La morte della piccola Elena, la madre confessa: è omicidio. La donna frequentava il corso di infermiera a Messina
Martina Patti, 23 anni, ha confessato a carabinieri e Procura di avere ucciso la figlia Elena di 5 anni. Il rapimento era una messa in scena per coprire l’omicidio. «Non ero in me» avrebbe detto ai militari la donna. Non è riuscita a fornire una dinamica completa del delitto né del movente. La Procura sta predisponendo l'accusa per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. Questa mattina, nel corso del sopralluogo nella casa di famiglia, a Mascalucia, la donna è crollata in un lungo pianto e poco dopo ha portato i militari nel campo dove aveva nascosto il corpo della bambina. Non c'era stato alcun rapimento, alcuna aggressione da parte di uomini armati, una denuncia che aveva subito lasciato perplessi gli investigatori del comando provinciale dei carabinieri diretto dal colonnello Rino Coppola.
Chi è Martina Patti
Martina Patti, 23 anni, ha confessato di avere ucciso sua figlia Elena di 4 anni: "Non ero in me", ha dichiarato ai carabinieri. La ragazza è crollata nel secondo interrogatorio in Procura, dopo il ritrovamento del cadavere della piccola - lei stessa ha indicato dove fosse - nelle campagne di Mascalucia, nel Catanese, a distanza di appena 200 metri dalla loro abitazione. Vivevano insieme, la mamma e la figlia, nata dalla sua relazione, poi terminata, con Alessandro Del Pozzo, suo coetaneo di 24 anni.
Ventitré anni, iscritta alla facoltà di Scienze Infermieristiche di MESSINA, Martina viveva nel comune siciliano, e con il padre di sua figlia, che aveva iniziato una relazione con un'altra donna, da tempo non andava d'accordo, come riferito dai familiari, e per questo i due si erano separati. Tra loro però non troppi strascichi e gli unici litigi dopo essersi lasciati riguardavano gli appuntamenti di lui per vedere la figlia. Forse a causa di una storia, ormai archiviata, che aveva visto il papà di Elena coinvolto in giri di spaccio e poi in una rapina, per cui nel 2020 fu arrestato ma poi assolto con formula piena. “La madre aveva un atteggiamento autoritario e aristocratico. Decideva lei quando portarci la bambina”, racconta Rosaria Testa, la nonna paterna.
"Lei e mio figlio erano separati. Non era empatica, facevamo quello che diceva pur di vedere la bimba", ha detto la nonna. "Quando hanno litigato non voleva andare via da casa - ricorda - un giorno la mamma le stava dando botte e gliela abbiamo dovuta togliere dalle mani". Anche la sorella del padre di Elena, Vanessa Del Pozzo, ha ricordato lo stesso episodio: "Martina era affettuosa con Elena. Solo una volta l'aveva 'uccisa di mazzate'. Noi non denunciammo. Con la bambina aveva pazienza, c'erano però certi attimi strani come quella volta che la picchiò per aver rotto il cancelletto".
Martina e Alessandro si erano conosciuti nel piccolo comune di Mascalucia e dalla loro unione Elena era nata subito, da un amore giovane e forse troppo acerbo. Ora gli inquirenti dovranno capire se la fine della relazione, seppure in apparenza vissuta senza troppe liti, possa aver spinto la donna a uccidere la figlia. “La madre era un tipo molto chiuso – ha aggiunto Giuseppe, il nonno paterno – Sembra tutto molto strano”.
Elena, 5 anni, sarebbe stata uccisa nella sua abitazione a Mascalucia dalla madre che avrebbe poi portato e nascosto il corpo della piccola in un vicino terreno di campagna abbandonato, cercando di coprire il cadavere con della terra e cenere lavica. Il delitto sarebbe stato commesso dopo che la donna aveva preso la bambina all’asilo. L’omicidio è stato premeditato. «Prima di andare a prendere la bambina all’asilo, la donna si è procurata una pala e una zappa e le ha portate sul luogo», hanno affermato i carabinieri nel corso di una conferenza stampa. L’ha colpita più volte con un coltello da cucina e poi ha messo il corpicino in dei sacchi neri, prima di nasconderlo sotto terra. Così Martina Patti, secondo quanto lei stessa ha raccontato a investigatori e inquirenti, ha ucciso la figlia Elena. La donna, sottolinea la procura, ha anche precisato di aver «portato a termine l’orrendo crimine in maniera solitaria».
