Di Matteo, Ardita e gli altri ex togati del Csm ritornano nelle sedi di provenienza
A due mesi dalla cerimonia di commiato gli ex componenti del Csm saranno 'ricollocati in ruolo', cioè torneranno alle funzioni precedentemente esercitate presso la relativa sede di provenienza.
Lo ha deciso ieri all'unanimità il plenum dell'organo di autogoverno della magistratura accogliendo la proposta di delibera della Terza Commissione. Questa procedura è necessaria in quanto in base all’art. 8 della legge 3 gennaio 1981 è previsto che “i magistrati componenti elettivi sono collocati fuori dal ruolo organico della magistratura”. Come ha spiegato la relatrice Domenica Miele (Magistratura Democratica) non sono stati rilevati elementi che impedivano il ricollocamento dei consiglieri togati.
Tre di loro torneranno negli uffici di procura con le funzioni di procuratore aggiunto: Antonino D'Amato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere; Sebastiano Ardita alla Procura di Catania e Giuseppe Cascini a quella di Roma.
Al tribunale della Capitale torna anche Maria Tiziana Balduini "con funzioni di presidente di sezione - settore civile".
Il magistrato Nino Di Matteo invece è stato riassegnato "alla Procura Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo, con funzioni di sostituto".
Il magistrato palermitano, assieme a D'Amato, aveva sostituito a Palazzo dei Marescialli i due togati Antonio Lepre e Luigi Spina, che si erano dimessi dopo lo scandalo che ha travolto il Csm per i fatti emersi dall’inchiesta di Perugia.
Cinque ex consiglieri torneranno a ricoprire il ruolo di giudice: Alessandra Dal Moroe Maria Braggion al Tribunale di Milano; Mario Suriano e Michele Ciambellini a quello di Napoli mentre Giovanni Zaccaro tornerà al Tribunale di Bari. A Napoli è stata anche ricollocata Ilaria Pepe, presso la "Corte di Appello di Napoli, con funzioni di consigliere".
Altri due sono stati ricollocati alla presidenza di sezione del Tribunale: Concetta Angela Roberta Grillo a quello di Caltagirone e Elisabetta Chianaglia a quello di Asti.
Infine tornano alla Cassazione Carmelo Celentano, con funzioni di sostituto procuratore generale; Loredana Micchichè con funzioni di consigliere presso la Suprema Corte e Giuseppe Marra, ricollocato "all’Ufficio del Ruolo e del Massimario della Corte di Cassazione con funzioni di magistrato addetto".
Senza dubbio gli ex membri del Csm hanno fatto parte di una "consiliatura complessa", come aveva detto il 24 gennaio scorso il presidente della repubblica Sergio Mattarella. “Malgrado questo - aveva detto - grazie al contributo dei suoi componenti, il Consiglio Superiore ha cercato di superare le profonde tensioni prodotte da quelle vicende, per assicurare il corretto funzionamento degli uffici giudiziari”, ha detto il capo dello Stato.
“Tra le altre iniziative e attività significative, particolarmente proficua si è rivelata l’azione del Consiglio durante l’emergenza della pandemia, nel corso della quale ha sostenuto i dirigenti nella definizione di soluzioni organizzative in grado di assicurare lo svolgimento dell’attività giudiziaria”.
“Efficace è stata anche la diffusione delle buone prassi al fine di rendere più incisiva l’azione giudiziaria su tutto il territorio nazionale, con l’intento di dare impulso a modelli organizzativi efficienti e, dunque, idonei a eliminare i divari nella risposta di giustizia”.
Per tutte queste attività, e altre che non ricordo, ringrazio il Consiglio uscente”.
“I compiti che la Costituzione e la legge affidano al CSM sono volti ad assicurare l’indipendenza della magistratura, pilastro della nostra democrazia e sancita dalla Costituzione.
Attraverso l’esercizio trasparente ed efficiente del governo autonomo il Consiglio Superiore deve garantire, nel modo migliore, l’autonomia e l’indipendenza della giurisdizione; e deve assicurare agli uffici giudiziari il miglior livello di professionalità dei magistrati, che svolgono con impegno e dedizione la loro attività anche in condizioni ambientali complesse e talvolta insidiose.
La magistratura ha nei valori costituzionali, nel suo ambito e nella sua storia, le risorse per affrontare le difficoltà e per assicurare - con autorevolezza e con credibilità - il rispetto della legalità indispensabile per la vita e la crescita civile della società e del nostro Paese nel suo complesso”, aveva concluso Mattarella.