IL ‘CARROZZONE’ INNOVABIC, LA CORTE DEI CONTI ASSOLVE ACCORINTI E NAVARRA. LE REAZIONI
Di Edg - Tutti assolti. Hanno deciso così, con la sentenza 513/2022 dell'11 maggio scorso, ma depositata oggi, i giudici della Corte dei Conti, Sezione Giurisdizionale per la Regione Siciliana, Vincenzo Lo Presti, Gioacchino Alessandro e Sergio Vaccarino.
La Corte dei Conti ha quindi dichiarato inammissibile l'atto di citazione nei confronti di Antonino Germanà, Michele Bisignano e Orazio Miloro, e rigettato le domande del procuratore regionale nei confronti di Dario Latella, dell'ex sindaco di Messina Renato Accorinti, dell'ex rettore dell'Università di Messina Pietro Navarra "assolvendoli dai relativi addebiti" perchè "l’azione esercitata dalla Procura per conseguire il ristoro del danno al patrimonio pubblico non può dirsi supportata dalla prova dell’elemento soggettivo della colpa grave».
La Procura regionale della Corte dei Conti avanzava l’ipotesi che ci fosse stato un danno erariale da 100mila euro ai danni dell’Università di Messina, del Comune e della Città Metropolitana, per la gestione della società partecipata a capitale interamente pubblico, Innova Bic Srl.
LE VICENDA.
Il 28 dicembre scorso era stato notificato l’atto di citazione in giudizio ('per sentirli condannare al pagamento di 100mila euro') nei confronti dell’ex sindaco di Messina, Renato Accorinti, dell’ex rettore dell’Università Pietro Navarra, degli ex assessori Orazio Miloro (Comune), di Michele Bisignano (Città Metropolitana); dell’ex pro-rettore Antonino Germanà e del liquidatore della società a capitale pubblico Innova Bic Srl, Dario Latella.
L’inchiesta della Procura regionale della Corte dei Conti prendeva le mosse da un esposto trasmesso dall’Università degli studi di Messina, con il quale venivano denunciate condotte di cattiva amministrazione della Innova Bic Srl. Gli accertamenti venivano delegati alla Guardia di Finanza di Messina, che produceva quattro informative.
La società Innova Bic, diventato secondo le risultanze investigative un autentico “carrozzone“, secondo l'accusa, avrebbe solo prodotto perdite per via di una presunta cattiva gestione, derivante da partecipazioni a progetti mai commissionati dagli Enti proprietari. Una gestione che avrebbe portato in prima istanza alla messa in liquidazione della società, affidata alle “cure” del prof. Latella e in seguito chiusa dal rettore, Salvatore Cuzzocrea.
LE MOTIVAZIONI.
Secondo la Corte dei conti, “sulla base della documentazione in atti può sostenersi che lo stato di crisi della società sia riconducibile a scelte di gestione operate dalla società stessa la quale, nonostante fosse destinata realizzare la parte prevalente della propria attività in favore degli enti soci, ha ritenuto di dover partecipare a progetti di iniziative senza affidamento da parte dei soci pubblici. In tal modo sono state utilizzate risorse pubbliche senza un corrispondente beneficio per l’interesse pubblico”. E ancora, “l’acquisizione della società in perdita è avvenuta in assenza di un reale obiettivo e pertanto le sborso si è rivelato privo di una giustificazione funzionale e soprattutto del suo impiego la collettività non ho mai potuto giovare”.
Per Navarra e Accorinti l’ipotesi era di “aver sempre approvato senza riserve e condizioni l’operato dell’amministratore unico, manlevandolo e rinunziando quindi alle relative azioni di responsabilità contro lo stesso”, per Latella di “avere male amministrato risorse pubbliche prive di funzionalizzazione pubblica“, per Bisignano, Miloro e Germanà di “aver condiviso pienamente le scelte dei gestori senza opporre i dovuti e necessari interventi di direzione, nonostante l’utilizzo di risorse in assenza di funzionalizzazione pubblica e nonostante le criticità registrate annualmente”.
La reazione dell’onorevole Navarra.
