Operazione Hera, l’appello dei Busacca: “Salvate le aziende sequestrate”. Rigettata la richiesta di sequestro dei beni di proprietà di Santo Napoli
Giuseppe Busacca e i figli, Alessandro e Gianluca, coinvolti nell’operazione ‘Hera’ scattata stamane col sequestro di un patrimonio stimato intorno ai cento milioni di euro, si difendono dalle accuse e chiedono di salvaguardare imprese e posti di lavoro “messi a rischio” dal sequestro. Di seguito la loro lettera e l’intervento dei difensori, gli avvocati Salvatore Silvestro e Giovanni Cigala.
“I sottoscritti BUSACCA Giuseppe, BUSACCA Gianluca e BUSACCA Alessandro interessati dal decreto di sequestro emesso in data odierna dal Tribunale di Messina Sezione Misure di Prevenzione, nel negare ogni coinvolgimento in fatti delittuosi o contiguità ad ambiente criminali o di tipo mafioso, nella certezza di riuscire a dimostrare l’insussistenza dei presupposti su cui si fonda il provvedimento restiamo fiduciosi nell’operato della Magistratura.
Siamo, comunque, preoccupati, per quanto accaduto in casi analoghi, per i nostri dipendenti ed i loro familiari e auspichiamo che l’Amministrazione Giudiziaria adotti tutte le iniziative necessarie per garantire la conservazione dei posti di lavoro”.
“Gli avvocati Salvatore Silvestro e Giovanni Cicala, in primo luogo non possono non stigmatizzare l’incredibile fuga di notizie che ha caratterizzato la presente vicenda processuale. Non è, infatti, ammissibile che i nostri assistiti abbiano appreso l’esistenza del provvedimento di sequestro dagli organi di stampa ancor prima della sua formale notifica. Tale circostanza verrà puntualmente sottoposta all’attenzione della competente Autorità Giudiziaria per l’adozione delle consequenziali determinazioni.
Nella consapevolezza di riuscire a dimostrare la liceità e la trasparenza dell’operato dei nostri assistiti, siamo fiduciosi che la presente procedura, durante questa fase cautelare, possa essere caratterizzata da quella necessaria flessibilità che, con connotazione di fisiologica imprenditorialità, possa impedire che le società raggiunte dal vincolo reale presso le quali risultano occupati oltre 1000 dipendenti, non subiscano la stessa sorte di tutte quelle realtà economiche che con disarmante ed allarmante sistematicità non sono, fino ad oggi, riuscite a sopravvivere al procedimento di prevenzione”.
Il figlio di Santo Napoli
“Il Tribunale ha rigettato la richiesta di sequestro dei beni di proprietà del sig. Napoli Santo ritenendo non sussistente il necessario requisito della sproporzione e della provenienza illecita del denaro utilizzato per l’acquisto dell’unico bene immobile di cui il proposto è proprietario. Il sequestro ha riguardato le quote in capo al figlio di una società costituita nel 2009 e che avrebbe dovuto costituire un veicolo per nuove iniziative imprenditoriali ma ben presto abbandonata e da tempo inattiva e mai patrimonializzata”, spiega il difensore, l’avvocato Nino Favazzo.