L’INCHIESTA TOTEM, ECCO LA SENTENZA D’APPELLO. ASSOLTI GLI IMPRENDITORI FORESTIERE E SALVO
E’ di parecchi aggiustamenti rispetto alla sentenza di primo grado il verdetto della Corte d’Appello di Messina alla fine del processo Totem, l’inchiesta dei Carabinieri sugli affari del “nuovo” clan di Luigi Tibia a Giostra. Proprio il capitolo degli affari, quindi i reati legati alle presunte intestazioni fittizie e le complicità di professionisti e imprenditori, è quello che i giudici di secondo grado (presidente Blatti), hanno rivisto con maggiore incisività.
La corte d’appello ha disposto l’esclusione dell’aggravante del reimpiego nell’attività dell’associazione di capitali di provenienza illecita e l’esclusione, per alcuni, dell’aggravante mafiosa arrivando così a disporre assoluzioni totali, assoluzioni parziali e rideterminando la pena per gli altri con sconti e riduzioni in alcuni casi consistenti rispetto alla sentenza di primo grado emessa due anni fa. Grande soddisfazione degli avvocati Daniela Agnello e Salvatore Silvestro per l’assoluzione per non aver commesso il fatto degli imprenditori Francesco Forestiere e Carmelo Salvo, condannati a 16 anni di reclusione dal Tribunale. Oggi la Corte li ha assolti con formula piena. “Un incubo durato tanti anni ma oggi la giustizia ha ridato onore e decoro alla nostra persona e alla nostra azienda”, commentano i due imprenditori.
Ecco il verdetto per gli altri imputati (in totale sono 14 le condanne e 4 le assoluzioni): oltre a Forestiere e Salvo, scagionati totalmente anche Santi De Leo, Maddalena Cuscinà e Calogero Misa. Cade l’aggravante di aver agevolato l’associazione mafiosa per quasi tutti gli operatori e, con le assoluzioni parziali e molte prescrizioni per Tibia, per i fatti legati alle intestazioni fittizie di alcune società, scendono le condanne a: 13 anni per Paolo Aloisio, Giuseppe Schepis, Antonio Musolino, Giuseppe Molonia e Paolo Mercurio; 14 anni per Massimo Bruno eTeodoro Lisitano, 13 anni e mezzo Luciano De Leo e Calogero Smiriglia; 12 anni Vincenzo Misa, 19 anni a Tibia. Infine 2 anni e mezzo al commercialista Pietro Gugliotta, 2 anni e 2 mesi ad Edoardo Morgante, un anno e 10 mesi a Giacomo Russo. Per Gugliotta e Morgante cadono anche le pene accessorie e per Forestiere e Salvo vengono revocate le misure cautelari.
Impegnati nelle difese anche gli avvocati Alessandro Billè, Antonello Scordo, Domenico Andrè, Piero Luccisano.
IL DISPOSITIVO DI SENTENZA:
In parziale riforma della sentenza emessa il 16 aprile 2020 dal Tribunale di Messina in composizione collegiale, appellata da Aloisi Paolo, Bruno Massimo, Cuscinà Maddalena, De Leo Luciano, De Leo Santi, Forestiere Francesco, Gugliotta Pietro, Lisitano Teodoro, Mercurio Paolo, Mica Vincenzo, Molonia Giuseppe, Morgante Eduardo, Musolino Antonio, Russo Giacomo, Salvo Carmelo, Schepis Giuseppe, Smiraglia Calogero, Tibia Luigi
assolve De Leo Santi, Forestiere Francesco e Salvo Carmelo dal reato loro ascritto per non aver commesso il fatto e Cuscinà Maddalena dal reato a lei ascritto perché il fatto non costituisce reato.
Assolve Gugliotta Pietro e Morgante Eduardo dal reato a loro ascritto al capo 3) perché il fatto non sussiste e ridetermina la pena agli stessi inflitta per il reato di cui al capo 4), per Gugliotta, in anni 2 e mesi 6 di reclusione ed € 1.500,00 di multa, e, per Morgante, in anni 2 e mesi 2 di reclusione ed e 1.200,00 di multa.
