Caso Amara: difesa Ardita, “Dietro calunnie Davigo battaglia per nomina Procuratore Roma”
Ci sarebbe stata la nomina del Procuratore di Roma nel post Giuseppe Pignatone e la rottura fra Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita dietro le calunnie a quest'ultimo - indicato falsamente come massone appartenente alla Loggia Ungheria dall'ex legale esterno dell'Eni Piero Amara nei verbali resi ai pm di Milano Laura Pedio e Paolo Storari - e di cui nell'aprile 2020 attraverso Storari entra in possesso proprio Davigo, cominciando nei mesi successivi a mettere in guardia dal frequentarlo numerosi componenti del Csm, il parlamentare Nicola Morra e due sue assistenti amministrative al Consiglio superiore. E' la tesi che il difensore di Ardita, avvocato Fabio Repici, ha sostenuto per oltre un'ora e mezza durante l'arringa di parte civile nel processo a Brescia per rivelazione di segreto a carico di Davigo che andrà a sentenza martedì prossimo.
Il legale del magistrato siciliano ha suggerito come Amara sia stato in grado di pilotare mezza Procura di Milano facendo trovare sul suo computer due file chiamati 'Note Difensive' e 'Keep Wild' con all'interno nomi di alti esponenti della magistratura e delle forze armate che lui stesso poi indicherà appartenere alla Loggia Ungheria.
A cominciare dal nome del Procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, che Amara presenterà come massone a Storari "sapendo benissimo", ha detto l'avvocato, come fra i due non corresse buon sangue da oltre 20 anni per la vicenda delle inchieste Telekom Serbia e lo scandalo 'Appaltopoli', quando entrambi erano in Procura a Torino e per cui Storari sarebbe stato la talpa - processato anche in quel caso e poi prosciolto - di due giornalisti di Repubblica facendo uscire le notizie che portarono Saluzzo a finire indagato.
Repici ha ricordato come della Loggia Ungheria Amara inizierà a parlare nell'interrogatorio del 14 dicembre 2019, "lo stesso giorno in cui la quinta commissione del Csm inizierà la pratica per la nomina del Procuratore di Roma" su cui si consuma la 'rottura' fra Davigo e Ardita e dentro la corrente di 'Autonomia e Indipendenza'.
Rottura che il 3 marzo 2020 diventa definitiva al plenum del Csm per il voto sul Procuratore di Roma. Davigo vota per Michele Prestipino, Ardita e Nino Di Matteo convergono su Giuseppe Creazzo.
L'ex Mani Pulite lo scopre poche ore prima e urla in pubblico ad Ardita, "Tu mi nascondi qualcosa". Nel corso del suo interrogatorio alla scorsa udienza ha detto che si riferiva al fatto che Ardita volesse cambiare corrente della magistratura per tornare in 'Magistratura e Indipendenza' abbandonando il loro gruppo.
La difesa di Sebastiano Ardita non ci crede e ha riportato in arringa i messaggi che la segretaria di Davigo, Marcella Contraffatto, manda il 4 marzo a un altro magistrato del Csm che stava rientrando da una mission all'estero (Giuseppe Marra): "Ardita si sta portando via il gemello diverso (Di Matteo, NdR) e pure Cavanna (altro membro della corrente) - ha letto l'avvocato in aula - Davigo è nero, non lo ho mai visto così, c'è completa rottura. Lui dice che forse ha qualche scheletro nell'armadio e forse ha ragione".