Cristina Mazzotti, per il primo rapimento dell’Anonima sequestri indagato anche il boss Giuseppe Morabito
Cristina Mazzotti aveva 18 anni quando fu sequestrata. Il padre riuscì a raccogliere un miliardo e 50 milioni a fronte del riscatto chiesto dai rapitori che era di 5 miliardi. La giovane fu trovata morta in una discarica. Il sostituto procuratore di Milano Stefano Civardi ha chiuso le indagini sul rapimento avvenuto 47 anni fa a Eupilio, in provincia di Como e per 4 persone tra cui il boss Giuseppe Morabito si profila una richiesta di rinvio a giudizio.
Era l’1 luglio 1975 quando la ragazza – che stava rientrando nella villa di famiglia, dopo aver festeggiato il diploma insieme ad amici – venne prelevata da un gruppo di banditi. Il giorno successivo al padre, un industriale dei cereali, fu chiesto il riscatto. Il 1 settembre, però, la giovane venne trovata morta. Per il sequestro e l’omicidio di Mazzotti, il primo dell’Anonima sequestri nel Nord Italia, nel 1977 vennero condannate 13 persone, di cui 8 all’ergastolo. Tra questi non c’erano però gli esecutori materiali, dato che l’impronta di un palmo e due impronte digitali raccolte dalla Scientifica erano inutili con le conoscenze scientifiche dell’epoca. Nel 2007 la Banca dati digitale della Polizia abbinò una di quelle impronte al reggino Demetrio Latella, che aveva già alle spalle una lunghissima detenzione. Il giudice per le indagini preliminari ne respinse l’arresto per mancanza di esigenze cautelari, ma Latella ammise di aver sequestrato Cristina Mazzotti e disse di averlo fatto insieme a Giuseppe Calabrò e Antonio Talia, che invece negarono tutto. Il fascicolo fu archiviato nel 2012, dal momento che i reati contestati sarebbero stati prescritti.
Nel 2015, però, la Cassazione ha indicato imprescrittibile il reato di omicidio volontario e, grazie all’esposto presentato dall’avvocato Fabio Repici, la procura ha aperto una nuova inchiesta. La chiusura indagine riguarda Demetrio Latella, Giuseppe Calabrò, Antonio Talia e – elemento nuovo dell’inchiesta – il boss Giuseppe Morabito, 78 anni, ritenuto l’ideatore del sequestro “a scopo di estorsione”. Esce invece dall’inchiesta Antonio Romeo, per il quale la procura è intenzionata a chiedere l’archiviazione. Nel provvedimento si sottolinea come tutti abbiano partecipato al progetto di rapire la 18enne e, in particolare, i quattro indagati (con altre persone non ancora identificate) a bordo di due auto abbiano bloccato la marcia della Mini su cui viaggiava la giovane e costretto la vittima (“Calabrò anche con l’uso di una pistola”) a sottostare alla loro volontà. Morabito, si legge nel documento, “ideava il sequestro a scopo di estorsione unitamente a Francesco Aquilano (deceduto), Giacomo Zagari (deceduto) partecipava all’azione della presa della vittima sequestrata”, mettendo a disposizione la sua Alfa Romeo utilizzata “per segnalare l’arrivo della Mini Minor e per fare da staffetta verso il luogo di prigionia”.