Sul palco dei No Vax c’era anche il magistrato messinese Angelo Giorgianni
“Questa pandemia è uno strumento di ingegneria sociale che serve per realizzare un colpo di stato globale”, sentenziava così in un libro il giudice messinese Angelo Giorgianni che ha preso parte alla manifestazione romana di sabato scorso contro green pass e obbligo vaccinale. E non da comprimario. Perché Giorgianni, magistrato ancora in servizio, già parlamentare e sottosegretario all'Interno, è addirittura salito sul palco, urlando nel microfono. "Oggi il popolo italiano ha dato il preavviso di sfratto a coloro che occupano abusivamente i palazzi del potere. Noi per loro vogliamo un processo, una nuova Norimberga".
Sopra il palco Giorgianni, in giacca e cravatta e col tricolore in mano ha denunciato con forza che quella perpetrata dal governo italiano e dalle autorità sanitarie è una "strategia di stato", dettata da complotti globali e portata avanti attraverso la campagna vaccinale. Le stesse tesi espresse nel libro, scritto a quattro mani col medico Pasquale Bacco, in cui si affermava che i vaccini sono "acqua di fogna".
In servizio, tuttora, presso la Corte d'appello di Messina, il magistrato, a conclusione del suo appassionato discorso, ha voluto mandare un chiaro messaggio: "A coloro che mi dicono che la mia posizione è incompatibile con il popolo, io rispondo che lascio la toga e scelgo il popolo sovrano".