FOTO – Caso Enrico Lombardo, morto dopo un fermo dei carabinieri. La famiglia annuncia il ricorso contro l’archiviazione: “Un nuovo caso Cucchi”
Era stato fermato dai carabinieri nell’ottobre del 2019 a Spadafora, in provincia di Messina, intervenuti in seguito alla segnalazione dell’ex compagna che si sentiva minacciata dall’uomo. Morì durante la notte stessa del fermo. A causa, secondo i Carabinieri, di un malore dal quale l’intervento del 118 non riuscì a salvarlo. Per le lesioni che gli furono procurate dalle percosse mentre era sotto la custodia dei militari dell’Arma, è la versione dei familiari.
Sul caso di Enrico Lombardo, 42 anni quando perse la vita, la procura di Messina aveva aperto un’inchiesta con tre indagati: un carabiniere e i sanitari del 118. Il giudice per le indagini preliminari ha in seguito disposto l’archiviazione e la famiglia ha deciso di presentare ricorso in Cassazione, che dovrà esprimersi entro il 23 giugno. Per Amnesty, l’associazione A buon diritto, la senatrice Ilaria Cucchi, oltre alla stessa famiglia di Lombardo, si tratterebbe di un “nuovo caso Cucchi”.
La famiglia rifiuta infatti la versione del malore fornita dai darabinieri, mostrando foto “di un corpo martoriato da ecchimosi, lesioni e ferite in tutte le parti del corpo. Era una maschera di sangue” , ha dichiarato il legale Piero Pollicino, che ritiene quindi assolutamente necessarie ulteriori indagini. Stando alla perizia, l’uomo ufficialmente è morto per “un infarto provocato da un trauma cranico imponente”. “Non le vogliamo chiamare torture queste?”, ha commentato la senatrice Cucchi durante una conferenza stampa. La famiglia e l’ex moglie di Lombardo, Alessandra Galeani, hanno poi annunciato che in occasione del pronunciamento manifesteranno sotto la sede della Cassazione per chiedere verità, perché “non è possibile che un cittadino sotto la custodia dello Stato, dopo un fermo da parte dei carabinieri, muoia in questo modo”.