A Messina la ‘Geo Barents’ di Medici senza frontiere con a bordo 186 migranti e 10 cadaveri ritrovati sul fondo di una barca
foto di Enrico Di Giacomo
È giunta a Messina la nave 'Geo Barents' di Medici senza frontiere con a bordo 186 migranti e 10 cadaveri ritrovati sul fondo di una barca. I migranti, morti per le esalazioni da idrocarburi, e i 99 sopravvissuti, erano stati recuperati dalla nave della ong dopo 13 ore dalla richiesta di soccorso rimasta inascoltata. Grande lo strazio a bordo e ripetute le richieste di un porto sicuro. Ieri l’assegnazione e oggi la conclusione della drammatica odissea. La nave si trova nello Stretto di Messina, a largo di Pace, a poche miglia dal Porto. A bordo della nave, assieme al medico legale Giovanni Andò, anche i pm Silioti e Rende che coordinano le indagini della Procura.
Tra i sopravvissuti vi sono 152 uomini e 34 donne, 61 sono minori: la più piccola è una bambina di soli 10 mesi. Le persone provengono da diversi paesi, fra cui Guinea, Nigeria, Costa d’Avorio, Somalia e Siria. Molti di loro hanno vissuto esperienze traumatiche in Libia, da dove è partita l’imbarcazione. Nonostante il sollievo di essere al sicuro a bordo della Geo Barents, ha spiegato il team di Msf, i sopravvissuti mostrano segni di stress acuto e trauma. La maggior parte di loro è terrorizzata dall’esperienza vissuta. Alcuni di loro hanno dovuto riconoscere il cadavere di un fratello minore o di un amico deceduto di fronte ai propri occhi appena poche ore prima. «Fatemi vedere i loro corpi. Sono miei fratelli, veniamo dallo stesso luogo, siamo partiti insieme dalla Libia. Devo dire alle loro famiglie che sono morti. Per favore, lasciatemeli vedere», ha chiesto uno dei profughi.