Assolve Aloisio Paolo, Misa Vincenzo e Smiraglia Calogero dai reati di cui ai capi 5) e 6) per non aver commesso il fatto;
assolve Tibia Luigi dalla fattispecie relativa alla intestazione fittizia della partecipazione al capitale sociale della s.a.s. "I Sapori del Mattino", di cui al capo 11), perché il fatto non costituisce reato;
assolve De Leo Luciano e Tibia Luigi dalla fattispecie relativa alla intestazione fittizia della partecipazione al capitale sociale della Ti. De s.r.l., di cui al capo 11), perché il fatto non sussiste;
esclusa l'aggravante di cui all'art. 7 d.l. n. 152/91 dichiara non doversi procedere nei confronti di Schepis Giuseppe e Tibia Luigi per le rimanenti condotte di cui al capo 11) per essersi il reato estinto per intervenuta prescrizione;
esclusa l' aggravante di cui all'art. 7 d.l. n. 152/91 dichiara non doversi procedere nei confronti di Tibia Luigi per il reato di cui al capo 12) perché estinto per intervenuta prescrizione;
esclusa in relazione al reato di cui al capo 1) la circostanza aggravante di cui all'art. 416 bis, comma 6, c.p., ridetermina la pena inflitta, a Aloisio Paolo, in anni 13 di reclusione, a Bruno Massimo, in anni 14 di reclusione, a De Leo Luciano, in anni 13 e mesi 6 di reclusione, a Lisitano Teodoro, in anni 14 di reclusione, a Mercurio Paolo, in anni 13 di reclusione, a Misa Vincenzo, in anni 12 di reclusione, a Molonia Giuseppe, in anni 13 di reclusione, a Musolino Antonio, in anni 13 di reclusione, a Schepis Giuseppe, in anni 13 di reclusione, a Smiraglia Calogero, in anni 13 e mesi 6 di reclusione e, a Tibia Luigi, in anni 19 di reclusione;
esclusa la circostanza aggravante di cui all'art. 625, comma 1, n. 2 c.p., ridetermina la pena inflitta a Russo Giacomo per il reato a lui ascritto in anni 1 e mesi 10 di reclusione ed € 500,00 di multa.
Dichiara cessati gli effetti della misura cautelare in atto applicata nei confronti di Forestiere Francesco e Salvo Carmelo.
Revoca le pene accessorie e la misura di sicurezza applicate a Gugliotta Pietro e Morgante Eduardo. Conferma nel resto. Fissa il termine di novanta giorni per il deposito della motivazione, sospendendo per tale periodo il decorso dei termini di custodia cautelare.
LA SENTENZA DI PRIMO GRADO.
Il 16 aprile 2020 fu il giorno della sentenza di primo grado davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale (Presidente Mario Samperi, Fabio Pagana e Claudia Misale giudice a latere), nel processo scaturito dall'operazione “Totem”, l'inchiesta che nel giugno 2016 si era concentrata sugli interessi del gruppo mafioso di Giostra guidato dal boss Luigi Tibia.
I sostituti della Dda Fabrizio Monaco e Maria Pellegrino avevano chiesto pene comprese tra 1 e 25 anni di reclusione per i 22 imputati.
Ecco tutte le 18 pesantissime condanne e le 4 assoluzioni:
Luigi Tibia, ritenuto dai magistrati il reggente del gruppo mafioso, 25 ANNI
Paolo Aloisio, 19 ANNI
Massimo Bruno, 18 ANNI
Maddalena Cuscinà, 3 ANNI E 6 MESI (Interdetta dai pubblici uffici per la durata di 5 anni)
Luciano De Leo, 19 ANNI
Santi De Leo, 16 ANNI
Francesco Forestiere, 16 ANNI
Pietro Gugliotta, commercialista ed ex vicepresidente dell’Acr Messina, 16 ANNI E 2 MESI
Teodoro Lisitano, 18 ANNI
Paolo Mercurio, 18 ANNI
Vincenzo Misa, 18 ANNI
Giuseppe Molonia, 18 ANNI
Eduardo Morgante, 16 ANNI E 6 MESI
Antonio Musolino, 17 ANNI E 6 MESI
Natale Rigano (21.8.1981), ASSOLTO
Natale Rigano (17.9.1981), ASSOLTO
Giacomo Russo, 2 ANNI E 600 euro di multa
Carmelo Salvo, 16 ANNI
Giuseppe Schepis, 18 ANNI E 6 MESI
Calogero Smiraglia, 19 ANNI
Natale Squadrito, ASSOLTO
Pietro Squadrito, ASSOLTO
Pietro Squadrito, Natale Squadrito, Natale Rigano (21-8-81) e Natale Rigano (17.9.81), assolti con la formula 'perchè il fatto non sussiste', erano coinvolti in relazione alle corse clandestine, come organizzatori del giro di scommesse o come 'fantini'. Per questi stessi reati hanno registrato assoluzioni parziali Luigi Tibia, Paolo Aloisio, Luciano De Leo, Paolo Mercurio, Vincenzo Misa, Giuseppe Schepis, Calogero Smiraglia, Antonio Musolino, Massimo Bruno, Giacomo Russo. Ordinata la confisca di quanto in sequestro. I giudici hanno poi rigettato tutte le richieste avanzate dalle parti civili.
L'INCHIESTA
Il blitz dei Carabinieri e della Polizia scattò circa 5 anni fa: militari dell’Arma e Direzione distrettuale antimafia di Messina monitorano a lungo Tibia, scoprendo che malgrado i guai con la giustizia e i sequestri continuava a gestire diverse attività e volersi ingrandire negli affari, gestendo lidi e altri esercizi commerciali. Nel mirino dei militari anche i “totem” collocati dal clan di Giostra nei vari bar e altri negozi da loro controllati. Da qui il nome dell’operazione.
LE ACCUSE
Le accuse contestate a vario titolo ai 22 imputati erano di associazione di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, detenzione di armi, esercizio abusivo di gioco o di scommessa, corse clandestine di cavalli e maltrattamento di animali le accuse contestate a vario titolo.