazione aeronavale che ha assunto un ruolo chiave nelle strategie di guerra delle forze armate Usa e Nato nel Mediterraneo, nel Mar Nero, in Africa e Medio oriente.
Il Convegno prevede gli interventi del prof. Marco Maria Aterrano dell’Università di Messina (Operation Husky: la Sicilia nella strategia Alleata); del prof. Matteo Pretelli dell’Università Orientale di Napoli (I soldati italoamericani nella campagna militare in Sicilia); del prof. Andrea Micciché dell’Università Kore di Enna (Politica, violenza, democrazia nel dopoguerra siciliano).
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole esprime il proprio sconcerto per l’iniziativa promossa dall’ateneo siciliano congiuntamente con le autorità governative e militari statunitensi, sia per l’inaccettabile legittimazione de facto delle operazioni belliche che vengono promosse dalla base di Sigonella, ma soprattutto perché a 80 anni dallo sbarco alleato in Sicilia si sceglie di perpetuare la narrazione apologetica di quell’evento socio-politico e militare senza approfondire aspetti fondamentali e particolarmente controversi che hanno avuto un peso determinante nella storia della Sicilia e dell’Italia post-conflitto: le scelte fatte dal governo militare con la nomina di sindaci mafiosi o legati alla mafia (come nel caso di esponenti del separatismo); i sanguinosi e ingiustificati bombardamenti contro le popolazioni civili dell’Isola; le decimazioni di militari italiani e tedeschi arresisi alle truppe alleate, coerentemente con gli ordini del generale Patton “« Se si arrendono quando tu sei a due-trecento metri da loro, non badare alle mani alzate. Mira tra la terza e la quarta costola, poi spara” e ancora “Kill, kill, and kill some more”.
Dovere di accademici e ricercatori dovrebbe essere quello di un’analisi scientifica della storia e non certo di una sua pericolosa esemplificazione. specie in questi drammatici anni di conflitto nel cuore dell’Europa.
L’Università di Catania non è nuova purtroppo nell’organizzazione di attività o nella promozione di studi e ricerche in partnership con le forze armate statunitensi. Nell’autunno 2019, il ricercatore Antonio Mazzeo ha pubblicato un’inchiesta sul periodico Le Siciliane, Casablanca, in cui ha documentato ben undici contratti a titolo oneroso sottoscritti dal Pentagono con l’ateneo catanese dal 2001 al 2013, per un valore complessivo di 798.750 dollari, uno dei più alti in assoluto tra i centri di ricerca accademici di tutta Italia. In particolare per l’anno fiscale 2009 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America finanziò un contratto del valore di 250.000 dollari per una “ricerca applicata sui sistemi elettronici e di comunicazione”, attraverso lo SPAWAR – Space and NavalWarfare Systems Command di San Diego, California, il comando di ricerca e ingegneria di US Navy che opera nello sviluppo dei sistemi spaziali, d’intelligence e sorveglianza sottomarina. Coincidenza vuole che lo Spaceand Naval Warfare Systems Command sia proprio l’ente che ha curato la progettazione, sperimentazione ed implementazione del MUOS, la nuova rete di telecomunicazione satellitare della Marina Usa: uno dei suoi terminali terrestri è stato realizzato all’interno della base di Niscemi, Caltanissetta, dipendente dal Comando navale USA di Sigonella, in palese violazione delle normative urbanistiche, ambientali e antimafia.
Nella sua ricerca, Antonio Mazzeo rilevò altresì che nel periodo 2010-18 l’Università di Catania aveva ricevuto sovvenzioni a titolo gratuito delle forze armate statunitensi per il valore complessivo di 372.500 dollari. A incassare quasi integralmente il grant della più grande macchina da guerra planetaria è stato il Dipartimento di Ingegneria Elettronica e Informatica, grazie ad alcuni programmi di ricerca scientifica di base e applicata.
L’Osservatorio contro la militarizzazione coglie l’occasione per denunciare il processo di penetrazione delle forze armate Usa di Sigonella nelle scuole di ogni ordine e grado della Sicilia orientale. Con frequenza sempre maggiore i marines sono ospitati come “docenti” per relazionare su quasi tutte le discipline scolastiche: dalla lingua inglese alle scienze motorie, dalla letteratura alla storia e alla geografia, dai diritti umani alla lotta contro il cyberbullismo e la violenza di genere, dalle scienze dell’alimentazione all’educazione alla pace, ecc.. Una contaminazione ideologica di guerra e morte inaccettabile contro cui a partire dal prossimo anno scolastico sarà lanciata una campagna di mobilitazione tra gli insegnanti, gli studenti e i genitori siciliani.
Osservatorio contro la Militarizzazione delle Scuole.