"Non posso più tacere. So bene che quella del Ponte sullo Stretto di Messina, per il Governo, è semplice propaganda. E la propaganda va sempre bene a chi la fa. La propaganda politica è buona in ogni stagione. Ma, visto che le persone, alla fine, rischiano di credere alla propaganda, è giusto che sappiano la verità. Le persone meritano rispetto e verità. Preciso che, se non avessi sentito parlare di questo Ponte da quaranta anni, se non fossi messinese prima ancora che siciliana, se non conoscessi lo stato delle strade che dal mio paese, Venetico, conducono fino a Messina, sarei anche rimasta in silenzio, come per scelta, spesso, faccio davanti alle assurdità. Ma la mia provenienza, il mio ruolo e lo studio del Decreto Ponte mi obbligano ad intervenire, sicuramente in forma emendativa e formale prima ma oggi, con questo post, finalmente anche in forma pubblica e d’opinione", dichiara la senatrice messinese Barbara Floridia.
"Apparentemente il Governo in carica sta costringendo il Parlamento, per l’ennesima volta, ad occuparsi della realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria, il Ponte sullo Stretto di Messina. Ma perché scrivo apparentemente? Perché nel Decreto Ponte NON si parla di fare o non fare il Ponte sullo Stretto di Messina, bensì di resuscitare la società Stretto di Messina s.p.a. (che fino ad oggi ci è già costata oltre 300 milioni di euro), di creare nuove poltrone per consiglieri d’amministrazione e membri di comitati scientifici, di definire contenziosi già vinti in primo grado e di mantenere l’affidamento all’impresa che ha fatto causa allo Stato. Non di fare il ponte. Inoltre nel Decreto, e questo per me è molto grave, si decide di affidare a un progettista il compito di restaurare (vale a dire rendere attuale!) un progetto del ponte approvato nel lontano 2011 e che già all’epoca aveva incassato ben 223 richieste di integrazioni della Commissione speciale di Valutazione di Impatto Ambientale. Per la serie ... aggiustiamo un progetto vecchio, neanche finito, per realizzare un'opera faraonica e delicata! E questo per me è incredibile", prosegue la neo Presidente della Commissione Vigilanza Rai.
Sui costi dell'opera, la sen. Floridia aggiunge: "Poi c’è il costo. I soldi non ci sono.Quindi parliamo di nulla. Gli unici soldi che si sono trovati e sono stati stanziati sono altri 320 milioni (e siamo a 620 milioni) per l’ennesima messa in moto della macchina, poi si vedrà. Ma quanti soldi servirebbero? A dircelo è il Documento di Economia e Finanza, appena presentato, che chiaramente indica che l’opera costerebbe 14,6 Miliardi, più i soldi che servirebbero ad ANAS per i collegamenti (parliamo di decine e decine di km in centri abitati). I soldi che servirebbero sarebbero tanti e per di più non ci sono. Ma Salvini afferma che li troverà. Dove?Nei fondi delle Regioni Calabria e Sicilia, nella prossima Legge di Bilancio e da fonti di finanziamento europee. 1. Se li prendessero dalla prossima legge di bilancio questo significherebbe tagliare su tutti gli altri servizi e il non potere effettuare la prossima manovra finanziaria. Ci andrebbe bene? 2. Se li prendessero dalle Regioni significherebbe togliere soldi per tutte le altre necessità e penalizzare ulteriormente la parte fragile del nostro Paese. Ci andrebbe bene? Allora, in fine, per tranquillizzare i cittadini, il Ministro Salvini vorrebbe far intendere che la maggior parte delle risorse le metterebbe proprio l’Europa ma non è così. Risulta infatti difficile credergli perché la misura cui fa riferimento(il Connecting Europe Facility- CEF), presenta paletti quasi insormontabili visto che in totale dispone di 25,8 miliardi per tutte le opere europee legate ai 9 corridoi Ten-T e quindi all'Italia non potrebbe che spettare una cifra di pochi miliardi. Inoltre si potrebbe accedere a queste risorse soltanto con la garanzia di completare i lavori entro il 2030. E in questo caso sarebbe impossibile! Vogliamo ancora credergli?".