Quadro familiare infelice
Quello che è emerso dalle indagini è un «quadro di una famiglia non felice, in cui la gioia della figlia non ha compattato la coppia». Lo ha detto il comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Catania, il colonnello Piercarmine Sica, in conferenza stampa dopo il fermo della madre della piccola Elena, escludendo che vi sia «il coinvolgimento di altri» nell’omicidio. Il movente, ha confermato l’ufficiale, «può essere la gelosia nei confronti della nuova compagna dell’ex convivente ma anche per l’affetto che Elena mostrava nei confronti della donna». Su questo però Martina Patti «non ha detto nulla. E’ rimasta sul vago, come se non si fosse resa conto di quello che ha fatto. E' come se avesse detto "l'ho fatto ma non so perché"».
Il nonno paterno: "Voglio mia nipote"
«È mia nipote, non mi toccate, fatemi passare, voglio il suo corpo è mia...». Urla così, drammaticamente scosso, il nonno paterno di Elena, appena arrivato con la moglie sul posto del ritrovamento del cadavere della nipote.
La nonna: "Le avevamo creduto"
«Avevamo creduto alla storia degli uomini incappucciati: non avevamo ragione di non credere. Elena era una bimba meravigliosa». Così Rosaria Testa, nonna paterna della bambina, nel luogo del ritrovamento del corpo della nipotina. "Quando hanno litigato non voleva andare via da casa - ricorda la donna distrutta dal dolore - un giorno la mamma le stava dando botte e gliela abbiamo dovuta togliere dalle mani. Quella mattina l’ho accompagnata a scuola e le ho detto "nessuno ti vuole bene più di me". Lei mi ha guardata e mi ha fatto capire che aveva capito quello che avevo detto. La madre aveva un atteggiamento autoritario e aristocratico. Decideva lei quando portarci la bambina».
Il parroco: "C'è un angelo in Paradiso"
«C'è un angelo in Paradiso o una mamma che non stava bene psicologicamente o qualcuno ha combinato qualche pasticcio. La nostra società ha gli eroi e i disgraziati. Che questa vicenda diventi un motivo per riflettere sul valore della vita e sull'assistenza da fare alle persone che non stanno bene con la testa». Così sulla vicenda della piccola Elena il parroco di Massannunziata e rettore del santuario di Monpilieri, padre Alfio Privitera.
Don Fortunato Di Noto: "Follia disumana"
"Attendevamo con grande speranza e trepidazione l’epilogo positivo del sospetto rapimento della piccola Elena Del Porto. Ma la triste notizia è che la piccola Elena, non era stata rapita e la madre crollata in pianto ha portato i militari nel luogo dove aveva nascosto il corpo della bambina. E’ una notizia sconvolgente anche se aspettiamo maggiori dettagli su una vicenda dolorosa e tragica". "Non ho più parole, - dichiara don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter, associazione a tutela dei minori -; sono particolarmente paralizzato emotivamente e fatico a elaborare pensieri e ragionamenti. I bambini soppressi e eliminati e aggiungo abusati, sono la piena e manifesta situazione non solo delle fragilità umane, ma della disumana follia di un potere oppressivo e soppressivo del mondo degli adulti che non sanno gestire la rabbia o il loro fallimento e che cancellano come un file la vita dei bambini. Un fallimento che ci interpella per offrire punti certi di riferimento di aiuto nelle conflittualità genitoriali e nelle tragedie che si consumano dentro le mura domestiche".
"Il fenomeno del bambinicidio è sotto i nostri occhi, sono centinaia i bambini soppressi ed eliminati dalla mano di chi dovrebbe amarli, tutelarli, accudirli, proteggerli, e a volte, non sempre, non è così. Rimane il dolore, la confusione, la tristezza, ma deve esserci, l’impegno costante, permanente per tutelare sempre più i bambini, partendo sempre e comunque dai bambini. Riposa in pace e i bambini martiri, santi, beati possano giocare con te, piccola Elena" aggiunge il sacerdote.
Sindaco di Mascalucia: "Sono sconvolto, ho pianto a dirotto"
«Sono sconvolto. Appena ho saputo la notizia sono scoppiato in un pianto a dirotto. E’ una vicenda di una drammaticità unica che non avremmo mai voluto apprendere». Così il sindaco di Mascalucia, Enzo Magra, sul ritrovamento del cadavere della piccola Elena.
La zia di Elena: "La mamma voleva incastrare mio fratello"
«Martina Patti, la mamma di Elena, voleva incastrare mio fratello. Un anno fa mio fratello fu accusato ingiustamente di una rapina, ma fortunatamente fu scagionato completamente. Quando dal carcere passò ai domiciliari, sotto casa trovammo un biglietto di minacce con scritto: "Non fare lo sbirro, attento a quello che fai". Mio fratello non sa nulla di nulla. A quel biglietto la madre della bimba ha fatto riferimento dicendo che avevano rapito Elena». Lo ha affermato Martina Vanessa del Pozzo, zia paterna della piccola, parlando con i giornalisti nella zona in cui è stato recuperato il corpo della nipotina.