“Spesa pazza” all’Ars, assolto il messinese Rinadi
Assolti «perché il fatto non sussiste». Si conclude così uno dei tronconi del processo per le cosiddette “Spese pazze” all’Assemblea regionale siciliana: la Terza sezione penale del Tribunale di Palermo presieduta dal giudice Fabrizio Lo Forte ha assolto gli ex deputati Michele Donato Giulio Donegani, originario di Gela ed ex del Partito democratico; Franco Mineo, di Palermo, appartenne al gruppo di Grande Sud guidato da Gianfranco Miccichè; Giovanni Greco, di Marineo, appartenente prima all’Mpa di Lombardo poi al Movimento popolare siciliano; Francesco Rinaldi, messinese, eletto nel Pd e dopo transitato in Forza Italia, cognato dell’ex onorevole Francantonio Genovese.
Donegani era accusato di avere utilizzato 25mila euro senza giustificazioni considerate valide per legittimare l’uso di fondi pubblici, ipotesi ritenuta insussistente dai giudici, mentre a Mineo era stato imputato di aver utilizzato 3425 euro destinati al carburante di un’automobile intestata a lui e di un’altra appartenente alla moglie, 4800 euro di spese non documentate e 520 euro per l’acquisto di 43 cassate siciliane. A Greco venivano contestate invece, come capogruppo Mps, una serie di spese legate alle retribuzioni del personale, considerate illecite in una prima fase delle indagini della Guardia di finanza di Palermo. Infine, Rinaldi – presidente del Collegio dei deputati questori nel periodo compreso tra il 2012 e il 2017 – si è visto contestare 3000 euro di spese alberghiere per sé, per la moglie, la figlia e il genero, nonché 300 euro per l’acquisto di 15 chilogrammi di dolci. Gli imputati, difesi dagli avvocati Carmelo Franco, Paola Valle, Ninni Reina, Angelo Mangione, Marco Lo Giudice, Miriam Lo Bello, Antonino Favazzo, hanno sostenuto che le spese dei parlamentari non erano sindacabili e non avevano obbligo di rendicontazione, dimostrando quanto emerso nei precedenti tronconi del processo: se l’uso del denaro pubblico è connesso alle finalità istituzionali non si configura il peculato. Nel caso dei dolci, ad esempio, per gli omaggi fatti a personalità varie (nei periodi festivi in particolare) non si può parlare di spese «fuori tema».
Per conoscere le motivazioni della sentenza emessa dal Tribunale del capoluogo dell’Isola bisognerà comunque aspettare un mese. Intanto, Mineo non nasconde felicità, «anche per la mia famiglia, per la pronuncia assolutoria, a conferma della correttezza del mio operato», mentre l’avvocato Carmelo Franco, insieme a Valle, difensore di Greco, evidenzia la formula dell’assoluzione, «che chiude un dibattimento lunghissimo (iniziato nel 2018) accogliendo le nostre argomentazioni». Per tutti quanti gli imputati il pubblico ministero aveva sollecitato la condanna a tre anni di reclusione.
Le indagini, partite nel 2014, riguardarono le spese dei gruppi parlamentari facenti parte dell’Assemblea regionale siciliana. Più di ottanta, fra politici e impiegati, finirono sotto inchiesta. Tra di loro, l’ex sindaco Salvo Pogliese, condannato lo scorso maggio con pena ridotta a 2 anni e 3 mesi dalla Corte d’appello di Palermo.