“Di fronte a un verdetto – afferma l’on. Navarra – che rappresenta un’ulteriore prova della correttezza del mio operato, al sentimento di soddisfazione si affianca quello della speranza. Da mesi, infatti, la vicenda InnovaBic viene volgarmente strumentalizzata dall’ex sindaco in fuga Cateno De Luca. Sfruttandola per la sua squallida strategia di sciacallaggio, egli ha costruito una narrazione, a uso e consumo di quel populismo da lui tanto amato, secondo cui la mia esperienza da Rettore ha rappresentato un esempio di mala amministrazione. Da volgare demagogo senza principi e morale, proponeva una versione dei fatti in cui i processi si concludono prima ancora di iniziare, cosicché l’apertura di un procedimento rappresenta già di per sé una sentenza. Eppure, proprio lui su questo punto dovrebbe essere particolarmente sensibile, visto che lo ricordiamo sbraitare contro i magistrati, mentre si trovava agli arresti domiciliari. Fino a stamattina, ha propinato sul mio conto clamorose bugie. Ha parlato di concorsi truccati, senza specificare alcuna circostanza che vede me protagonista prima, durante o dopo il mio mandato di Rettore. Qualora fossi realmente a conoscenza di particolari che mi riguardano personalmente e di cui sono responsabile, caro ex Sindaco in fuga, dichiarali pubblicamente e recati in Procura a denunciarlo. Diversamente, evita di dire fandonie. Vorrei che tutti i messinesi prendessero atto di questa sentenza, non per autoincensarmi, ma perché spero che possa servire a svegliarli dal sonno ipnotico in cui questa sorta di pifferaio da quattro soldi ha fatto precipitare una città e l’ha tenuta in ostaggio. Come recita un proverbio: se un pagliaccio entra in un castello non diventerà re, ma trasformerà quel castello in un circo. Per carità, il circo è forma d’arte, espressione culturale, ma serve per divertirsi, ridere e passare un pomeriggio piacevole. L’amministrazione è cosa ben più seria, il sindaco di tutti non è quello che si ingozza di arancini e focaccia dalla mattina alla sera a uso e consumo dei like social, ma quello capace di portare rispetto per l’intera comunità che rappresenta. Rispetto per chi, come me, esprime idee diverse; rispetto per chi, sentendosi abbandonato, lo critica; rispetto per chi da un politico chiede contenuti diversi e non i quotidiani spettacolini conditi da rutti e insulti. Per questo, con più forza che mai, dico ai messinesi: è arrivato il momento di prendere coscienza del bluff, di pensare al 'castello Messina' e non al 'circo Messina', di scegliere la persona che a quel castello può dare dignità e che da quel castello può governare nell’interesse di tutti i cittadini.
Per me, quella persona è Franco De Domenico”.
Il commento del candidato Franco De Domenico.
"La sentenza della Corte dei Conti sulla vicenda InnovaBic, oltre a conferma la correttezza dell’operato di Pietro Navarra, dell’ex sindaco Renato Accorinti e del professore Dario Latella, certifica anche un'altra verità: la mia totale estraneità al procedimento, al contrario di ciò che una campagna denigratoria portata avanti negli ultimi mesi dall’ex sindaco cercava di affermare. In una campagna elettorale in cui, a turno, tutti i componenti dell’ex amministrazione sono stati utilizzati per creare un costante rumore di fondo rispetto alle proposte che tutta la coalizione di centrosinistra sta portando avanti, rispetto a un’operazione di smascheramento del fallimento amministrativo che li inchioda alle loro responsabilità, emerge con chiarezza un dato. Le bugie propinate continuamente ai messinesi e la quotidiana mistificazione della realtà sono l’unica arma a disposizione di chi, evidentemente, non ha altre risorse da sfruttare per chiedere il consenso. Questa sentenza è un atto di giustizia non solo nei confronti di coloro i quali erano direttamente coinvolti, ma più in generale verso un’intera comunità, la quale anche oggi ha avuto a disposizione un altro elemento per comprendere la differenza tra una proposta elettorale, quella su cui senza sosta ci stiamo confrontando con la cittadinanza, e una narrazione propagandistica, tesa esclusivamente a screditare – avviene ormai da 4 anni – chiunque provi, secondo le regole della democrazia, a esprimere un pensiero differente rispetto al loro". Lo afferma, in una nota, il candidato sindaco della coalizione di centrosinistra Franco De Domenico.