L’inchiesta sui green pass falsi, soltanto in 4 a giudizio
L’inchiesta sui falsi green pass, che nel gennaio del 2023 fece finire nei guai il medico, in atto radiato dalla professione, ed ex consigliere comunale Giovanni Cocivera più i responsabili di un laboratorio d’analisi, quindi una lunga sfilza di clienti che avevano usufruito secondo l’accusa dei falsi certificati medici, è finita davanti al gup Francesco Torre per la definizione dell’udienza preliminare con otto imputati rispetto ai quasi 40 indagati iniziali: Cocivera, Giuseppe Cozzo, Francesca Arena e Antonino Spinella, legati allo studio diagnostico “Santa Lucia s.n.c.”, che rispondono anche di associazione a delinquere, e poi i clienti Silvana Sapuppo, Maria Procacciante, Rosario Guastella, Maurizio Currò e Melania Cucinotta, accusati di concorso in falso del pubblico ufficiale.
Sono stati assistiti dagli avvocati Nicola Giacobbe, Filippo Di Blasi, Salvatore Papa, Piera Russo, Alessandro Mirabile, Angelo Colosi, Cesare Corrieri, Roberta Mauro, Massimo Mazzullo e Tommaso Autru Ryolo.
Rispetto alle tipologie di giudizio prescelte dagli imputati l’udienza preliminare si è praticamente “divisa” in quattro. In quattro sono stati rinviati a giudizio con il rito ordinario, l’inizio del processo davanti al tribunale collegiale è stato fissato per il prossimo 18 ottobre, e si tratta di Cocivera, Cozzo, Spinella e Guastella. Arena ha patteggiato la pena di un anno e 8 mesi. Sapuppo e Procacciante sono state condanne in abbreviato a 4 mesi. Infine Currò e Cucinotta hanno chiesto di accedere all’istituto della “messa alla prova”.
UN "SODALIZIO CRIMINALE".
Le Fiamme Gialle del Gruppo di Messina scoprirono l’esistenza di un sodalizio criminale composto da 1 medico (Giovanni Cocivera, già radiato dall'albo dei medici come detto per la condanna per aborti clandestini) e 3 operatori sanitari (Giuseppe Cozzo, Francesca Arena ed Emanuela Villari, due biologi e un operatore sanitario) che, nel delicato periodo pandemico, inserivano – avvalendosi degli strumenti di un laboratorio di analisi (il laboratorio d'analisi Santa Lucia s.n.c. a Santa Lucia sopra Contesse, amministrato di fatto da Cozzo, mentre la Arena è ritenuta il direttore responsabile della struttura) - la risultanza di falsi tamponi nella piattaforma sanitaria SIRGES, così ottenendo, mediante portale telematico, i cosiddetti green pass base: un giro d’affari sicuramente significativo, atteso il documentato utilizzo di tale illecito schema almeno da parte di 132 soggetti messinesi, con costi variabili per singolo tampone da un minimo di 10 € ad un massimo di 20 €.
E' lo stesso Cocivera (agiva con "patente spregiudicatezza", scrive il gip nella misura), intercettato, a 'snocciolare' i numeri della sua attività, favorita dal 'prezzo competitivo' praticato: "Io lavoravo dalle cinque e mezza di mattina alle nove e mezza di sere... e nel periodo boom, facevo oltre 1300 tamponi a settimana... anche perchè mantenevo un prezzo basso, dieci euro è un prezzo competitivo".
Agli indagati principali si contesta "la sistematicità delle condotte incriminate, quale traspare dall'elevatissimo numero di falsi tamponi eseguiti dal Cocivera e documentati nel ristretto arco temporale di appena due mesi in cui si è concentrata l'indagine".
L'attività investigativa del Nucleo Operativo della Guardia di Finanza di Messina inizia nel febbraio dell'anno scorso, quando vengono decisi servizi mirati all'ingresso della stazione Marittima, al cui interno, in un locale del sindacato Orsa, si effettuavano gli esami diagnostici per la rivelazione del Covid-19.
Gli investigatori notavano un transito considerevole di persone che facevano ingresso nei locali durante la presenza di Cocivera all'interno della Stazione Marittima (foto).