Brogli elezioni Regionali 2017, il caso è chiuso…
MESSINA – E’ un no secco e probabilmente definitivo quello all’inchiesta sui presunti brogli all’ombra delle elezioni regionali siciliane del 2017. La Corte d’Appello (presidente Sicuro) ha rigettato la richiesta della Procura di Messina di andare a processo, dopo l’archiviazione decisa dal Giudice per l’udienza preliminare Monica Marino a gennaio scorso. Per i giudici di secondo grado non ci sono gli elementi per riaprire il caso.
Il Gup aveva disposto il non doversi procedere per l’accusa di corruzione elettorale per tutti i 14 indagati: l’ex parlamentare regionale Santo Catalano di Milazzo, l’ex sindaco di Milazzo Lorenzo Italiano, Rocco Cambria, Francesco Salmeri, la candidata a sindaco Maria Pamela Corrente, Enrico Talamo di Patti, Armando Buccheri di Terme Vigliatore, Carmelo Fascetto di Nicosia, i messinesi Placido Smedile, Davide Lo Turco e Giuseppa Zangla.
Soddisfatti i difensori che hanno insistito per la “messa in soffitto” dell’indagine, gli avvocati Carmelo Scillia, Pietro Fusca, Diego Lanza, Isabella Barone, Filippo Barbera, Fabrizio Formica, Roberta Composto, Giuseppe Bonavita, Giuseppe Santilano, Gianmaria Santilano, Laura Todaro.
All’Accusa, invece, dopo aver letto le motivazioni dei giudici toccherà valutare se proseguire, insistendo per riaprire il caso, o mettere la parola file alla trafila giudiziaria definitivamente. Decisiva per la sentenza di non doversi procedere è stata la legge Cavallo, la recente modifica normativa che ha “bruciato” le intercettazioni telefoniche effettuate dalla sezione di Polizia giudiziaria dei Carabinieri durante le indagini.
E’ lì la “prova regina” dell’accusa di brogli durante le elezioni. Ma le intercettazioni sono state dichiarate inutilizzabili. Secondo la Procura, però, la legge non si applicherebbe a questo caso. Ma i giudici di secondo grado sembrano pensarla diversamente.